Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’avvocato Lillo Fiorello, per conto del magistrato Monica Boni. Il legale smentisce quanto sostenuto dall’avvocato Salvatore Ferrante. Quest’ultimo, dopo la celebrazione di un processo in Cassazione, chiuso con la condanna all’ergastolo del suo assistito per omicidio, ha inviato una protesta formale “per un fatto increscioso” indirizzata al presidente della Repubblica, al ministro della Giustizia, al vice residente del Csm, al primo presidente della Suprema Corte di Cassazione e al procuratore generale.
Questa la replica:
“Su incarico della Dott.ssa Monica Boni, Presidente Titolare della Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 8 della L. 47/1948, in relazione a quanto riportato nell’articolo di questo giornale, in data 16.12.2025, nel quale sono riportati accadimenti, a dire dell’avvocato Salvatore Ferrante, verificatisi in occasione dell’udienza dell’11 dicembre 2025, di fronte alla Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, è doveroso osservare quanto segue.
L’episodio di cui riferisce l’avvocato Ferrante, così come è dato intendere alla luce di quanto riportato da questo giornale, non trova riscontro nella realtà dei fatti accaduti in quella udienza. In primo luogo, va osservato che, come dice lo stesso avvocato Ferrante, la decisione della Corte, la quale verteva su profili di censura ormai emancipati dalla decisione sulla colpevolezza dell’imputato, non presenta alcuna relazione con le presunte anomalie comportamentali della Corte di cui l’avvocato pur essendo non corrispondenti al vero ha inteso dare ampia comunicazione.
Le cose, in realtà, sono andate differentemente da come riportate dall’avvocato Salatore Ferrante. A quest’ultimo è stato accordato il rinvio (dallo stesso avvocato richiesto) dell’udienza (originariamente fissata per il 13 novembre) all’11 dicembre, con largo anticipo rispetto a quella dell’11 marzo 2026, prima data utile, proprio perché il suo assistito era sottoposto a misura cautelare custodiale. Il ritardo (dieci minuti rispetto all’orario stabilito delle 9.30) è dipeso da esigenze di tipo organizzativo (coordinare i due Collegi della Prima Sezione che si sarebbero avvicendati quel giorno). Il Consigliere Relatore si è soffermato puntualmente sul ricorso, illustrando la decisione impugnata ed i motivi proposti dal difensore, circoscritti ai profili del trattamento sanzionatorio e dell’applicabilità di aggravanti e attenuanti, senza pregiudizio all’esposizione dei temi in fatto ed in diritto posti con il ricorso.
La presenza di pubblico intervenuto per assistere all’insediamento del Primo Presidente Aggiunto della Corte di Cassazione non ha in alcun modo interferito con il regolare svolgimento dell’udienza né con l’espletamento del mandato difensivo. Del pari, la circostanza che, ad udienza in corso – si badi, udienza pubblica – abbiano fatto ingresso in aula alcuni alti magistrati della Suprema Corte e il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, non è stato di ostacolo alcuno alla discussione in cui era impegnato il difensore, tanto è vero che l’avvocato Ferrante non ha ritenuto di chiedere la sospensione dell’udienza”.
Le lamentele dell’avvocato Ferrante, circa il fatto che i magistrati durante la discussione del difensore fossero “indaffarati e distratti” “intenti a salutare in libertà chi stava entrando in aula, come se in quel momento non ci fosse un’udienza in corso” sono tutte prive di fondamento, non essendosi verificati né cenni della mano e sorrisi verso qualcuno celato alle sue spalle, né saluti in libertà. L’udienza si è svolta con il consueto ordine e decoro, né è stato richiesto all’avvocato Ferrante di abbreviare il proprio intervento.
La lamentata gravità dell’accaduto è smentita dal fatto che l’avvocato non ha chiesto di sospendere l’udienza e riprendere la discussione a cerimonia conclusa. Né durante il suo svolgimento ha lamentato distrazioni o comportamenti non consoni alla sede processuale da parte dei componenti del Collegio. Sorprende che l’iniziativa dell’avvocato Ferrante di rendere pubbliche le sue lamentele sia stata assunta dopo la sentenza della Corte e le sue doglianze non siano state rassegnate a verbale durante lo svolgimento dell’udienza. Pertanto, sarà intrapresa ogni iniziativa nelle opportune sedi a tutela della Presidente dottoressa Monica Boni”.

