Che scocciatura, arriva quella dannatissima Coppa! Ma perché perdere tempo, distraendoci dal nostro fantastico “fare bile” in Campionato, per provare a vincere queste coppette? In fondo, se proprio ci dovesse venire lo sfizio, basta andare al Bar e prendersene una doppia gusto, con la panna montana sopra. Ma invece no, questa Coppa la si deve giocare, perché fa gola al più sfegatato dei tifosi che la sogna alzata al cielo e poi preferisce andare al cinema anziché allo stadio. E a noi – vecchi sognatori – non resta che ricordarle dalla desolazione di un sediolino vuoto, per come si chiamavano una volta: Coppa Italia e Coppa UEFA. Perché in fondo queste recenti – col nome strano – sono figlie di una mancanza di passione che portò il Ravenna di Succi a pirateggiare al Barbera e sono cugine di quei quattro gatti presenti alla semifinale di andata vinta con la Roma qualche anno fa e dell’impresa con lo Shalke 04 in Europa. Ma come scrive la storia, quelle volte uscimmo lo stesso. Forse perché la Roma in casa ci mise il triplo della nostra cattiveria e forse perché lo Shalke 04 oltre gli undici titolari se ne portò dietro altri sessantamila e li posizionò sui sediolini. E da quel giorno qualcosa si ruppe. Oltre la passione si perse anche la convinzione, così da mandare dei ragazzini al macello in Turchia, da venire spernacchiati dal primo Newcastle che arrivava fino a terrorizzarsi per l’arrivo della pericolosissima Spal. Siamo davvero sicuri che questa Coppetta non ci interessi? In fondo quelle mensole impolverate in Società non sono molto fashion. Ed in fondo noi siamo gli stessi che un giorno asfaltarono il pluridecorato Parma 3-0 in casa, perché alla Coppa ci tenevamo per davvero. Ma quello forse era un altro calcio. Fatto di cuore. Fatto di passione.
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