Il processo all'ex sindaco grillino di Bagheria - Live Sicilia

Bagheria, regge una sola accusa: 8 mesi all’ex sindaco Cinque

Cadono gli altri cinque capi d'imputazione. Assolti gli altri imputati

PALERMO – Cadono tutti i capi di imputazione. Ne regge soltanto uno, che costa la condanna a 8 mesi, pena sospesa, all’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e all’ispettore della polizia municipale Domenico Chiappone. Cinque era stato eletto dal Movimento 5 Stelle, di cui non fa più parte. La richiesta di condanna era di un anno e sette mesi. Gli avvocati Antonio Di Lorenzo, Rosalba Scardina e Filippo Liberto annunciano ricorso in appello.

Per Cinque ha retto un solo un capo di imputazione dei sei contestati. Riguardava un caso di abusivismo edilizio. Al protocollo del Comune fu presentata quella che sembrava l’autodenuncia di un cittadino che disse di avere costruito un immobile abusivo.

Si trattava di Domenico Buttitta, il cognato del sindaco. Chiappone ne parlò con Cinque che chiamò il cognato. In realtà era stata opera di un anonimo. Agli imputati è stata contestata la rivelazione del segreto di ufficio. La difesa ha invece sostenuto che non ci fosse alcun segreto perché in ogni caso per legge il sindaco, in quanto tale, avrebbe avuto diritto di conoscere i fatti. Gli avvocati della difesa preannunciano ricorso in appello.

Davanti al Tribunale presieduto da Vittorio Alcamo sono caduti tutti gli altri capi di imputazione. Assolto nel merito Patrizio Cinque dalla presunta turbativa d’asta per l’affidamento diretto da 5 milioni del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, per il falso ideologico e la storia delll’affidamento del Palazzetto dello Sport.

Cadendo questa ultima ipotesi è arrivata l’assoluzione anche per l’ ex commissario della Provincia di Palermo Manlio Munafò (difeso dagli avvocati Marcello Montalbano e Girolamo Rubino) e Salvatore Rappa, legale rappresentante dell’associazione sportiva Nuova Aquila Palermo.

Assolto anche il geometra Onofrio Lisuzzo, difeso dagli avvocati Salvo Priola e Letizia Coassin, per cui era stata avanzata una richiesta di condanna 6 anni e 4 mesi per falso ideologico in atto pubblico e di falsità materiale commessa in atto pubblico da pubblico ufficiale e per turbata libertà degli incanti.

Assolti il funzionario comunale Romolo Maggio, difeso dall’avvocato Pietro Canzoneri (per lui c’era la richiesta più pesante: 8 anni e 4 mesi), e la dipendente comunale Angela Rizzo, difesa dall’avvocato Toto Corrdaro (erano imputati entrambi per falso).

Assolto infine anche l’assessore ed allora vicesindaco Fabio Atanasio, difeso dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Antonio Vecce.

Ecco la nota dei legali di Cinque: “Esprimiamo piena soddisfazione per questo importante risultato ottenuto con la sentenza di primo grado che ha visto il Tribunale distaccarsi dalle tesi avanzate dalla Procura. Dopo più di 4 anni siamo riusciti a mettere il punto sulla totale estraneità a condotte illecite dell’ex sindaco Cinque in relazione alla gestione dei rifiuti e all’assegnazione del Palazzetto dello Sport di Bagheria. Patrizio Cinque ha sempre operato nel solo ed unico interessa della comunità bagherese, perseguendo interessi pubblici e non certo privati. Oggi la sentenza emessa dal Tribunale di Termini Imerese conferisce certezza a tutto questo. Rimane il rammarico per la condanna ad uno solo dei sei capi di imputazione che venivano contestati, relativo alla rivelazione di segreto d’ufficio in merito all’immobile di proprietà del cognato. Attendiamo con fiducia le motivazioni della sentenza e valuteremo l’impugnazione in Corte d’Appello. Ciò anche in considerazione dell’assoluzione del cognato per il reato contestato nella medesima vicenda. Oggi, comunque, riteniamo di avere raggiunto un importantissimo risultato, considerata la piena assoluzione da reati di particolare rilevanza con la turbativa d’asta, il falso, l’abuso d’uffico e la turbativa nella scelta del contraente”.

“Sono soddisfatto della sentenza – aggiunge Cinque – sia per la mia posizione che per quella di tutti i dipendenti assolti dalle accuse formulate in questo processo. Questa decisione dimostra come la macchina amministrativa del comune di Bagheria ha operato nella piena legalità. Ringrazio i miei difensori che hanno seguito con notevole attenzione il procedimento sin dalle prime fasi. Attendo fiducioso le motivazioni della sentenza. Sono certo che in appello riusciremo a chiarire anche la vicenda che riguarda l’unico capo d’imputazione per cui è stata pronunciata sentenza di condanna”.


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