PALERMO – “Le nuove generazioni di Cosa nostra lo devono sapere che Leoluca Bagarella è un infame perché fece arrestare suo fratello Calogero e poi il cognato Totò Riina”. Il pentito Gaetano Grado, teste al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, attacca il boss corleonese Bagarella accusandolo di avere tradito e fatto arrestare due padrini corleonesi. A rivelare la circostanza a Grado sarebbe stato lo stesso Riina che poi, però, gli avrebbe chiesto di non farne parola. “Per gli ideali mafiosi – ha aggiunto – Bagarella non avrebbe nemmeno potuto far parte di Cosa nostra visto che aveva fatto lo sbirro”.
Secondo il pentito, Bagarella, che era stato arrestato dai carabinieri, consentendo la cattura del fratello e del cognato avrebbe cercato di evitare ritorsioni e percosse. “Io fui picchiato per giorni – ha spiegato – ma non ho parlato”. Il legale di Bagarella ha eccepito che le date degli arresti di Riina e del cognato sono incompatibili con la ricostruzione del collaboratore di giustizia e che Calogero Bagarella, morto nel ’69 durante la strage di viale Lazio, non è mai stato arrestato.