PALERMO – Nel novembre 2013 un gruppo armato fece irruzione in un deposito Tnt a Campobello di Mazara. Non si tratta di un magazzino qualsiasi, visto che appartiene alla Ag Trasporti, una Srl sequestrata perché riconducibile a Cesare Lupo, arrestato con l’accusa di essere un pezzo grosso della mafia di Brancaccio e “amministratore” dei beni dei fratelli Graviano.
Grazie all’aiuto di un basista il gruppo di Francesco Guttadauro e Girolamo Bellomo avrebbero fatto il colpo grosso. Dal deposito sparirono 600 colli di merce e 17 mila euro in contanti. Ad entrare in azione fu un gruppo di otto persone, di cui alcune non sono mai state identificate. Indossavano le pettorine della polizia ed arrivarono a bordo di due macchine e di un furgone bruciati dopo la rapina. Dissero che cercavano un carico di droga, legarono con delle fascette una decina di dipendenti e lavorarono indisturbati.
Sono stati due collaboratori di giustizia bagheresi, Salvatore Lo Piparo e Benito Morsicato, a raccontare che ci ci sarebbe la mafia dietro l’assalto. Lo Piparo si occupò di fare stampare le pettorine della polizia. Fu più facile per lui che aveva fatto la comparsa nella fiction Agrodolce. Ruolo? Poliziotto, naturalmente. Inizialmente qualcuno aveva storto il naso: non si doveva rubare a casa di un mafioso di Brancaccio. Poi, quando tutti seppero che l’azienda era in amministrazione giudiziaria, la rapina divenne cosa buona e giusta. Il resto lo hanno fatto le microspie che hanno captato le fasi in cui in partecipanti si spartirono il bottino. Una parte sarebbe andata ai familiari del latitante.
La rapina viene contestata a Girolamo Bellomo, Leonardo e Rosario Cacioppo, Ruggero Battaglia, Luciano Pasini (considerato il basista), Giuseppe Nicolaci. Vito Tummarello, Ciro Carrello, Salvatore Vitale. Tutti in concorso con Morsicato e Lo Piparo.