Ars, c'è il codice etico: tutti i divieti | Ecco cosa rischiano i deputati - Live Sicilia

Ars, c’è il codice etico: tutti i divieti | Ecco cosa rischiano i deputati

Luisa Lantieri, Claudio Fava e Rossana Cannata

Il presidente della commissione Antimafia, Claudio Fava: "Nel testo regole forti".

PALAZZO DEI NORMANNI
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3 min di lettura

PALERMO – “Nel giorno che precede l’anniversario della strage di Capaci, questo codice etico è un modo per rivolgere non solo un pensiero ma un contributo concreto alla lotta alla mafia. Il testo contiene regole forti e scelte cogenti capaci di incidere sull’attività politica, sul comportamento della classe dirigente politica”. Ad affermarlo è Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia durante la presentazione del codice etico dei deputati regionali approvato, oggi, all’unanimità dalla commissione antimafia dell’Assemblea regionale siciliana. Con lui gli altri deputati della commissione, Luisa Lantieri, Rossana Cannata (al suo fianco), Nicola D’Agostino, Giorgio Assenza e Roberta Schillaci.

Il codice però non dà solo delle regole morali ma prevede anche delle sanzioni per i deputati che dovrebbero comportarsi in modo non consono a quanto disposto dal codice. “Non possiamo costringere nessuno ad andarsene dall’Assemblea – ha chiarito Fava – ma possiamo fare dei richiami, degli ammonimenti, degli atti di censura fino ad invitare l’interessato a dimettersi dagli incarichi di vertice dell’Assemblea”.

Il codice etico approvato dalla commissione Antimafia verrà inviato alla commissione Regolamento dell’Ars perché è previsto che le norme del codice diventino parte integrante del regolamento interno dell’Assemblea. Poi sarà necessaria l’approvazione a maggioranza assoluta da parte dell’aula.

Per Fava il codice di comportamento dell’Ars sarà un codice unico fra quelli che gli altri consigli regionali e istituzione si sono dati. “In nessuno consiglio regionale – ha spiegato – c’è un codice che preveda la puntualità di questi obblighi, di questi divieti e di queste sanzioni. La presenza di queste norme ha il compito di garantire l’impegno di ciascun parlamentare all’autonomia e all’indipendenza e ottenere la determinazione del deputato ad essere al servizio della propria comunità”.

Il codice etico prevede alcuni divieti. Il primo è quello di accettare o praticare influenze indebite per indirizzare il proprio voto in aula. Poi c’è il divieto di accettare regali di valore superiore a 150 euro da chiunque abbia ottenuto, nei tre anni precedenti, degli atti autorizzativi, concessori o abilitativi dall’Amministrazione regionale. Questo divieto di regalie si estenderà anche a chi ha ricevuto contributi o altri vantaggi economici dalla Regione.

Altro divieto è quello di conflitto di interesse. La bozza di codice indica alcuni casi in cui si ritiene possa esserci conflitto. Si passa dal caso di interessi personali, ai rapporti d’affari e di lavoro. Ma ci sarà conflitto di interessi anche nel caso di rapporti di parentela e nel caso di appartenenza ad associazioni o altre organizzazioni che danno benefici e vantaggi al deputato.

C’è poi il divieto di clientelismo, un divieto cioè di “esercitare le proprie funzioni per promuovere l’interesse particolare di individui e gruppi a detrimento dell’interesse pubblico”. Questa norma per il presidente della commissione antimafia dovrà applicarsi a tutti i casi collegati alla vita pubblica del deputato. Così non dovrebbe essere punito solo il comportamento tenuto durante il mandato ma anche quello legato alla campagna elettorale che lo ha portato tra gli scranni del parlamento regionale.

Tutte le volte che il codice etico non sarà rispettato un comitato etico composto dai deputati dovrà riunirsi e valutare la questione. “Se ci fosse stato già il codice etico – ha commentato Fava – allora il comitato si sarebbe reso conto che qualche emendamento alla finanziaria era ispirato più che agli interessi della comunità agli interessi della base elettorale del deputato”.

E proprio che il codice etico sia ispirato ai fatti di cronaca degli ultimi mesi lo ha ammesso lo stesso Fava. “Ho proposto al presidente dell’Assemblea questo dibattito – ha raccontato – dopo avere letto le intercettazioni di un ex deputato che si sarebbe fatto una loggia massonica. In quelle intercettazioni ho sentito che gli imputati si dicevano ‘compare ci sono 270 nomine di sottogoverno e non non possiamo mancare all’appuntamento‘. Ecco – ha proseguito – il problema non è la responsabilità penale di quell’uomo ma il messaggio che passa e cioè che qui ci sia una diligenza pronta a farsi assaltare. Dobbiamo chiederci perché si è costruita una rappresentazione politica come questa – ha concluso – e dobbiamo ridare autonomia alla funzione politica”.


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