CATANIA – La Regione Siciliana, inadempiente nei confronti della ditta esecutrice dei lavori, dovrà restituire un immobile di Librino dove da anni sono ospitati rappresentanti delle Forze dell’Ordine e loro famiglie. La struttura, fino a poco tempo fa di proprietà regionale, venne edificata a Librino grazie alle legge regionale del 31/12/85 n. 5, che prevedeva lo stanziamento di 100.000.000.000 di lire per la costruzione di immobili, da edificare in luoghi ritenuti strategici, e da assegnare alle forze dell’ordine impegnate nella complessa lotta contro la mafia.
Il caso, che rappresenta anche un chiaro caso di spreco di denaro pubblico per gli interessi cumulatisi negli anni, viene segnalato dal Sunia di Catania, il sindacato degli inquilini: “Quell’immobile doveva rappresentare l’icona della legalità nel quartiere, – dice il segretario generale, Giusi Milazzo – il simbolo della legge, la prova che le istituzioni quel luogo non l’avevano mai abbandonato. Oggi, dopo 5 anni di battaglie, riunioni, interrogazioni parlamentari, servizi giornalistici e televisivi chiediamo al Presidente Nello Musumeci e al Presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava, un incontro per porre fine ad un’incredibile vertenza”.
Il Sunia sostiene di essere venuto solo fortuitamente a conoscenza “del fatto che il 21/07/2010 la Fasano Costruzioni (azienda esecutrice dei lavori) aveva citato in giudizio la Regione Sicilia chiedendo la risoluzione del contratto di compravendita e dunque la restituzione dell’immobile, – prosegue Dario Gulisano, della segreteria provinciale del Sunia – a causa del mancato pagamento di una parte del prezzo pattuito, difatti la Regione non aveva mai versato gli ultimi 445.749,30 euro, che corrispondono a circa il 15% dell’importo totale.
La Regione, per l’inadempienza contrattuale concretizzata, è stata condannata con la sentenza del febbraio 2013, divenuta presto definitiva dato il mancato ricorso in appello, alla restituzione dell’immobile e al pagamento di 1.600.000,00 euro, che corrisponde al lucro mancato. Per non aver corrisposto una cifra esigua, pari a 450.000 euro, la Regione ha perso l’intero valore dell’immobile che si attesta secondo i valori del mercato attuali sui 3.000.000 di euro, ed è inoltre condannata al pagamento di 1.600.000 euro, più 18.000 euro per ogni mese di ritardo nella consegna dei locali dal febbraio 2013 a questi vanno poi aggiunti com’è ovvio che sia, le spese legali. Per un totale che al giorno d’oggi si attesta ben oltre i 5.000.000 di euro, più di 10 volte quindi rispetto all’insolvenza di 450.000 euro che ha portato la Regione Sicilia a perdere la proprietà dell’immobile”.