Ars, intesa sui tetti agli stipendi |Pensione per i superburocati - Live Sicilia

Ars, intesa sui tetti agli stipendi |Pensione per i superburocati

Ci saranno anche dei "sottotetti" per le altre categorie di dipendenti

PALERMO – Tetto di 240.000 euro all’anno omnicomprensivi esclusi gli oneri previdenziali. Sottotetti a tutte le categorie di dipendenti entro settembre. E pensione anticipata per chi vorrà salvare il maxi-stipendio. C’era ancora un ultimo “step” da fare prima di trovare l’intesa sulla questione del tetto agli stipendi dei funzionari dell’Assemblea regionale. Un ultimo passo che è stato fatto oggi, quando la “rappresentanza permanente per i problemi del personale”, composta dai coordinatori di tutti i sindacati che rappresentano i dipendenti dell’Ars, si è riunita al tavolo insieme con il segretario generale, il dirigente del servizio del personale e il deputato questore Paolo Ruggirello.

Insieme hanno trovato un’intesa. Un accordo che chiarisce meglio alcuni punti della delibera che istituiva il tetto, fatta dal consiglio di presidenza di Palazzo dei Normanni qualche settimana fa in quello che alcuni funzionari avevano definito “un blitz” della presidenza dell’Ars, che aveva preso una decisione senza convocare proprio quelle parti che da mesi siedono al tavolo della trattativa sugli stipendi del personale in servizio al parlamento regionale. Il nodo dell’intesa, sciolto oggi, riguardava i contributi previdenziali. Come deciso, non verranno conteggiati all’interno dei 240.000 euro l’anno.

L’ipotesi non piaceva ai funzionari: lo stipendio annuale massimo, altrimenti, non sarebbe stato della cifra stabilita ma inferiore di almeno 30.000 euro. Gli oneri previdenziali, invece, non saranno conteggiati nel cud, e così il tetto sarà effettivamente 240 mila euro. Non un centesimo più, non uno meno. Resta aperta, invece, la questione dei “sottotetti”. Secondo quanto stabilito oggi, infatti, entro il 30 settembre l’Assemblea dovrà deliberare un provvedimento in linea con quello che, adesso, è in esame al Senato. In ogni caso, però, anche le altre categorie di lavoratori dell’Ars (e cioè non solo i consiglieri parlamentari ma anche le fasce più basse) avranno dei limiti al reddito che saranno, in un certo senso, “retroattivi”: validi, cioè, dal primo agosto, anche se saranno istituiti a settembre.

I tetti, però, paradossalmente potrebbero valere solo per chi ancora quei 240.000 euro non li guadagna affatto. Allo stesso tavolo in cui è stata trovata l’intesa, infatti, è stato deciso di aprire una nuova finestra di pensionamenti. Una “scappatoia” per tutti quelli che, in questo momento, superano abbondantemente la soglia stabilita. La prossima sarebbe stata a gennaio e non avrebbe lasciato scapo a chi vuole sfuggire al tetto. Così i burocrati d’oro di Palazzo potranno fare richiesta entro e non oltre il 13 agosto, e andare effettivamente in pensione a ottobre senza subire i tagli. A fare i bagagli saranno una decina.

Il tetto, invece, riguarderà anche il nuovo segretario generale. Non l’attuale, che lascerà la poltrona al vertice della burocrazia dell’Ars proprio in questi giorni, conservando il mega e misterioso stipendio. Perché la trattativa sia completa e ufficiale, adesso, serve la deliberazione del consiglio di presidenza. Che potrebbe “accontentarsi” dell’accordo con le parti raggiunto oggi, oppure “pretendere” che queste firmino un accordo: che tutto, insomma, venga messo nero su bianco.

 


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