Tetto agli stipendi dei burocrati? | "Non può decidere il governo" - Live Sicilia

Tetto agli stipendi dei burocrati? | “Non può decidere il governo”

Rosario Miccichè, consigliere parlamentare dell'Ars, spiega le ragioni dei dipendenti del Parlamento: "Non diciamo no ai tagli, ma servono accordi sindacali"

PALERMO – Sì alla riduzione dei costi del parlamento regionale, anche del suo personale. Ma per il tetto agli stipendi dei dirigenti “occorre il consenso dei sindacati e dei lavoratori. Scelte di questo tipo non possono essere prese calpestando i diritti di chi svolge una professione, soprattutto se così importante”. I funzionari dell’Assemblea regionale, quelli che il Presidente della Regione Rosario Crocetta ha definito “intoccabili”, sono rimasti finora silenziosi davanti alle continue accuse: “Guadagnano troppo”, “sono una casta”. Per Crocetta, il taglio deve toccare anche loro. Ma il governatore, ribattono, non è affatto titolato ad intervenire sui costi di Palazzo dei Normanni. “Dalla nostra abbiamo la legge”, dicono. Rosario Miccichè è consigliere parlamentare dell’ufficio di Questura e Patrimonio. Un burocrate ai vertici della gerarchia dei dipendenti del parlamento, uno dei quaranta consiglieri parlamentari di Palazzo iscritto – insieme con la maggior parte dei suoi colleghi – al sindacato che sta portando avanti le trattative sui tagli con il Consiglio di Presidenza dell’Ars.

Dite che il Presidente della Regione non ha “giurisdizione” su di voi. Perché?
“E’ semplice: lo dice l’ordinamento, la legge, lo Statuto”.

Mi spieghi.
“Basti pensare al principio costituzionale di separazione dei poteri che esiste in tutti i Paesi democratici. Noi lavoriamo per il potere legislativo, il presidente della Regione è titolare del potere esecutivo: quello, per capirci, cui fanno capo anche gli assessorati. Sono status e funzioni differenti. Cosa pensa che succederebbe se il Presidente di un Parlamento, con una iniziativa unilaterale, si proponesse di dimezzare il numero dei dipendenti dell’esecutivo, come ad esempio, gli Ispettori del Lavoro? O di abbassare lo stipendio ai dirigenti generali di un assessorato?”.

Beh immagino che, semplicemente, non possa farlo.
“Esatto. Lo stesso vale per il presidente della Regione: non può occuparsi di un’amministrazione che non dipende dalla sua carica. Vede, noi siamo stati assunti dopo aver passato concorsi massacranti, alle spalle abbiamo lauree con ottimi voti, master e anni di studio. Insomma: abbiamo una professionalità. Non siamo dei politici, siamo dei tecnici”.

Sì, siete dei tecnici. Ma perché questo dovrebbe impedire al governatore di intervenire sui vostri stipendi?
“E’ un sistema di regole a tutela dei lavoratori. Inoltre c’è un articolo dello Statuto che dice che tutti i dipendenti del pubblico impiego regionale assunti per concorso, non possono avere retribuzioni inferiori a quelle dei pari per grado e funzione appartenenti al pubblico impiego a Roma. Gli omologhi dei dipendenti dell’Ars, per funzioni, sono i dipendenti di Camera e Senato. Si tratta di organi legislativi, di organi che producono leggi, non provvedimenti meramente amministrativi”.

Parla di quell’articolo dello Statuto che una legge, pochi mesi fa, avrebbe dovuto modificare togliendo l’equiparazione al Senato? Quel tentativo non ha avuto successo.
“Beh ma non è solo quella che ci tutela, in realtà. Io non sono un politico, ed evito l’approccio demagogico alle questioni. Io sono un giurista e parlo di leggi e di regole giuridiche come il divieto di reformatio in pejus per le retribuzioni.

O, per chi non parla latino…
“E’ noto a tutti che una regola fondamentale del diritto del lavoro stabilisce che le retribuzioni non possono essere intaccate unilateralmente, non possono essere toccate senza l’accordo delle parti”.

In altre parole, dovete essere d’accordo voi funzionari. Qualcuno direbbe che non si può chiedere al tacchino di organizzare il Natale.
“Quel qualcuno si sbaglia. Noi non siamo contrari ai tagli. E lo dimostra il fatto che stiamo portando a termine la trattativa sindacale che per effetto avrà proprio il contenimento degli stipendi. Ma noi ci approcciamo al tema in maniera tecnica”.

