Appalti e nomine politiche | Storia del potere in Gesap - Live Sicilia

Appalti e nomine politiche | Storia del potere in Gesap

Chi erano e chi sono i manager in testa alla società che gestisce il Falcone-Borsellino.

L'aeroporto di Palermo
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PALERMO – Appalti, investimenti, introiti, esternalizzazioni, accordi con compagnie straniere, milioni di passeggeri. La Gesap è ormai da anni uno dei crocevia più importanti della politica palermitana e forse anche regionale: una tolda di comando da cui gestire tanti soldi, ma soprattutto tanto potere. La società che controlla lo scalo aeroportuale Falcone-Borsellino, del resto, è una delle poche quasi interamente pubbliche che oggi abbia i bilanci in attivo, tanto da essere stata in questi anni più volte vicina alla privatizzazione. Niente di strano, quindi, che abbia sempre attirato gli appetiti della politica e dei partiti, desiderosi di assicurarsi il controllo di quella che si può definire una piccola isola felice.

La Gesap è saldamente in mano al settore pubblico: il 41,3% è della Città metropolitana (ex Provincia), il 31,5% del comune di Palermo, il 22,7% della Camera di Commercio di Palermo (fusasi con Enna), quasi il 3% del comune di Cinisi e il resto (meno del 2%) diviso fra piccoli azionisti privati, tra cui Sicindustria. E’ stato facile, quindi, per i partiti giocare un ruolo di primo piano, specie tramite la Provincia e Palazzo delle Aquile: i due enti non sempre sono stati in sintonia e in questi casi, a fungere da ago della bilancia, ci ha pensato la Camera di Commercio. Per prassi ormai consolidata la presidenza tocca a Palazzo delle Aquile, l’incarico di vice alla Camera di Commercio mentre il ruolo di amministratore delegato alla Provincia, azionista di maggioranza.

Dal 2002 al 2012, praticamente per un intero decennio, le redini della Gesap rimangono al centrodestra: con Diego Cammarata sindaco di Palermo e Francesco Musotto (e poi Giovanni Avanti) alla presidenza della Provincia, è la coalizione berlusconiana a controllare la società di Punta Raisi. Lo dimostrano anche le nomine che vengono effettuate in quegli anni: Sebastiano Bavetta, prima di diventare presidente, è per quattro anni assessore al Bilancio del comune di Palermo; Stefano Mangano, anche lui presidente, è un fedelissimo del primo cittadino; Giacomo Terranova, amministratore delegato, diventerà poi un parlamentare di Pdl e Grande Sud; Carmelo Scelta, direttore generale ininterrottamente dal 2003 al 2015, è (prima della nomina in Gesap) più volte assessore delle giunte Musotto; Domenico Di Carlo, cuffariano di ferro, vicinissimo a Saverio Romano, siede nel cda. Una figura, quella di Di Carlo, tornata alla ribalta proprio in questi giorni. Infatti è proprio lui nel novembre 2010, a pochi mesi dal suo insediamento, a scrivere una lettera al consiglio di amministrazione chiedendo che si faccia luce su appalti e consulenze finiti poi nel mirino della magistratura, ma che già sette anni prima suscitano più di una perplessità anche nel sindacato Legea Cisal di Gianluca Colombino che a più riprese va allo scontro con i vertici societari per le esternalizzazioni, le consulenze alla Cdp e i compensi ai dirigenti. Una missiva , quella di Di Carlo, rimasta inspiegabilmente senza risposta e mai discussa, nonostante formalmente protocollata.

Nel 2012 però il dominio incontrastato del centrodestra va in frantumi: sulla poltrona più importante di piazza Pretoria arriva infatti Leoluca Orlando, mentre Di Carlo se ne va anche per le pressioni della sua stessa coalizione. Il Professore, non appena insediato, con interviste e dichiarazioni lancia segnali bellicosi nei confronti degli altri soci e dell’Enac. Nominato presidente Giuseppe Modica, però, Orlando trova l’intesa con Giovanni Avanti, numero uno della Provincia in quota Cantiere popolare, il che consente ai soci di chiedere la modifica dello statuto. Un passaggio di non poco conto se si considera che la modifica statutaria prevede il ridimensionamento della figura del direttore generale (che all’epoca è Scelta), rendendolo “nominabile” dal cda (che ne avrebbe determinato poteri e compensi) e non comprendendolo più fra gli organi societari. Una mossa che Avanti ha provato più volte a effettuare, ma che si è dovuta scontrare con l’opposizione del Comune targato Forza Italia. Di Carlo, sentito dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta su appalti e consulenti, fa mettere anche a verbale che il cda restituirà poi (nel novembre del 2012) tutti i poteri a Scelta: secondo Di Carlo, una mossa ispirata dal presidente del Senato Renato Schifani, così come gli avrebbe rivelato il presidente Mangano .

Nel 2013 Modica lascia il posto a un orlandiano di ferro come Fabio Giambrone, chiamato a presiedere la Gesap proprio nella fase decisiva del processo di privatizzazione. Un iter che però si arena completamente dopo l’arresto di Roberto Helg: il vicepresidente viene infatti pizzicato mentre chiede una tangente al pasticcere Palazzolo. Una vicenda che segnerà profondamente il destino dell’azienda, portando anche al licenziamento di Scelta (sopravvissuto per 12 anni ai terremoti della politica). Sono anni complicati per lo scalo di Punta Raisi: la Provincia viene infatti commissariata dal governo regionale e inizia a svolgere un ruolo di peso all’interno del cda, accresciuto ancor di più dal momento in cui viene commissariata anche la Camera di Commercio. Nel 2015 lo scontro arriva all’apice quando Crocetta prova a piazzare Tommaso Dragotto come amministratore delegato, operazione che però non andrà in porto. Una vicenda che dimostra come nel corso degli anni lo scalo sia passato dalle mani del centrodestra a quelle del centrosinistra, salvo finire poi in quelle di Orlando. Nel 2016 infatti il Professore diventa anche sindaco metropolitano, il che lo porta a detenere così quasi il 73% delle quote, rendendo quasi irrilevante il peso della Camera di commercio (che da qualche settimana è guidata dall’industriale Alessandro Albanese). Un nuovo assetto che rivoluziona completamente i vecchi rapporti di forza e che adesso potrebbe nuovamente mutare: se l’11 giugno Orlando non dovesse vincere le elezioni, infatti, la Gesap si troverebbe con un nuovo padrone. O forse con i vecchi.


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