Attorno a Crocetta terra bruciata | Si allunga la lista degli scontenti - Live Sicilia

Attorno a Crocetta terra bruciata | Si allunga la lista degli scontenti

Adesso anche i renziani chiedono a Crocetta di rinunciare alla sua riforma delle Province. Negli stessi minuti, la protesta dell'Anci: "Il governo non è un interlocutore serio". E tra gli scontenti, oltre ai soliti cuperliani, ecco anche Articolo 4, il Pdr, Ardizzone e persino... i pacifisti.

PALERMO – Adesso ci si mettono anche i renziani. Dopo i “Cardiale-boys”, i deputati di Articolo 4, il presidente dell’Ars Ardizzone, il suo neocrocettianoexgrillino vice Antonio Venturino. E poi i Comuni (giusto per non racchiudere tutto nella diatriba con l’aspirante anti-Crocetta, cioè Leoluca Orlando), i Forestali, i dipendenti della Formazione, i sindacati, i lavoratori delle partecipate e persino quelli del Ciapi di Priolo. Ce l’hanno tutti con lui, che predica la pace: “Basta con gli odi”. Ma attira persino l’ira dei pacifisti: “Perché non ha patrocinato la marcia della pace ad Assisi?”.

Il presidente della Regione è accerchiato. Attorno a lui, terra bruciata dai vari fuochi che a stento ormai Rosario Crocetta riesce a spegnere. Giorni, questi ultimi, scanditi dai problemi, dai malumori, dalle offese e dai “mal di pancia”. Lievitati negli ultimi giorni, cresciuti al punto tale da gettare quasi ai margini i poveri “cuperliani” che fino a qualche giorno fa detenevano lo scettro dei disfattisti, degli sfascisti, dei “poltronisti”. E invece, guarda un po’, ci si mettono anche i renziani. Che sono al governo, per intenderci. Con una presenza massiccia e in ruoli-chiave. Un governo, tra l’atro, nel quale potrebbe iniziare a farsi strada un po’ di diffidenza su alcune scelte del presidente. In occasione della giunta in cui sono stati nominati i nuovi manager della Sanità, Nico Torrisi e Ezechia Paolo Reale hanno deciso di astenersi. Potrebbe essere un segnale.

Ma è sulle Province, sembrano dire ormai davvero tutti, che Rosario Crocetta ha fallito. E non è un fallimento come gli altri. Perché quella riforma è stata indicata come fiore all’occhiello di questa prima parte di legislatura. È stata il cavallo di Troia mediatico per esportare l’immagine di una rivoluzione che rischia di essere in gran parte smorzata con un colpo di penna. Quello che servirà per ricopiare (e in parte ridefinire) il decreto Delrio. Lo chiedono in tanti, ormai. Lo hanno chiesto le opposizioni, ovviamente. Ma non solo. Un appello così ampio da spingere Giovanni Ardizzone a lavorare a un testo largamente condivisibile oggi. Un testo alternativo a quello di Patrizia Valenti, che dell’Udc fa parte come il presidente dell’Ars.

Ma un testo per chiedere l’applicazione del Delrio esiste già. E anche in questo caso non è stato presentato dalle opposizioni. “La vicenda della Riforma delle Province – si legge in una nota di Articolo 4 – non può trascinarsi oltre. Si recepisca la legge Delrio, partendo dal disegno di legge già presentato da due settimane da Articolo 4, con una norma che la adegui alle esigenze siciliane migliorandola. Si raccolga, intorno a questa proposta il più ampio consenso possibile da parte di maggioranza ed opposizione senza dimenticare quanto di valido è stato fatto con la legge 8”.

La “carezzina” finale alla legge con cui la Regione ha cambiato il nome alle Province, non può nascondere la sostanza delle cose. La maggioranza ha tolto dalle mani di Crocetta la “epocale riforma” dell’ente intermedio. E l’ultimo “colpo”, il più duro, forse, da incassare, arriva persino dai renziani, appunto. Prima col sindaco di Siracusa Garozzo, poi anche tramite le parole del deputato regionale Vullo: “La riforma che ha introdotto i liberi consorzi non sta funzionando – ha detto – e per di più sta determinando lentezze nel procedimento di creazione dei nuovi organi intermedi. Anziché tentare un rattoppo come viene annunciato in queste ore, sarebbe meglio recepire le norma nazionale”. Ci si mettono anche loro, i renziani. Che rilanciano le richieste dell’Anci. I Comuni siciliani, guidati da un aggueritissimo (non è una novità, ovviamente) Leoluca Orlando, hanno attaccato frontalmente il presidente: “Non riteniamo il governo un interlocutore serio. Parleremo solo con l’Assemblea regionale”. E l’Ars è pronta a parlare. Un dialogo che taglia fuori Crocetta.

Che dovrà fronteggiare, nei prossimi giorni, anche le mozioni di censura a Scilabra e Vancheri. Che fanno rima con Lumia e Confindustria. L’attacco “politico” è al cuore dell’identità di questo governo regionale. Le censure avrebbero, insomma, una portata politica che Crocetta non potrebbe sottovalutare. Nel frattempo, però, di mozione rischia di aggiungersene un’altra. L’ha annunciata Antonio Venturino. E l’assessore nel mirino, stavolta, è quello al Lavoro, il renziano Giuseppe Bruno, “colpevole” di avere per l’ennesima volta disertato la commissione Lavoro. E Venturino sarebbe un amico, un alleato del governatore. Così come sono alleati-amici i parlamentari del Pdr che non hanno preso affatto bene una battutaccia del presidente dopo l’esito delle elezioni di Siracusa (“Morto un Pippo Gianni se ne fa un altro”), e hanno risposto per le rime, costringendo lo stesso governatore alle scuse.

Nel frattempo, i Palazzi “scottano”, non solo dal punto di vista politico. Due giorni fa, sotto Palazzo d’Orleans, Forestali, dipendenti dei Consorzi di bonifica, formatori hanno protestato con toni molto duri nei confronti del governatore. Ieri a Palazzo dei Normanni, in commissione bilancio, una sfilata di enti alla canna del gas: alla Sas rischiano di mancare cinque milioni, al Ciapi 800 mila euro, qualche centinaia di migliaia di euro agli stessi Consorzi.

Già, ma il presidente apparentemente vuole spegnere i fuochi. Dice che in passato le proteste erano maggiori, e più temibili. E invita a evitare gli “sfascismi”. “Basta con gli odi”, ha chiesto in modo accorato. Basta con gli odi. Il presidente cerca la pace. E invece, trova la guerra persino da parte dei … pacifisti. “Sorprende che la richiesta di patrocinio e della presenza alla marcia Perugia-Assisi del presidente Rosario Crocetta, avanzate dall’organizzazione nel periodo estivo, – ha dichiarato Francesco Lo Cascio presidente Mir Palermo per il ‘Comitato per la Nonviolenza, la Pace e i Diritti Umani’ che raccoglie associazioni e Ong pacifiste – siano state ignorate dalla presidenza della Regione Siciliana. La promessa di una ‘Rivoluzione Siciliana’del Presidente Crocetta,  – prosegue – non poteva non riguardare il destino di Pace della Sicilia in mezzo ad un Mediterraneo, oggi attraversato da tanti conflitti. Dia la sua adesione alla marcia del 19 ottobre ad Assisi e dichiari la Sicilia ‘Ente locale per la pace’”. Ma per il presidente, oggi, davvero non c’è pace. Attorno a lui, solo terra bruciata.


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