Crocetta non lo fa?
“Guardi, non spetta ai tecnici il compito di rispondere ai politici quando si sollevano polemiche di questo tipo. Non conosco le ragioni di una simile battaglia e gli eventuali tornaconti mediatici non ci riguardano. Il problema è un altro: occorre seguire le vie ammesse dall’ordinamento giuridico. Io non mi avventuro nel terreno politico. Per affrontare temi giuridici così delicati occorrono anni e anni di studi alle spalle, non basta l’improvvisazione. Il problema dell’incompetenza è che gli annunci demagogici il 90 per cento delle volte non sono realistici. L’obiettivo dei tagli lo porteremo a casa noi, con i sindacati dell’Ars e grazie alla saggezza del presidente Ardizzone e del questore Ruggirello. Noi e il consiglio di presidenza, l’unico titolato ad intervenire dopo aver raggiunto l’accordo con i sindacati”.

Insomma, tetto agli stipendi: sì o no?
“Sì alla riduzione dei costi del personale. Il tetto non deve violare le posizioni giuridiche soggettive. Sa perché?”

Mi dica.
“Perché sarebbe destinato a sciogliersi come neve al sole, cadrebbe sotto la scure dei ricorsi. Quando si procede solo per slogan non si raggiungono risultati duraturi. E lo dimostra la vicenda del tetto agli stipendi dei regionali. Come si poteva immaginare, infatti, non si applica a chi già aveva un contratto in essere e nemmeno agli esterni. E anche la norma sui pensionati sarà impugnata perché, con ogni probabilità, viola le norme sul sistema pensionistico contributivo. E poi guardi, voglio dirle anche che il corpo burocratico dell’Ars rappresenta un fiore all’occhiello in termini di professionalità, competenza ed efficienza. Ma, se questo non fosse sufficiente, posso dirle che i massimi esperti di diritto pubblico nel panorama nazionale si sono schierati, per così dire, dalla nostra parte”.

Crocetta, invece, l’ultima volta che ha parlato di voi ha detto che 240.000 euro l’anno li guadagna il Capo dello Stato, e che nessuno all’Ars può dire di rivestire una funzione equiparabile a quella di Napolitano.
“Vede, il paragone va impostato in modo corretto. Le cariche politiche vanno paragonate alle cariche politiche di pari funzione, le funzioni burocratiche vanno paragonate con altre funzioni burocratiche dello stesso tipo. Gli uffici delle amministrazioni degli organi costituzionali non possono in alcun modo essere confuse con cariche elettive, politiche e onorarie. Chi non fa questa distinzione prende lucciole per lanterne”.

E perché il paragone non lo si può fare con i dipendenti della Regione? Cosa avete di diverso?
“Primo, abbiamo superato un concorso pubblico. Secondo, nel caso specifico, predisponiamo ciò che è necessario a fare le leggi. L’esecutivo, attraverso gli assessorati, poi applica quelle leggi che qui si scrivono. Sa che livello di competenza ci vuole per questo? Le nostre prerogative, le nostre funzioni, per ragioni storiche e giuridiche sono equiparabili solo a quelle di Camera e Senato”.

Perché non a quelle dei dirigenti regionali?
“I dirigenti della Regione svolgono un lavoro importantissimo e ce ne sono anche di molto bravi. Tuttavia negli ultimi anni alla Regione sono stati inseriti dirigenti anche esterni entrati per chiamata diretta. Tralasciando le polemiche a proposito dei titoli e della preparazione giuridica, a volte guadagnano molto più di noi. Inoltre il paragone non regge perché abbiamo funzioni, mansioni e orari completamente diversi. Gli uffici regionali chiudono molto prima e i dipendenti nel pomeriggio vanno a casa, il venerdì pomeriggio gli uffici sono vuoti, e se lavorano hanno fior di straordinari. Invece qui all’Ars si lavora ogni pomeriggio, le sedute dell’Aula sono quasi sempre nelle ore pomeridiane. Lo sa che a noi lo straordinario lo riconoscono solo dalla mezzanotte in poi? Se i lavori parlamentari lo richiedono, quindi, io potrei stare qui tutti i giorni fino a mezzanotte senza ricevere un euro in più. Lo stesso vale per i sabati. E le pause? Se siamo in aula o in commissione non possiamo certo alzarci e andare a pranzo”.

Quindi, semplicemente, lavorate di più?
“Non la metto su questo piano. Facciamo cose diverse. E la differenza di funzioni è una applicazione del principio democratico della separazione dei poteri, che è fondamentale”.

Perché?
“Perché se l’esecutivo esercita pressioni di ogni genere, anche economiche, sugli uffici che assistono in parlamento tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, l’imparzialità è minata. E le leggi non possono essere di parte”.

 

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI