Quei siluri a Baccei nel vertice | Crocetta: parliamo lingue diverse - Live Sicilia

Quei siluri a Baccei nel vertice | Crocetta: parliamo lingue diverse

All'incontro che ratifica l'ingresso in giunta di Pistorio, il presidente della Regione recita la sua requisitoria contro l'assessore all'Economia. Silenzio dal Pd: è un problema tra il governatore e Renzi. Lo scoglio del ddl Province.

il retroscena
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PALERMO – Il diretto interessato arriva quando la riunione è iniziata da un pezzo: una questione di opportunità. Giovanni Pistorio entra nella sala di Palazzo d’Orleans in cui Crocetta sta incontrando la sua maggioranza, ma già sa che sulla sua nomina c’è il via libera unanime da parte dei presenti. Il clima è disteso ma i toni del governatore si accendono quando recita la sua requisitoria contro l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei: “Continuiamo a parlare lingue diverse”, è il pensiero di Crocetta che chiede all’assessore meno rigidità nella gestione dei conti e, soprattutto, più ampi margini di manovra per attuare quelle politiche di “coesione sociale a difesa dei deboli” evidenziate anche nella nota ufficiale diramata a conclusione del vertice. Il governatore poi arriva a una conclusione: “Così non si può andare avanti”. Fredda la reazione della delegazione del Pd, composta dal capogruppo all’Ars, Baldo Gucciardi, e dal segretario regionale Fausto Raciti: nessuna levata di scudi da parte dei democratici, che considerano l’assessore all’Economia espressione di “un accordo” tra il presidente e il governo nazionale. Dalle parti di via Bentivegna, dunque, l’affaire Baccei non viene considerato all’ordine del giorno: affari tra Crocetta e Renzi.

E’ il giorno in cui il governatore dà una mano di vernice al suo esecutivo, tingendolo timidamente con i colori della politica che però resta ‘ospite’ nelle stanze di Palazzo d’Orleans. Di lì a poco arriverà la doccia fredda delle dimissioni di Caleca, che sorprenderanno anche gli stessi rappresentanti di Sicilia democratica. Pistorio, dunque, entra in giunta “ma la sua nomina – racconta una voce di maggioranza – non sarà in alcun modo un grimaldello che aprirà la strada al rimpasto”. Su questa linea convergono anche gli altri presenti: dal tandem Picciolo-Cimino (Pdr) a Lumia e Malafarina (Megafono), passando per il socialista Oddo e Turano (Udc). Il tutto con buona pace di chi, come il presidente della commissione Sanità all’Ars Pippo Digiacomo, si era spinto in avanti fino a indicare la strada verso un esecutivo politico tout court, “nel quale – aveva avvertito – si conti giusto qualche prudente inserimento tecnico”. Una posizione, quella del deputato ragusano, rimasta comunque abbastanza isolata nell’universo dei democrat. Il partito, infatti, non sembra avere alcuna voglia di impegnarsi in prima persona in un esecutivo che in tanti giudicano ormai sul viale del tramonto.

Intanto, c’è un esecutivo da rilanciare e una maggioranza da ricompattare. Un obiettivo a breve termine che vedrà nella riforma delle Province il primo banco di prova. Il grado di compattezza della maggioranza si misurerà sulle modifiche al ddl: su tutte l’elezione del presidente dei nascituri consorzi. Il testo prevede l’elezione attraverso il voto dei consiglieri, mentre l’opposizione chiede che siano i cittadini a esprimersi con il voto. Il fronte creato da Nello Musumeci in questi giorni ha attirato anche le simpatie di diversi deputati di maggioranza che potrebbero cedere alla tentazione di mandare un segnale poco tranquillizzante a Crocetta.

 


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