PALERMO – Da un lato la richiesta di vedere retribuite le ore di tirocinio effettuate regolarmente, dall’altr ala paura per un futuro senza prospettive di lavoro. La vicenda dell’Avviso 22 della Regione Siciliana si muove su una duplice direttrice. “Il bando che avrebbe dovuto facilitare l’inserimento lavorativo di 1.741 tirocinanti si è concluso con il 10% di contratti a tempo determinato e part-time – dice Oreste Lauria, portavoce della categoria -, ma ora non vediamo prospettive e ci sentiamo abbandonati dalla politica”. All’assenza di futuro si aggiunge la beffa per chi ha svolto quelle ore di tirocinio ma non è stato ancora pagato: c’è chi attende tremila euro, chi seimila, in base alle ore effettuate. I primi tirocini arrivarono nel settembre 2019, gli ultimi nel 2021 (imprese di pulizie, studi legali, scuole). Tante speranze, ma alla fine pochi risultati.
In primis c’è il problema dei mancati pagamenti di alcuni tirocinanti.
“Ne restano ancora trecento, una vera beffa. Per un centinaio di questi le pratiche stanno andando avanti ma altri 189 sono in bilico a causa dell’assenza di documentazione da parte degli enti di formazione presso i quali sono stati attivati i tirocini”.
Un problema non da poco anche se la Regione ha annunciato un intervento.
“Ci sono diversi passaggi burocratici che bloccano i pagamenti, oltre al grande problema legato agli enti di formazione. Molti hanno concluso i loro rapporti di lavoro con i tutor, figure centrali per la rendicontazione dei corsi. Ma il bando è chiaro: non sono gli enti i responsabili di tutta la procedura, è la Regione che deve farsi carico di ultimare i controlli e pagare. Come portavoce chiedo l’intervento del presidente della regione siciliana Renato Schifani trovarne la soluzione per garantire i diritti costituzionali dei tirocinanti”.
C’è poi il grande punto interrogativo sul futuro.
“Ci sentiamo abbandonati e senza prospettive. Molti di noi ricevono il Reddito di cittadinanza, altri invece, proprio per questi pochi euro ottenuti e rendicontati da Cud emessi dalla stessa Regione Siciliana, non possono ottenere il sussidio”.
Avete chiesto una soluzione al mondo politico?
“Certo, tutti conoscono la nostra situazione. Quel bando aveva una dotazione di 22 milioni di euro perché disegnato per accogliere seimila tirocinanti, ma visto il numero esiguo dei partecipanti e altrettanto minimo dei contratti sottoscritti al termine del tirocinio, a conti fatti, sono rimasti circa 18 milioni di euro. CI chiediamo dove siano finiti questi soldi”.
Proponete una soluzione?
“Quel denaro rimasto in cassa deve essere utilizzato per il nostro futuro. La Regione metta in campo dei progetti di reinserimento lavorativo, vogliamo lavorare e abbiamo acquisito le competenze. Abbiamo il diritto di costruire il nostro futuro e per questo facciamo un appello al tutta la politica siciliana e, in particolar modo, al governatore Renato Schifani”.