Amat, sindacati in subbuglio| "Favoritismi da Artioli" - Live Sicilia

Amat, sindacati in subbuglio| “Favoritismi da Artioli”

I sindacati scrivono una nota di fuoco contro il presidente dell'Amat, Ettore Artioli. E anche il consigliere Idv La Corte va all'attacco dei nuovi vertici di via Roccazzo. (foto Pasquale Ponente)

CRITICO ANCHE LA CORTE (IDV)
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Orazio La Corte

PALERMO – Il mondo delle società partecipate del comune di Palermo è in subbuglio. Come se non bastassero l’Amia e la Gesip, la prima in attesa di una sentenza del tribunale e la seconda ormai al tracollo, ora si aggiunge anche l’Amat all’elenco dei grattacapi per il sindaco Orlando, che deve fare i conti perfino con un proprio consigliere comunale che spara a zero sul presidente Ettore Artioli.

Non che l’azienda di via Roccazzo godesse di chissà quale salute, visto il credito da 140 milioni di euro vantato nei confronti di piazza Pretoria, ma l’annuncio di un accordo fra le parti, che prevederebbe 12 milioni l’anno fino alla sua estenzione e il conseguente ritiro del decreto ingiuntivo, sembrava aver calmato le acque. Ma così non è stato.

E lo dimostra una lettera inviata ieri all’ammistrazione comunale da quattro sigle sindacali (Cisal, Cobas, Ugl e Orsa) che prendono di mira il nuovo cda, guidato da Ettore Artioli, accusato non solo di immobilismo ma anche di favoritismi. “Anche la nuova amministrazione gestionale – si legge nella nota – non si è ad oggi distinta dalle precedenti vessando tutti i lavoratori, continuando a proteggere i galoppini della vecchia amministrazione. Dopo quattro mesi di immobilismo, invece di cercare nuove entrate, ha fatto punizioni, sospensioni da uno a tre giorni agli autisti, minacce di licenziamenti, aspettative e quant’altro. Naturalmente i puniti sono coloro che non arrivano agli amici dei dirigenti”.

Un atto di accusa durissimo, che colpisce quello che Orlando ha sempre definito un merito: la volontà di creare una discontinuità con la gestione Cammarata e voltare pagina. Cosa che, secondo il sindacato, non è grenché riuscita. “Non abbiamo ancora capito – continua il comunicato – se il cda non agisca perché non ha ancora capito dove mettere le mani o, al contrario, agisce su input dell’amministrazione comunale. E poiché le reiterate richieste di convocazione sono finite nel nulla, reiteriamo la richiesta o proclameremo lo stato di agitazione”.

Una minaccia che, nel giro di 24 ore, ha sortito gli effetti sperati. Il presidente Artioli, che non è stato possibile raggiungere al telefono per una replica, ha convocato i rappresentanti dei lavoratori per martedì 20. “Ma all’ordine del giorno – dice Giuseppe Taormina del sindacato Orsa – ci sono solo questioni legate al personale e non ad un nuovo contratto di servizio o a un ripensamento della mobilità cittadina, che deve essere il nostro vero obiettivo per i cittadini e i lavoratori. Ci siamo rivolti anche alla Terza commissione consiliare, ma dobbiamo capire la volontà dell’amministrazione. E poi c’è il capitolo stroardinari, che sono stati tutti azzerati”. Un azzeramento che non ha fatto piacere ai lavoratori, che si aspettano da Palazzo delle Aquile un piano per il rilancio dell’azienda.

Le accuse ad Artioli, però, restano assai pesanti: dai favoritismi alle minacce di licenziamento, passando per le vessazioni. Ma il sindaco si trova a dover fare i conti anche con un dissenso interno al proprio gruppo consiliare, rivolto alla guida dell’azienda. Si tratta di Orazio La Corte, oggi consigliere in quota Idv ma fino a maggio segretario regionale dei Cobas Sicilia, uno dei sindacati firmatari della nota, e dipendente Amat. “Non nascondo una certa difficoltà nel dirlo – dice La Corte – ma non posso rinnegare le mie battaglie e la mia coerenza. I sindacati hanno ragione a protestare, non si può dire che Artioli abbia preso delle decisioni che hanno segnato il cambio di passo, come peraltro gli avevo chiesto di fare. Si potevano far roteare i dirigenti oppure cercare di eliminare certe anomalie che i sindacati da tempo segnalano, ma niente di tutto questo è stato fatto. Dall’azienda arrivano solo segnali negativi, alcuni gravissimi che creano allarmismo fra i dipendenti. E così non va”.

Difficile dire se si tratti di una semplice differenza di vedute o di una prima, piccola crepa all’interno di un’amministrazione sulla carta granitica. Ma il dissenso di La Corte resta e anche il malumore dei sindacati, pronti a dare battaglia. Anche se alla guida dell’Amat, oggi, c’è un uomo di Orlando.

 


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