L'Ars, se la mozione sull'agricoltura finisce dentro il Gioco dell'oca

Ars, se la mozione sull’agricoltura finisce dentro il Gioco dell’oca VIDEO

Non bastano due sedute per approvare un documento condiviso

PALERMO – Un dibattito di quasi tre ore sull’emergenza agricoltura che si conclude con un rinvio alla seduta successiva per la votazione di un documento unico che possa indicare gli interventi necessari al settore e, dopo una settimana, il ritorno in aula dove si scopre che il testo realizzato dagli uffici viene ritenuto “insufficiente” dai deputati.

È il paradosso andato in scena nell’ultima seduta dell’Assemblea regionale siciliana, che non è riuscita ancora ad approvare la mozione unificata che indichi al governo Schifani gli interventi prioritari da mettere in campo per un settore al collasso anche per la siccità. Alla fine non sono bastate due sedute e tre ore e mezza di dibattito per approvare un documento che, come nel classico Gioco dell’oca, riparte dal via.

La mozione sui problemi dell’agricoltura

L’equivoco nasce in apertura di seduta su un testo che è stato elaborato dagli uffici di Palazzo dei Normanni. Un documento redatto sulla base del lungo dibattito della settimana precedente. La mozione, come poi precisato dal presidente di Sala d’Ercole Gaetano Galvagno, è stata inviata ai capigruppo il 4 aprile, cinque giorni prima della seduta decisiva. Un testo che avrebbe dovuto rappresentare la sintesi di tutti quelli presentati dalle varie forze politiche. L’obiettivo era quello di dare forza alle ragioni dell’agricoltura con un voto dell’aula a larga maggioranza, ma alla fine l’effetto svanisce e sul campo restano i distinguo.

Burtone: “Non è l’assemblea del dopolavoro”

In aula spuntano le prime obiezioni. “Ho letto la mozione e, con tutto il rispetto per chi l’ha elaborata, mi sembra una dichiarazione programmatica generica rispetto ai problemi dell’agricoltura”, attacca il dem Giovanni Burtone. “Il Parlamento ha affrontato un’ampia discussione – aggiunge -, non possiamo venire fuori con un documento che parla vagamente della situazione attuale. In questa mozione non c’è nulla, va modificata”. Burtone alza poi il tiro: “Ciò che viene votato qui impegna il governo in maniera categorica e deve essere seguito dagli assessori, noi non siamo l’assemblea del dopolavoro”.

Sulla stessa linea il compagno di partito Tiziano Spada: “Stiamo approvando una mozione molto generica. Da quello che capisco… l’obiettivo è quello di tirare fuori una mozione che possa essere più uno spot che un impegno concreto”. Si uniscono al coro le parlamentari Cinquestelle Josè Marano (“Stiamo leggendo la mozione soltanto ora in aula, avremmo dovuto avere il tempo di leggerla perché manca parecchio…”) e Roberta Schillaci (“Si tratta di un’opera di ‘collazionamento’ ma andava fatto un lavoro diverso individuando gli interventi prioritari”).

Galvagno: “Testo inviato il 4 aprile”

Parole davanti alla quali sobbalza Galvagno, che difende i funzionari di Palazzo dei Normanni (“questo lavoro lo hanno fatto gli uffici perché nessuno dei deputati lo ha fatto”) e ricorda a tutti che il documento giaceva nelle caselle e-mail dei capigruppo “dal 4 aprile”, giorno successivo alla seduta dedicata ai problemi dell’agricoltura.

I suggerimenti dei deputati d’opposizione vengono giudicati tardivi dal presidente dell’Ars, che reagisce così alle osservazioni sul contenuto da dare al documento. “La mozione è uno strumento di indirizzo che ha natura politica e che non può essere realizzato dagli uffici. Qualsiasi altro deputato avrebbe potuto fare questo lavoro ma nessuno lo ha fatto. Il documento che discutiamo oggi non è arrivato cinque minuti fa ma il 4 aprile. Possiamo decidere di rinviare la discussione e prenderci il tempo per modificarlo, ma non è corretto cercare le colpe sempre altrove”.

L’Ars ci riprova

Alla fine Sala d’Ercole decide di rinviare i giochi. Se ne riparlerà nella seduta di oggi, mercoledì 10 aprile. I capigruppo di Sala d’Ercole, nel frattempo, dovranno lavorare sul testo messo insieme dai funzionari di Palazzo Reale. Tutto questo con buona pace delle proteste degli agricoltori e a una settimana esatta da un dibattito dal quale era emerso un coro unanime: “Fate presto, l’agricoltura è al collasso”.


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