PALERMO- Chi non ha mai aspettato, a Palermo, un autobus alla fermata, chi non è mai salito a bordo, chi non è mai andato a Mondello col naso delicatamente poggiato nell’incavo ascellare del vicino di pena, non ha mai saputo cosa sia veramente la pazienza.
E’ lì, sotto il sole o sotto la pioggia, che si forma l’attitudine panormitana alla rassegnazione. Per i primi dieci anni, ti lamenti e inveisci se il corpaccione arancio-meccanizzato non arriva in tempo utile. Poi ci fai il callo.
Gli autobus e il Coronavirus
Le regole imposte dalla pandemia hanno, nell’esperienza comune, necessariamente peggiorato le cose.
Meno posti disponibili, sulla carta, meno fermate e adesso che si torna, poco a poco, alla vita, è sempre più complicato ottenere il rispetto delle regole.
Tanto che, l’altra volta, perfino un uomo mite come il consigliere comunale Toni Sala non ci ha visto più e ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Ma si! Sono ragazzi. Linea 101, oggi pomeriggio, da via Libertà alla Stazione centrale. Folla sull’autobus, nessun distanziamento sociale, poco rispetto delle regole. Offrire un servizio pubblico, significa offrirlo in sicurezza ed a vantaggio di chi non ha un’automobile con cui raggiungere la Ztl centrale o quella di ‘Mondello’. E questa riflessione, semplice, non è indirizzata all’Amat, ma a chi ha la responsabilità politica della mobilità cittadina. Ma per trovare o comprendere se le soluzioni individuate funzionano bisogna salire su un autobus, farsi un giro e accorgersi di cosa significa, oggi, usarne uno a Palermo”.
Il caos e gli autisti nel mirino
Ecco, l’idea del consigliere Sala – che, per inciso, con la sigla ‘Avanti Insieme’ sostiene la maggioranza di Palazzo delle Aquile – non sarebbe poi tanto paradossale, se declinata in un certo modo. Forse, un componente estratto a sorte della giunta comunale potrebbe farselo quel giretto a bordo, proprio per rendersi conto del caos. Nel mirino ci sono come sempre i poveri autisti a cui vengono richiesti atti di eroismo e che spesso pagano le spese di inefficienze che non dipendono da loro.
Qualche settimana fa, per esempio, secondo la cronaca fin qui disponibile, una dipendente Amat è stata aggredita perché aveva appena chiesto ad alcuni ragazzi di rispettare le norme imposte dal distanziamento e di prendere l’autobus che sarebbe sopraggiunto.
I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione per la sicurezza che manca, per il personale che non c’è. “La situazione era difficile prima ed è più difficile adesso – spiega Fabio Danesvalle della Faisa-Cisal – attendiamo le mosse del prefetto, diamo atto all’azienda dei suoi sforzi. Ma il momento resta comunque critico”.
“Impossibile rispettare le regole”
Michele Cimino (nella foto) che dell’Amat è il presidente, spiega: “Le norme sul distanziamento, sulle mascherine e sulle presenze non sono cambiate. Tra l’altro ci sono problemi per la difformità delle ordinanze tra regione e regione. Se uno parte da Milano per andare, per dire, a Venezia, rischia di confondersi. La verità? E’ impossibile fare rispettare queste regole, specialmente su certe linee affollate, come quelle che vanno a Mondello. Ma non si tratta di un disagio soltanto palermitano, succede ovunque. Io vorrei tentare un ragionamento: il trasporto pubblico è un servizio essenziale e servono risorse come per gli ospedali e per la scuola. Noi scontiamo antichi buchi nell’organico. Il concorso per cento autisti sta marciando, però il lockdown ha ritardato un po’ tutto”.
Insomma, a conti fatti si ha l’impressione del tipico caos organizzato, una specialità locale, che si regge in piedi non si sa bene come.
Non resta che sperare e, come sempre, aspettare. Ci vuole pazienza.