La Basilica di San Giovanni | risplende di nuova vita - Live Sicilia

La Basilica di San Giovanni | risplende di nuova vita

La basilica di San Giovanni alle catacombe

Domani riemerge da un restauro di due anni. Svelato un uso sacro del sito già in epoca precristiana.

SIRACUSA – È uno dei principali biglietti da visita della città, con la facciata normanna – col vistoso rosone che rappresenta la redenzione – su tutte le guide turistiche. È la più antica traccia di cristianità sul territorio, prima cattedrale di Siracusa, dove secondo tradizione, nel 61, predicò l’apostolo Paolo. E, posta a poche centinaia di metri sia dal santuario della Madonna delle lacrime sia dal parco archeologico con il Teatro greco, compone un trittico di stratificazioni culturali tra le maggiori attrattive della città aretusea.

Domani riemerge da un restauro di due anni la basilica di San Giovanni alle catacombe. Una settimana dopo l’inaugurazione della statua di Archimede, dunque, Siracusa mette a segno un altro colpo in vista della stagione turistica. Tra ritrovamenti, interventi eseguiti e infrastrutture realizzate, il restauro che verrà presentato domani mattina alle 10, alla presenza dell’arcivescovo Salvatore Pappalardo e della soprintendente Rosalba Panvini, ha una importanza che fa dire alla soprintendente: “Viene restituita alla collettività e al patrimonio culturale un’ulteriore eccellenza dell’eredità storica della città e che ne rafforza l’offerta culturale”.

Il rinvenimento storico: a un metro e mezzo sotto il livello di calpestio, una base di colonna in marmo bianco, ancora impostata nella posizione originaria, ha svelato un uso sacro del sito già in epoca precristiana.

L’infrastruttura realizzata durante il restauro: con la chiesa posta a un livello più basso rispetto alla piazza, mancava un’opera di deflusso delle acque meteoriche. Deficit che aveva causato le infiltrazioni all’origine del degrado della sottostante Cripta di San Marciano. Perciò è stato realizzato un impianto di smaltimento delle acque meteoriche che adesso veicola l’acqua in una unica vasca di raccolta.

Le due facciate rimesse a nuovo. Tolti già i ponteggi sono apparse ai profani – ma anche a qualche storico dell’arte – di colore troppo chiaro. La soprintendente Panvini ha spiegato così il lavoro: “Abbiamo cercato di raccordarci cromaticamente al colore della pietra esistente. È un colore neutro, non invasivo. È a base di calce, rispetto a quello che c’era prima che era cemento: assicura una maggiore compatibilità chimico-fisica con le caratteristiche della pietra. Togliendo lo sporco che si era accumulata nei secoli, l’impatto era inevitabile”.

Infine la cripta di San Marciano e i suoi affreschi restituiti a nuova vita: “Si trovavano in condizioni di degrado tali da comprometterne la conservazione e l’integrità”, ha spiegato l’architetto Aldo Spataro dalla Soprintendenza. “Merito del restauro – ha proseguito – è quello di avere restituito alla collettività e al patrimonio culturale un ciclo di raffigurazioni iconografiche e artistiche che costituiscono una ulteriore eccellenza per la città”.

Si è trattato del primo intervento di ripristino nella storia dell’intero complesso monumentale: fino a oggi i lavori di restauro nel sito erano stati condizionati dalla presenza delle catacombe, e soprattutto lì indirizzati. Stavolta gli interventi hanno riguardato anche l’interno della basilica, il suo esterno e la Cripta di San Marciano. Sono costati poco più di 2 milioni di euro (fondi comunitari).

 

 


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