Quanto denunciato dal Ministro Barca sugli artifizi di ingegneria finanziaria utilizzati dalla Sicilia per rendicontare le risorse UE spese, conferma la puntuale, coraggiosa e risolutiva proposta che la Cisl Sicilia ha lanciato nei giorni scorsi.
Quanto afferma il ministro Barca era ampiamente risaputo e scontato(già formalizzato dal Commissario UE la scorsa estate). Per la nostra Regione serve una scelta forte, concreta ed in grado di smuovere lo stagno pericoloso in cui la Sicilia e le regioni del Sud si sono imbucate da anni.
Tanti 9 miliardi da spendere entro il 2013. Pochi 24 mesi perché la Sicilia riesca ad utilizzare questo immenso tesoro per dare impulso all’economia, allo sviluppo, al lavoro. La vera e principale priorità, questa, riconosciuta da tutti tranne che dalla politica locale. Infiniti i limiti di competenza (burocrazia, incapacità tecnico progettuale), ambientali (pressioni del malaffare, clientele politiche, spinte lobby speculazioni) ed etici (degrado politico e scarsa consapevolezza di rispondere all’interesse generale). Inutile trascinarsi ancora per anni, limitarsi alle solite sterili lamentele. La Sicilia non ce la farà mai da sola a spendere i fondi disponibili, con le attuali condizioni e pessimo livello di progettualità.
Il presidente Lombardo, la sua Giunta, l’intera ARS ammettano di essere nell’impossibilità di onorare gli impegni con i siciliani, il governo e l’Europa. Non vuol dire sconfitta. La sconfitta definitiva, per tutti, sarebbe sprecare anche l’opportunità dei Fondi 2007/2013, continuare ad imbrogliare le carte per giustificare spese e bandi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo produttivo, le imprese serie e legali e con il lavoro vero. Si azzeri tutto e si decida con una larga intesa politica, di destinare tutte le risorse ancora libere per incentivare ed attrarre investimenti di impresa (sostegno rischio investimenti, facilitazione accesso al credito, favorire innovazione tecnologica ed energetica), agevolare l’assunzione di giovani nelle imprese (con ingente finanziamento per apprendistato e contratti di inserimento), per velocizzare le infrastrutture utili per modernizzare la Sicilia (viabilità e ferrovie, energia, rifiuti, dissesto ambientale). Concentrare tutte le risorse su questi soli tre obiettivi indispensabili per sviluppo è l’unica strategia di spesa possibile per avere benefici di crescita sull’economia e sul futuro della Sicilia.
La proposta della Cisl siciliana sui Fondi Ue non spesi, oltre che coraggiosa è molto concreta, perché aiuterebbe ad attivare l’interesse per investimenti economici veramente produttivi capaci di creare ricchezza, reddito ed occupazione aggiuntive. Una condizione che in Sicilia non si registra da decenni. Su questa proposta il sindacato dei lavoratori e le associazioni imprenditoriali intendono sviluppare una battaglia sociale, politica e di opinione. Nelle prossime settimane dobbiamo puntare a costringere la politica ed il governo della Sicilia ad assumere politicamente la scelta forte di azzerare la programmazione in corso e concentrare tutto e solo sugli obiettivi di sviluppo. Serve anche poco per allargare il consenso a tale proposta.
La motivazione forte e convincente sta nella consapevolezza, semplice quanto drammatica, che per incentivare la crescita economica e lo sviluppo, in questo momento, la Sicilia non possiede altre risorse che i 9 miliardi di euro offerti dai fondi UE ancora non impegnati. È una motivazione forte su cui dobbiamo e possiamo lanciare una battaglia sociale specifica e vincerla. Per altro la richiesta lanciata dalla Cisl al Presidente Lombardo è chiara e non lascia dubbi.
Il Governo Siciliano si faccia autorizzare dal Governo Monti e dalla Commissione UE ad azzerare la programmazione ancora non spesa e chieda loro assistenza tecnica e progettuale (da specifici team di tecnici esperti di Roma e Bruxelles) per bruciare i tempi burocratici e dotarsi di progetti e delle procedure adeguate, corrette, coerenti e compatibili con le linee e gli obiettivi che rendono spendibili (autorizzati) i programmi finanziati con Fondi UE. Ad una Sicilia drammaticamente in emergenza economica e sociale servono scelte improntate all’emergenza. Per questo vogliamo insistere ad avviare una mobilitazione in Sicilia su questi pochi messaggi chiari e comprensibili, per coinvolgere tutti coloro che sperano in una spinta decisiva all’economia dell’isola.
Una mobilitazione che segna, da una parte rilevante della società siciliana, una rottura col falso vittimismo meridionale, senza lasciare alcun alibi ai gravi ritardi e pesanti responsabilità, al disimpegno ed abbandono dei governi centrali a danno del Sud e della Sicilia.
Si tratta di mettere in campo un movimento di iniziativa congiunta tra il mondo del lavoro e delle imprese, di denuncia e di proposta, finalizzato a spostare tutte le risorse finanziarie e le azioni di governo e della politica verso l’urgenza di alimentare la ripresa dell’economia locale. Una azione di pressing da far coincidere con l’imminente iter per l’approvazione del Bilancio da parte della Regione. In questa condizione e su questo obiettivo la Cisl ritiene necessaria e possibile costruire una forte alleanza sociale tra le Organizzazioni dei lavoratori e delle imprese in Sicilia. Una azione di pressione sociale comune, tra lavoro ed impresa, per lo sviluppo economico e produttivo come Bene Comune.
Sarebbe la prima volta in Sicilia. La Cisl siciliana ci lavora da tempo e senza soste assieme alle altre confederazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali, anche nei prossimi giorni, per mettere in campo una vera e significativa quanto innovativa Forza d’urto in Sicilia. Innovativa perché il cartello dell’alleanza sociale con cui lanciare la proposta di “un piano Straordinario per l’emergenza economica e del lavoro in Sicilia” imperniato sulla spesa reale dei Fondi Ue disponibili, dovrà reggersi sulla consapevolezza reciproca ed un patto chiaro tra le associazioni: le imprese non vogliono e chiedono contributi a pioggia e clientele ed il sindacato non crede possibile e non chiede di creare ancora lavoro assistito per legge.
Una svolta, questa, di politica economica vitale per la Sicilia perché attiverebbe capitali privati aggiuntivi ad una parte dei Fondi UE (cofinanziamento), evitando come avvenuto nella fallita programmazione 2000/2006 il disastro della frammentazione e dispersione degli interventi finanziati.
Sarebbe peraltro una svolta sociale e culturale totale che renderebbe nuda e disarmata tutta la politica siciliana. Tra la più autoreferenziale e meno responsabile del Paese sui temi del lavoro e dell’economia. Sarebbe stata una scelta utile, responsabile e lungimirante se il Governo siciliano avesse partecipato ai tavoli tecnici congiunti col Governo Nazionale e la Commissione UE, in corso in questi giorni a Roma e Bruxelles, con la consapevolezza di dotarsi di una proposta forte, incisiva e coraggiosa, magari elaborata e condivisa con chi rappresenta realmente il lavoro e l’impresa in Sicilia.
Invece no; larga parte della politica siciliana per settimane, di fronte all’emergenza economica ha preferito perdere tempo a stimolare, fagocitare ed illudere rumorosi movimenti rilevatosi tanto inutili quanto dannosi. Allo stesso modo con cui certa politica elargisce e sostiene puntualmente feste e sagre paesane.
Maurizio Bernava. Segretario Generale Cisl Sicilia