Potrebbe arrivare già venerdì o sabato della prossima settimana, la sentenza di appello nei confronti dell’ex presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro. Intanto, “L’assoluzione perché il fatto non sussiste da entrambe le accuse contestate all’imputato”, è stata chiesta oggi dall’avvocato Nino Mormino difensore dell’ex presidente, coinvolto nel processo sulle cosiddette “Talpe alla Dda”. Mormino è stato l’ultimo avvocato a prendere la parola, oggi, davanti alla terza sezione della Corte d’Appello di Palermo, nel dibattimento che, oltre a Cuffaro – oggi senatore dell’Udc – e al manager della sanità privata siciliana Michele Aiello, vede coinvolti altri 10 imputati e due società del “Gruppo Aiello”. Mormino ha sostenuto che Cuffaro non è responsabile delle due fughe di notizie che gli vengono attribuite: in un primo caso, secondo l’accusa, l’attuale parlamentare nazionale avrebbe consentito al boss Giuseppe Guttadauro di scoprire una microspia che aveva in casa; in una seconda ipotesi lo stesso ex governatore avrebbe informato Aiello, considerato il regista della rete di talpe in Procura, che due dei suoi informatori erano stati scoperti. “Sono accuse del tutto destituite di fondamento – ha detto Mormino – in un processo che ha sconvolto equilibri politici, personali e familiari”. Il collegio presieduto da Giancarlo Trizzino ha rinviato al 22 gennaio nell’aula bunker di Pagliarelli per la camera di consiglio. Cuffaro in primo grado era stato condannato a 5 anni, ma la procura ha chiesto l’aggravamento di pena a 8 anni, con il riconoscimento dell’aggravante di avere agevolato la mafia.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo