Asp di Palermo, i sindacati: negati i trasferimenti dei medici - Live Sicilia

Asp di Palermo, i sindacati: negati i trasferimenti dei medici

La direzione aziendale replica: "Nuove graduatorie non sono immediatamente fruibili"

PALERMO – Medici con una lunga anzianità di servizio impossibilitati ad ottenere una sede lavorativa più vicina alla propria residenza. L’Asp di Palermo nega la mobilità ai medici che lavorano in strutture di provincia come Partinico, Corleone, Petralia, Cerda, Lercara Friddi, Castelbuono, Cefalù.

Lo denuncia in una nota un ampio fronte sindacale formato da Aaroi-Emac, Anaao-Assomed, Cgil Medici, Cimo Fesmed, Fials Fvm e Uil Medici. Le sigle segnalano “la mancanza di chiarezza e l’inosservanza delle disposizioni contrattuali da parte dell’Asp di Palermo in ordine alle modalità e ai criteri adottati per l’espletamento delle procedure di mobilità interna del personale dirigente medico”. A farne le spese sono ad esempio i dirigenti medici psichiatri, penalizzati dal recente concorso pubblico e scavalcati quindi nelle scelte delle sedi da medici più giovani.

“La mancata attivazione della procedura di mobilità interna – spiegano i sindacati – non consente al personale assunto a tempo indeterminato e con maggior anzianità di servizio, il riavvicinamento alla sede desiderata, che nel frattempo viene invece occupata dai neoassunti”.

L’ufficio Risorse umane dell’Asp avrebbe avviato l’iter per l’avviso che però secondo le sigle sarebbe bloccato dalla Direzione generale. Inoltre l’avviso di mobilità per i medici ginecologi non prevede le sedi cittadine mentre le sedi citate come disponibili erano già state assegnate con il precedente concorso e non si comprende perchè siano adesso libere”. 

Criticità anche per i dirigenti medici di Radiologia, “per i quali risultano concluse le procedure del concorso espletato nel mese di luglio 2023, ma tutt’oggi, non è stato pubblicato l’avviso di mobilità interna. Per tale concorso, non si comprende, inoltre, quali siano le motivazioni per la riduzione da 15 a 12 del numero di medici da assumere considerate le diverse assenze, cioè 4 unità, per il giusto godimento dell’astensione obbligatoria per maternità e la necessità di procedere al recupero delle liste d’attesa permettendo un miglior utilizzo delle apparecchiature”.

Nella nota indirizzata al presidente della Regione e all’assessore alla Salute, i sindacati evidenziano inoltre anomalie anche per quelle mobilità che invece sono avvenute ma senza seguire procedure trasparenti, e con tante assegnazioni temporanee che si traducono poi in vere e proprie corsie privilegiate di mobilità interna, che rendono alquanto opachi i processi di gestione del personale, creano malumore ed innescano contenziosi che sicuramente non tornano utili alla missione aziendale.

La replica della direzione aziendale dell’Asp

“Compito e responsabilità della direzione strategica è di garantire la continuità dei servizi assicurando un’organizzazione funzionale alla domanda di salute dei cittadini in un periodo, tra l’altro, gravato dalle ferie del personale – si legge nella nota di replica diffusa da parte della direzione aziendale dell’Asp -.
La momentanea sospensione delle procedure di mobilità interna è stata dettata dalla considerazione che le nuove graduatorie non sono immediatamente fruibili, in quanto composte, in gran parte, da medici specializzandi che, com’è noto, non possono da soli sostenere l’attività, e cioè fino a quando non avranno conseguito il titolo. Le poche assegnazioni – spiega la direzione dell’Asp -, finora, fatte di nuovi dirigenti medici vincitori di concorso (in possesso della specializzazione) hanno avuto tutte carattere di provvisorietà e si è impedito che – a fronte, inoltre, di rinvii, rinunce e mancate assunzioni da parte dei nuovi vincitori – i processi di mobilità favorissero, in questa fase, il trasferimento da sedi decentrate a favore della copertura di posti in altre strutture, tutto ciò, come detto durante l’estate quando la continuità dei servizi è posta a dura prova dalle ferie. I diritti dei lavoratori – conclude la nota – sono sacrosanti ma non possono avere la prevalenza rispetto al diritto alle cure dei cittadini“.


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