Autonomia differenziata, Renna rilancia le critiche dei vescovi siciliani

Autonomia differenziata, Renna rilancia le critiche dei vescovi siciliani

L'arcivescovo di Catania parla di un "tabù" siciliano

CATANIA – “Quella siciliana è l’unica conferenza episcopale in Italia che si è presa la briga di studiare e fare una dichiarazione congiunta sull’Autonomia differenziata”. Monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania, rivendica con orgoglio il lavoro svolto dalla Cesi, la conferenza dei vescovi dell’Isola presieduta da Antonino Raspanti (Acireale), che a inizio marzo ha pubblicato una nota sul progetto che attualmente vede impegnato il ministro leghista Roberto Calderoli per assecondare le richieste – legittimate dalla consultazione referendia del 2017 – di Lombardia e Veneto. Un testo controverso, attualmente al vaglio della Camera dei deputati, che ha suscitato finora forti reazioni. Da Nord a Sud. “La secessione dei ricchi” così l’ha definita addirittura il vescovo di Verona, Domenico Pompili.

Autononima differenziata: il tabù siciliano

“Ho paura che in Sicilia sia diventato un po’ un tabù parlarne, immagino che sia per tutto ciò che si sarebbe potuto fare per l’Autonomia che abbiamo già” ha commentato ancora Renna. “Essere cittadini e democratici non significa soltanto aspettare il momento del voto, ma saper studiare e interpretare le leggi” ha detto ancora l’arcivescovo di Catania non nascondendo la preoccupazione: “C’è chi ritiene che l’Autonomia differenziata potrà portare benefici ad alcune parti d’Italia, può darsi. Noi temiamo, però, che porterà disuguaglianze”.

E spiega: “Non penso tanto alla nostra Regione, ma al Molise o alla Basilicata: non dobbiamo dimenticarci di essere tutti italiani. Siamo cittadini d’Italia. Bisogna mettere da parte l’orgoglio isolano e pensare da italiani e da europei” ha sottolineato Renna.

La riflessione tra i vescovi

Il documento dei vescovi siciliani ha aperto la riflessione all’interno dell’episcopato italiano. Sarà compito della Cei, ora, arrivare a delle conclusioni che tengano conto del parere dell’intera comunità cattolica nazionale. A inizio mese, la Cesi aveva sottolineato le diverse criticità riscontate nel testo al vaglio del parlamento. In particolare, i pastori siciliani avevano affrontato i nodi inerenti l’Autonomia isituzionale di cui gode l’Isola: “Una regione sì a Statuto speciale, ma che non ha visto ancora non del tutto attuato quanto contemplato in esso”.


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