Ars, crescono i deputati che rifiutano l'aumento di stipendio - Live Sicilia

Ars, crescono i deputati che rifiutano l’aumento di stipendio

Diverse rinunce ma servirà una legge. Ecco perché molti scelgono la strada della donazione benefica

PALERMO – Cresce la schiera di chi, all’interno dell’Assemblea regionale siciliana, intende rinunciare all’aumento delle indennità legato all’adeguamento Istat del costo della vita. Dopo l’annuncio del parlamentare ragusano del Pd Nello Dipasquale, che la scorsa settimana ha spiegato di avere rinunciato immediatamente all’aumento con una nota firmata di proprio pugno e indirizzata agli uffici di Palazzo dei Normanni, ora è la volta del compagno di partito Fabio Venezia, che è anche sindaco di Troina. Una strada intrapresa anche dal parlamentare siracusano Tiziano Spada e Giovanni Burtone (sempre del Pd).

La rinuncia di Fabio Venezia

Servirà una legge

La lettera, però, non è detto che basti. Gli uffici dell’Assemblea stanno esaminandola questione ed è alto il rischio che quell’aumento debba necessariamente essere corrisposto ai deputati. A quel punto le strade sarebbero due: o una nuova legge o una donazione personale da parte di ogni singolo deputato. Su questo aspetto qualche aggiornamento potrebbe arrivare in settimana, al termine della riflessione fatta dagli uffici. Dipasquale, non avendo al certezza che la rinuncia bastasse, ha effettuato un bonifico a una struttura che gli è stata segnalata dalla Diocesi di Ragusa dietro sua richiesta. È la strada intrapresa anche dal gruppo parlamentare M5s. “Serve una norma che per abrogare la legge del 2014 – dice il vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola -, fino a quel momento si potrà devolvere l’aumento a progetti di collettività, come abbiamo deciso di fare noi. Auspico che tutti i deputati possiamo decidere, insieme, a chi devolvere quelle somme in modo che l’opinione pubblica ne abbia piena contezza”.

Chinnici verserà alla Missione di Biagio Conte

Anche Valentina Chinnici, sempre del Pd, annuncia: “Mi sono recata alla Missione Speranza e Carità, fondata dal missionario laico Biagio Conte, per incontrare il responsabile don Pino Vitrano, a cui ho consegnato un documento in cui mi impegno a versare ogni mese l’intera somma percepita come adeguamento Istat legato all’indennità parlamentare”. Chinninci aggiunge: “Poiché non volevo compiere un gesto solo simbolico, ho scelto l’unica vera strada percorribile per rinunciare a questo aumento che continua a suonarmi come un’offesa verso tanti concittadini che vivono in situazioni disperate”.

Venezia: “Potrò guardare ancora negli occhi i miei concittadini”

Anche Venezia, come Dipasquale, ha scritto agli uffici per rinunciare all’aumento: “La mia coscienza e la mia storia politica mi hanno imposto questa scelta, in coerenza con il voto contrario espresso in Aula. Rispetto chi la pensa diversamente e non voglio fare demagogia, ma per me è immorale parlare di aumenti in un momento storico in cui dilaga il disagio sociale, ci sono famiglie che tirano la cinghia per arrivare a fine mese e pensionati che sono costretti a scegliere se pagare le bollette, comprare le medicine o fare la spesa”. Il parlamentare ennese poi aggiunge: “Provengo da una famiglia che conosce bene la fatica del lavoro e il senso del sacrificio. Un collega mi ha deriso dicendomi che sono stato uno stupido a rinunciare a circa 40 mila euro da qui ai prossimi cinque anni. Probabilmente lo sono, ma preferisco, al denaro, i principi che hanno da sempre animato il mio impegno in politica che considero la ‘più alta forma di carità'”. Venezia preferisce “continuare a guardare negli occhi i miei concittadini e i miei elettori – conclude – senza avere l’imbarazzo di abbassare lo sguardo. E questo per me non ha prezzo”.

Dipasquale: “Tutti sapevano…”

Dichiarazioni che riprendono quanto già affermato la scorsa settimana da Dipasquale. Il deputato ragusano, inoltre, ha fatto luce sull’aumento:  “Non è stato deciso dal Consiglio di presidenza ma è frutto di una previsione di legge del 2014. Quella legge prevede che l’indennità sia soggetta ad adeguamento secondo la variazione dell’indice Istat del costo della vita. Tutti i deputati erano inoltre a conoscenza di quei numeri dal momento che il bilancio interno dell’Assemblea è stato votato dall’Aula e chi avrebbe voluto avrebbe potuto rinunciare all’aumento, così come ho fatto io”.

La rinuncia di Nello Dipasquale

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