(Roberto Puglisi) “I blitz sono importanti, come la repressione, ma bisogna andare oltre. A Ballarò si muore ancora di droga e di crack, per overdose. L’ultimo caso si è verificato appena qualche giorno fa. La vittima è un ragazzo di quarant’anni, conosciutissimo: purtroppo, non c’è stato niente da fare”. Nino Rocca (nella foto in primo piano) ha le scarpe usurate per tutte le strade difficili che ha percorso. E’ un volontario di tutto e per tutti. Adesso, dà una mano a Francesco Zavatteri, il papà di Giulio, stroncato a diciannove anni dal consumo di crack. Ed è lui che racconta a LiveSicilia.it quello che accade nella piazza di spaccio a cielo aperto fra le più grandi di Palermo, coinvolta in una capillare operazione delle forze dell’ordine.
“Ci sono stati degli elementi dissuasivi – dice Nino – come una cancellata messa sulle scale della biblioteca comunale. I consumatori, però, si sono soltanto spostati in luoghi diversi, nelle stradine più nascoste. Il ragazzo che è morto assumeva di tutto, io lo conoscevo bene. Il problema è che di queste cose si ricomincia a parlare adesso, dopo dieci anni. L’assessore alle Attività sociali, Rosi Pennino, fin qui, si è mostrata una interlocutrice attenta. Ai primi di aprile è stato convocato un nuovo tavolo tecnico, un passo importante. Occorre la prevenzione”.
L’orizzonte si chiama ‘La Casa di Giulio’, il centro di accoglienza a bassa soglia che Francesco Zavatteri vuole far nascere proprio a Ballarò. Qualcosa si sta smuovendo. “Palermo – racconta Nino – è stata la prima città d’Italia dove è esplosa la questione del crack. Ci sono consumatori di quattordici anni e pusher molto giovani che sono i componenti di alcune delle famiglie del quartiere che cuociono la droga. La materia prima per il crack, la cocaina, viene fornita dai clan mafiosi che stanno investendo sul commercio, perché i guadagni sono enormi. Bisogna, insisto, fare prevenzione, nelle scuole, come dovunque”.
Una speranza c’è e poggia sulle lacrime del papà di Giulio e di altri genitori che si stanno impegnando al massimo. Affinché quei figli strappati al loro amore possano rinascere nel futuro di coloro che verranno salvati.