PALERMO – L’ultimo capitolo sabato sera. Quando a Cianciana, l’ex deputato regionale ed ex sindaco di Bivona Giovanni Panepinto ha partecipato a un’iniziativa per la presentazione della lista civica a sostegno del candidato sindaco Salvatore Sanzeri. Nel frattempo qualcuno ha tagliato i quattro pneumatici della sua auto. Panepinto ha presentato denuncia contro ignoti ai carabinieri di Bivona che hanno dato il via alle indagini nel tentativo di individuare i responsabili.
Si tratta solo dell’ultimo episodio di una lunga serie che si registra negli ultimi tempi nell’Agrigentino. Atti intimidatori che hanno come bersaglio sindaci e amministratori locali. Qualche giorno fa il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, ha trovato davanti al cancello di un terreno di sua proprietà la testa mozzata di una mucca. A Ribera tre giorni fa è stata danneggiata l’auto del sindaco. Il mese scorso le fiamme avevano avvolto lo stabile dove abita il segretario del Pd di Licata.
Episodi che non si verificano certo solo nell’Agrigentino. La settimana scorsa una busta con dentro due proiettili è stata recapitata all’ufficio protocollo del Comune di Monreale. Nel plico anche una lettera di minacce di morte, indirizzata a Domenica Ficano, segretaria generale del comune.
Tanta solidarietà da parte della politica verso le vittime delle intimidazioni. Ma il fenomeno ha assunto in Sicilia ormai dimensioni preoccupanti. L’anno scorso Nello Musumeci, da presidente della commissione Antimafia, aveva puntato i riflettori su questa lunga scia di minacce. In quei giorni si era appena dimesso il sindaco di Palma di Montechiaro, Pasquale Amato, che in passato aveva ricevuto lettere minatorie dopo la sua linea dura contro l’abusivismo. Sempre in provincia di Agrigento aveva suscitato una grande attenzione mediatica la vicenda di Angelo Cambiano, sindaco a Licata, anche lui finito nel mirino per le posizioni contro l’abusivismo edilizio.
Un fenomeno ormai radicato e che va avanti da tempo. Nel 2015, infatti, i sindaci e gli amministratori vittime di intimidazioni sono stati addirittura novantuno. Persino in crescita rispetto all’anno precedente quando erano stati registrati 70 casi. Come quello di Niscemi, dove vennero avvelenati i cani del sindaco, o ad Avola dove il primo cittadino venne minacciato per strada da un uomo armato di roncola. Intimidazioni ci sono state anche a Siculiana, Comiso, Alimena, Troina, Biancavilla. Nel 2016 ci sono state 86 intimidazioni in 42 diversi comuni. Quello di Agrigento è stato il territorio più a rischio, con episodi nel capoluogo, a Santa Elisabetta, Campobello di Licata, Palma. Zone calde anche il Nisseno e il Siracusano (quattro atti intimidatori nel 2016 solo a Rosolini). Nel 2017 gli atti intimidatori in Sicilia sono stati 79, con un picco nel Siracusano (18 casi in 8 comuni), secondo il rapporto “Amministratori sotto tiro” di Avviso pubblico. Tra gli altri si segnalano gli incendi di strutture legate al ciclo dei rifiuti, business a cui sono particolarmente sensibili le organizzazioni criminali, a Santa Cristina Gela e all’Isola delle Femmine. Il business dei rifiuti, che vede i Comuni in prima linea nel grande affare della raccolta, pone anche secondo i rapporti degli organi inquirenti le amministrazioni locali spesso nel mirino della criminalità organizzata. Tra i settori maggiormente infiltrati, si legge nel rapporto, vi sono il trasporto marittimo, il trasporto dei rifiuti, la filiera agroalimentare, mentre si registra un crescente interesse verso le commesse di affidamento per la manutenzione delle strade, del verde pubblico, dell’edilizia scolastica.
“Da almeno tre anni questo tema delle intimidazioni verso gli amministratori locali è venuto fuori con prepotenza – dice il segretario dell’Anci Mario Emanuele Alvano -. Nella passata legislatura era stata attivata anche una commissione speciale in Parlamento”. E non c’è solo la criminalità, ma anche l’ira del cittadino che supera i limiti consentiti: “E’ chiaro che non è un ambito in cui è facile intervenire – dice Alvano -. Al di là delle scorte, c’è un problema più profondo: i sindaci sono il terminale di una serie di difficoltà che si respirano sul territorio anche per via dell’assenza di altri interlocutori istituzionali”.