PALERMO– Solo per i tuoi occhi. Per il tuo sguardo che si perde nel mio sguardo. E sono io che vedo in te cose che non avevo visto mai. E sei tu che vedi in me l’inizio della strada che ti riporterà a casa.
Questa è la storia di Lella, che all’anagrafe non si chiama così, perché il suo nome è Antonietta Di Fiore, psicologa palermitana, e di una bambina che è ormai grande. In mezzo risplende, con il suo candido nitore, un abito da sposa.
E’ proprio lei, Antonietta, che racconta: “Tutto ha avuto inizio trent’anni fa. Studiavo Psicologia a Roma e partivo per darmi le materie. Al ritorno a casa, un giorno, trovo un fagottino, una bambina. Che cosa era successo? I miei vedevano sempre una signora ghanese che prendeva l’autobus con la bimba, di appena otto mesi, in braccio. Lei lavorava e doveva anche badare alla piccola. Si sono parlati. Si sono conosciuti. La proposta: ‘Signora, se vuole, la bambina la teniamo noi per il tempo che lei è via’”.
La storia comincia così e si trasforma in una affettuosa e abituale frequentazione.
Il racconto prosegue: “La mamma si è fidata di noi, la frugoletta è diventata una presenza di famiglia. Ha preso la febbre e noi abbiamo invitato mamma e figlia a stare a casa nostra per il tempo necessario della guarigione. Il rapporto si è fatto via via più stretto e poi, come è giusto, ognuno ha ripreso il suo cammino”.
Con un soprassalto d’amore, di qualche giorno fa, che la stessa Antonietta ha descritto sulla sua pagina Facebook: “Anni fa ci veniva concesso il privilegio di prenderci cura di una bimba di 8 mesi, figlia di una coppia ghanese, nata a Palermo. Dopo circa 6 anni la piccola si ricongiunge, giustamente, con la sua famiglia trasferitasi nel frattempo in Umbria. Il dolore è stato immenso, ma la consapevolezza che fosse giusto mi leniva le ferite di questo strappo. Ci siamo visti e sentiti in questi lunghi anni. Oggi con emozioni che non vi sto a descrivere, mi condivide la scelta dell’abito da sposa, lei una bellissima nuvola nera in uno splendido abito candido. Ti amo come fossi figlia mia. Non è vero che se si semina non sempre si raccoglie”.
Lella, cioè Antonietta, ha avuto e ha l’esistenza di molti. A nessuno mancano gli scossoni, i giorni difficili e calendari con il segno della tempesta. Ma chi ama trova sempre il filo giusto per riannodare il senso delle cose. E lei ama e parla, con un tremore nella voce, di quel vestito bianco che è arrivato via whatsapp, come un regalo, per annunciare una svolta importante a chi si prese cura, a chi non abbandonò, a chi diede, con premura, tutta se stessa.
Antonietta racconta ancora: “Sì, mi sento di raccogliere questo amore con amore. Uno magari pensa che certi eventi siano superati, che l’affetto scambiato esista come elemento del passato, che si possa dimenticare. Invece non è vero”.
Dimenticare? Come potrei dimenticarti, nella strada che ci unisce, se i nostri sguardi sono un unico sguardo?