'Barbera' macchiato dalla squalifica | Reputazione rovinata in una sera - Live Sicilia

‘Barbera’ macchiato dalla squalifica | Reputazione rovinata in una sera

Gli episodi con la Lazio imbrattano un passato nell'era Zamparini in cui la tifoseria rosanero si era distinta per ordine e sportività.

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PALERMO – Che la gara contro la Lazio, con i conseguenti disordini durante i 90′ del ‘Barbera’, dovesse portare delle forti ripercussioni lo si teneva in conto ma la scelta del giudice sportivo di tenere chiusi i cancelli dell’impianto del capoluogo per il prossimo incontro casalingo probabilmente non se lo aspettava nemmeno il club di viale del Fante e gran parte della Palermo rosanero. Una ‘macchia’ sul curriculum dello stadio palermitano e della sua stessa tifoseria che dopo tanti ottimi esempi di sportività nei confronti della propria squadra e sopratutto dell’avversario torna indietro a tempi bui in cui la sicurezza era un concetto relativo.

La decisione di chiudere le porte contro l’Atalanta imbratta dunque la memoria di alcuni momenti altrettanto difficili per la società rosanero affrontati però in passato positivamente dai supporters siciliani. Come dimenticare infatti gli applausi del 13 marzo 2005 nella  pesanti sconfitta contro l’Udinese, nella stagione del ritorno in serie A dopo 31 anni, per 5-1 in cui gli uomini di Guidolin vennero comunque incitati dopo una gara pessima o, ancor più significativamente, sei anni dopo con quello stesso Guidolin dall’altra parte che con i suoi bianconeri rifilò un perentorio 0-7 che entrò a suo modo nella storia. Anche in quel caso non un petardo o un fumogeno volò dagli spalti ma applausi per l’avversario che dimostrò una netta superiorità con la coppia extraterrestre composta da Alexis Sanchez e Totò Di Natale.

Quella gara costò la panchina a Delio Rossi, che poi appena un mese dopo tornò in sella per condurre i suoi uomini alla finale di Coppa Italia contro l’Inter a Roma. Proprio la trasferta nella Capitale fu l’esempio più fulgido di quanto la tifoseria rosanero nell’era Zamparini potesse esprimere gioia, orgoglio e speranza verso i propri colori invadendo pacificamente piazza di Spagna (e sappiamo bene di altri sostenitori di club molto più a nord della Sicilia che nel medesimo luogo seppero solo portare distruzione, ndr).

Ecco dunque che quella rabbia, esplosa nel modo peggiore durante il posticipo domenicale, chiude forse idealmente quello che era partito come un sogno, trasformatosi poi in disillusione nell’anno della prima retrocessione con in sella il patron friulano, infine divenuto tristemente incubo nell’attuale folle stagione in cui i veri tifosi, e non i protagonisti delle contestazioni eclatanti con la Lazio, hanno detto basta dopo una stagione da spettatori non paganti ad uno spettacolo poco edificante.


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