"Conti in rosso? Colpa del passato | Sicilia maltrattata, lo dissi a Renzi" - Live Sicilia

“Conti in rosso? Colpa del passato | Sicilia maltrattata, lo dissi a Renzi”

L'assessore regionale all'Economia, Alessandro Baccei

L'assessore all'Economia: "Per chiudere il bilancio servono quasi due miliardi. Pronti nuovi tagli per 400 milioni, ma il resto dovrà passare da un dialogo con lo Stato che deve garantire all'Isola le somme che le spettano anche attraverso la revisione dello Statuto speciale. Ma in passato sono stati fatti tanti errori". La replica di Armao.

PALERMO – “Se il bilancio ha tutti questi problemi, la colpa è dei governi passati. Ma esiste una via d’uscita, ed è già sulla scrivania di Matteo Renzi. Adesso però serve un input politico”. Alessandro Baccei non vuole parlare di rimpasti e di politica. Lo chiede chiaramente ai cronisti, introducendo una conferenza stampa fatta di numeri, certo, ma anche di storie. “Certamente – ha spiegato Baccei, così come aveva già fatto in una intervista sabato scorso a Livesicilia – la Sicilia è stata per anni maltrattata da Roma e io ho fatto presente questo fatto. E lo dico a chi afferma che sarei venuto qui a fare gli interessi dello Stato centrale e non dei siciliani”.

Numeri, dicevamo. Che disegnano l’identikit di un bilancio che, così com’è, non può stare in piedi. “Tra entrate e uscite – spiega Baccei – c’è un disavanzo di tre miliardi. Questo in parte verrà colmato con strumenti che abbiamo già individuato. Resta da coprire circa 1,9 miliardi. E per farlo abbiamo già pensato a un paio di ipotesi che prevedono la revisione dello Statuto speciale”. Come coprire questo “buco” è il vero rebus finanziario di fronte al governo. Intanto, previsti nuovi tagli, per circa 400 milioni: quasi la metà riguarderanno la Sanità.

E poi, come detto, tutto passerà dalla concertazione con lo Stato, nei confronti del quale la Sicilia avanzerà le proprie richieste, avendo anche buone ragioni per farlo, stando alle parole di Baccei: “La Sicilia è stata penalizzata, basta guardare il livello delle entrate pro capite di gran lunga inferiori a quelle delle altre Regioni a Statuto speciale. E anche le spese sono più basse rispetto a quelle regioni. Perché le entrate sono così basse? Non perché Roma sia cattiva, ma perché le altre Regioni a Statuto speciale mentre noi bruciavamo i miliardi, andavano a rivedere, a rinegoziare lo Statuto. Noi non l’abbiamo fatto. E io questi dati li ho portati al sottosegretario alla presidenza del Consiglio e allo stesso presidente del Consiglio”.

E i numeri parlerebbero chiaro. Alla Sicilia spettano entrate per circa duemila euro ad abitante, mentre alla Regione a Statuto speciale messa peggio, a parte la Sicilia, ne spettano più di quattromila. Anche le spese non sono affatto superiori a quelle delle altre Regioni. E allora? Secondo Baccei la risposta a questa strutturale sofferenza va ricercata in alcune scelte dei governi passati: “Penso alla sparizione dal fondo dedicato di contributi dei dipendenti pubblici del cosiddetto ‘contratto 1’: quelle pensioni si sono spostate direttamente sul bilancio della Regione. E i contributi versati sono scomparsi. Ma ogni anno veniva a mancare mezzo miliardo per garantire le pensioni. Nel 2001 – continua – era stato creato un Fondo da due miliardi per i residui inesigibili. Era vincolato, ma è stato prima svincolato e poi svuotato. Inoltre sono state inventate alcune valorizzazioni immobiliari fantasiose da circa 500 milioni l’anno. Alcuni modelli econometrici hanno portato a una scomparsa di altri due miliardi l’anno. Tutto questo è stato fatto da governi passati che avevano un avvocato a guidare l’assessorato all’Economia”. Il riferimento è a Gaetano Armao, che anche nei giorni scorsi ha fortemente criticato le scelte economiche dell’assessore Baccei. Altre criticità in vista della formazione del prossimo bilancio, invece, si possono far risalire a fatti molto più recenti: “Dal prossimo bilancio, a differenza di quello appena chiuso – ha ricordato Baccei – non potremo usare i Fondi di sviluppo e coesione per il contributo alla spesa pubblica. Contributo che, secondo me, è anche spropositato: 1,3 miliardi di euro l’anno mi sembra una cifra esagerata, che dovremo rivedere con lo Stato”.

