Palermo, inchiesta sull'Ast: le intercettazioni sui politici- Live Sicilia

Assunzioni all’Ast: ‘Il contatto sono Miccichè e Musumeci’

Le intercettazioni dell'inchiesta. E spunta un "papello" di nomi

PALERMO – “La lottizzazione politica delle assunzioni all’Ast”. Ecco il capitolo più delicato dell’indagine della Procura di Palermo che ha travolto l’Azienda siciliana dei trasporti. Nelle carte dell’inchiesta ci sono anche i nomi del governatore Nello Musumeci e del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè.

Non sono indagati, ma il direttore generale Ugo Fiduccia, finito ai domiciliari, li tira in ballo quando, senza sapere di essere intercettato, racconta delle assunzioni decise dalla politica.

Il primo aprile 2019 Ast sigla un accordo con la In.Hr, agenzia per il lavoro di Potenza. Deve trovare figure professionali a tempo determinato. È previsto un tetto massimo di spesa 6 milioni in 3 anni. Il 31 marzo 2021, quando manca ancora un anno alla scadenza, sono già stati spesi 3,4 milioni in più.

È previsto anche che la società apra delle sedi in Sicilia. Non è avvenuto. Eppure il contratto non viene rescisso. Perché? Perché, dicono i pubblici ministeri, conveniva a tutti gestire le assunzioni.

Il pizzino dell’assessorato

Nel gennaio 2020 Fiduccia chiama i referenti della società di lavoro interinale e fa l’elenco di una cinquantina di persone da assumere. Spiega che alcuni sono stati segnalati dall’assessorato con un biglietto: “Chistu è l’ultimo pizzino”. Mentre fa l’elenco ammette che “di questo non c’ho il curriculum picchi mu rettiru in assessorato”.

Taglia corto: “… questi qua no niente non li prendiamo in considerazione, quelli da tenere in considerazione sono solo… ora ve lo appuntate che ne parlo con il presidente”.

Ed è in questo contesto che il direttore generale spiega: “… u ioco forte gioco forte u fa la politica, io ne infilo qualcuno, no ca io infilo a tutti (il gioco forte lo fa la politica, io ne piazzo qualcuno, non infilo a tutti)” e aggiunge che “il contatto sono Miccichè o u presidente da Regione iddi sunnu”. Il riferimento sè al presidente dell’Ars e al governatore. Millantava o diceva la verità?

All’Ast c’è stata una girandola di assunzioni. L’azienda è diventata un ufficio di collocamento, tanto che il direttore ammette che “stiamo diventando assai, a Palermo ce ne volevano 5 e ce ne sono 25”. Nel febbraio 2020 il presidente Gaetano Tafuri parla col vicepresidente Eusebio Dalì. Ricevono continue segnalazioni. Dalì si spinge a dire di avere risposto a Micciché che “qui sta diventando l’ufficio di collocamento di Forza Italia… nella loro testa diciamo”.

Ancora Dalì, intercettato dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, aggiunge di essere stato contattato da Miccichè il quale gli avrebbe detto di avere bisogno “di una posizione su Trapani, di una su Enna e una su Palermo”. Fiduccia non crede di poterlo accontentante perché c’è un soprannumero di personale, 15 in più rispetto al necessario, “ma stiamo scherzando”. Un modo, però, va trovato per accontentare Miccichè.

In un’altra conversazione con un dipendente è sempre Fuduccia a ribadire che “io sono il direttore, ogni tanto qualcuno lo posso infilare”. Il suo interlocutore chiede quali siano politici di riferimento e il direttore generale risponde: “O Miccichè o il presidente della Regione chisti so i chiù”.

Ma le richieste piovono da più parti. Ci sono altri nomi nelle carte dell’inchiesta. Le pressioni raggiungono livello estremi. Fiduccia parla di “una lista di gente di paese”, addirittura di “un papello” di nomi che gli è stato all’interno di una busta all’Ars: “… mi mandarono a chiamare all’Ars e mi hanno dato un bello papello”. Dentro vi sono scritti 50 nominativi.

Ormai è il caos. All’Ast sono arrivati ad avere 220 lavoratori interinali. “L’azienda spende 600.000 euro al mese non si può continuare così”, dice Fiduccia. La situazione, per sua stessa ammissione, è sfuggita di mano.


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