Ars, il tetto per i superburocrati | Ma c'è la norma "salvasegretario" - Live Sicilia

Ars, il tetto per i superburocrati | Ma c’è la norma “salvasegretario”

I vertici dell'Assemblea hanno proposto un limite di 240 mila euro alle  retribuzioni. Ma chi al momento supera quella cifra, come nel caso del Segretario generale Di Bella, manterrà intatta la busta paga per un altro anno, per poi accedere a una mega-pensione. Tagli in vista invece per gli altri dipendenti.

PALERMO – Una norma “salvasegretario”. È questa la proposta saltata fuori ieri, al tavolo al quale si sono seduti i rappresentanti dell’Ars e quelli dei lavoratori. Nella stanza del Segretario generale erano presenti lo stesso Sebastiano Di Bella, i rappresentanti sindacali, e il deputato questore Paolo Ruggirello. Sul tavolo, come detto, la proposta per ridurre i costi del personale dell’Assemblea. Che verrà illustrata stamattina in conferenza stampa dal presidente dell’Ars Ardizzone e dallo stesso Ruggirello.

Si tratta ancora di una bozza, ovviamente. Che potrebbe, però, finire per garantire, almeno per un anno, i mega-stipendi dei burocrati di Palazzo dei Normanni. E favorirne il pensionamento sulla base proprio di quelle retribuzioni. Nel frattempo, però, stando a quanto trapela dal colloquio di ieri, si starebbe pensando a un taglio nei confronti degli stipendi degli altri dipendenti. Il 20% delle retribuzioni. Di quei lavoratori, insomma, che non possono godere di buste paga d’oro. Almeno non di quel livello.

La proposta presentata dai vertici dell’Ars parte da un punto fermo. Il “tetto” agli stipendi dovrà essere quello previsto dal “decreto Renzi”. Cioè 240 mila euro lordi. Ben più alto, quindi, di quello previsto per i dirigenti della Regione (160 mila euro lordi), nella norma inserita alla “manovrina” finanziaria approvata pochi giorni fa e attualmente al vaglio del Commissario dello Stato.

Si parte da lì, quindi: 240 mila euro lordi. Ma ecco la novità: “Il dipendente il cui trattamento economico pensionabile attualmente spettante – si legge nella bozza di accordo presentata oggi dai vertici dell’Assemblea – supera l’importo di 240.000 euro mantiene il diritto a tale trattamento per il limite massimo di 12 mesi”. Congelati, quindi, i “megastipendi”. Ma il bello deve ancora venire.

Poco più giù nel documento, ecco l’articolo della bozza intitolato “Contingentamento”. In pratica, è la norma che dispone la riduzione dell’organico dell’Ars, attraverso il ricorso ai pensionamenti. Ma ecco la novità introdotta dalla bozza di accordo. “Esclusivamente per l’anno 2015 – si legge – è data priorità all’accoglimento delle domande del personale di cui al punto 3 dell’articolo 2”. Chi sono i dipendenti che corrispondono a quel comma? Proprio i superburocrati con stipendio superiore ai 240 mila euro, che hanno il diritto al congelamento di un anno. Giusto il tempo, insomma, di “sbarcare” nel 2015 con la retribuzione intatta. E a quel punto poter far valere la priorità nella scelta di andare in pensione. Una pensione rapportata, ovviamente, al “mega-stipendio”. Non a quello che rimarrebbe dopo i tagli.

Così, ad esempio, il Segretario generale dell’Ars, la cui “misteriosa” retribuzione – stando a voci di corridoio mai smentite – si aggirerebbe intorno al mezzo milione di euro, riceverebbe un trattamento assai vicino a quella cifra. Una pensione, tra l’altro, pagata dalla stessa Assemblea regionale attrverso i Fondi forniti dalla Regione. Con quale risparmio, quindi?

A “pagare”, invece, sarebbero gli altri dipendenti. Intanto, gli attuali lavoratori dell’Ars che, nella loro progressione di carriera si troverebbero sulla testa quel “tetto” nuovo e insuperabile. E, pare, persino gli altri dipendenti, per i quali il Consiglio di presidenza starebbe pensando a un taglio lineare del 20% sulle retribuzioni. Un’idea questa che avrebbe trovato posto in alcune tabelle presentante oggi al tavolo di Palazzo dei Normanni. Tabelle rispedite al mittente dai delegati dei lavoratori perché “tecnicamente sbagliate”. Vertici dell’Assemblea e rappresentanti dei lavoratori si rivedranno lunedì.

Ma già stamattina, il presidente Ardizzone incontrerà i sindacati confederali. Il presidente dell’Ars ha chiesto a Michele Pagliaro (Cgil), Maurizio Bernava (Cisl) e Claudio Barone (Uil) un incontro per le nove. “Ma non capisco – dice Bernava – cosa potremo concludere. Come è noto, infatti, all’Ars non esiste una contrattazione, ma gli stipendi sono dovuti al legame col Senato della Repubblica. Posso dire, in linea di principio, che sarebbe auspicabile l’esistenza di un tetto unico tra la Regione e l’Assemblea. Ma devono essere il presidente dell’Ars, i suoi ben pagati consulenti e i tanti luminari del Palazzo a trovare lo strumento giuridico adatto. Anzi – aggiunge Bernava – mi sarei aspettato che gli stessi deputati andassero dal Presidente dell’Ars a proporre le soluzioni alla questione”.

La questione è spinosa e delicata. E sta già creando malumori. “Quello che appare certo – dice ad esempio Rosario Micciché, delegato del sindacato Consiglieri parlamentari – è che per il Segretario generale e per i più alti dirigenti non cambierà nulla. A noi – aggiunge – hanno proposto delle tabelle zeppe di errori, che abbiamo sottolineato subito, durante il tavolo. Ci rivedremo lunedì”. Insomma, la soluzione “salvasegretario” non sembra piacere agli altri dipendenti. E da tempo, a dire il vero, la questione sulla busta paga di Di Bella non piace a tanti parlamentari. “Si cominci a sciogliere il mistero – ha detto uno dei più agguerriti sul tema, l’autonomista Giovanni Greco – sulla busta paga del personale incaricato dal Consiglio di presidenza e del segretario generale, così da creare un vero e proprio apripista rispetto alla trasparenza. Propongo ai colleghi dell’assemblea di protestare all’inizio di ogni seduta d’Aula fin quando la questione non sarà chiarita”.


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