E con lo Stato sono tante le cose da rivedere. “Non esiste, credo, altra strada” ha insistito Baccei, facendo riferimento a una sorta di “patto” da stipulare col governo centrale per provare a colmare i circa 1,4 miliardi che resterebbero di “buco”, dopo aver apportato tutti i tagli possibili. E il Piano c’è. E consiste, come anticipato da Baccei a Livesicilia sabato scorso, nella revisione dello Statuto speciale. Prima attraverso una sorta di accordo pattizio che interverà sui decreti di attuazione dello Statuto stesso. Quindi, successivamente, con la riforma dell’impianto stesso dello Statuto, con la possibile abolizione di uno degli articoli più discussi, il 37, quello che obbliga le aziende che producono in Sicilia a versare le imposte nell’Isola.

Come si trova allora quel miliardo e mezzo per mettere su il bilancio? Circa 150 milioni dovrebbero arrivare dalla vendita di immobili del patrimonio regionale e dalla vendita delle quote delle società partecipate. Altri 50 milioni dalla riscossione di diritti di motorizzazione negati, altri 27 milioni dal recupero di gettito Irap. All’orizzonte, però, anche una possibile “mini-stangata” per i siciliani: la Regione infatti promuoverà il recupero delle tasse di circolazione non pagate negli ultimi tre anni.

Ma il “grosso” riguarda appunto la ridefinizione dei rapporti con lo Stato e quelli legati alla sentenza della Corte costituzionale che riconosce il diritto dell’Isola a incassare le accise legate a energia e carburanti: circa 230 milioni. Che sarebbero stati molti di più se Crocetta non avesse rinunciato, un anno e mezzo fa, agli effetti positivi dei contenziosi con lo Stato. Così, nelle casse dell’Isola entreranno solo le somme dovute fino al 2013. Dal 2014, come detto, scatta la “rinuncia”. E ancora, ecco il miliardo di euro che dovrà venire fuori invece dalla rinegoziazione dei rapporti con lo Stato. La fetta più grossa del miliardo è legata alla compartecipazione dell’Isola alla spesa sanitaria. Oggi sfiora il 50 per cento, mentre nelle altre Regioni è di poco superiore al 42 per cento. Un dislivello che si traduce, in Sicilia, in mancati introiti per 600 milioni l’anno.

La proposta insomma esiste già. Ed è sul tavolo di Renzi. “Adesso – ha detto Baccei – deve intervenire la politica. Il presidente Crocetta? Certamente. Io ovviamente sono di supporto da un punto di vista tecnico. Mercoledì intanto procederemo con la discussione del Dpef in commisisone bilancio. Spero che la bozza della manovra possa essere pronta per metà novembre e credo che potremo evitare quest’anno l’esercizio provvisorio”. Ma in quel bilancio non ci sarà ancora traccia dell’eventuale accordo con lo Stato: “Metteremo in bilancio certamente le spese obbligatorie cioè stipendi, mutui, copertura del disavanzo, partecipazione alla spesa europea. Se avanzerà qualcosa andremo secondo le priorità”. Ma intanto, anche sulla testa dell’assesssore incombe l’azzeramento della giunta annunciato da Crocetta: “Il rischio che in caso di rimpasto si possa interrompere il percorso avviato? Posso solo dire – ha concluso l’assessore- che non vedo, a prescindere da tutto, altre strade possibili”.

La replica dell’ex assessore Gaetano Armao

“Spero che stavolta l’assessore Baccei accetti il confronto pubblico che da tempo gli ho proposto. Così scopriremo se ha il coraggio di ripetere tutte le sciocchezze, le inesattezze e le fandonie che ha detto ieri, ben protetto  dall’assenza della controparte”. Così Gaetano Armao, coordinatore nazionale di Sicilia Nazione replica alle dichiarazioni del responsabile regionale dell’Economia, Alessandro Baccei. “Ho già fornito le prove che smontano tutte le tesi strampalate e confuse formulate ieri dall’assessore ‘per conto Renzi’; sono fatti, non chiacchiere da bar – aggiunge Armao – E al contrario di Baccei non ho timore di confrontarmi pubblicamente con lui o di incontrarlo, se preferisce, al termine di una lezione di contabilità pubblica, per illustrargli queste evidenze e anche per spiegargliele qualora non le comprenda da solo”.


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