Più della metà dei beni sequestrati alla criminalità organizzata è inutilizzata. L’allarme lo lancia il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, a margine di un convegno organizzato dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati. “Non bisogna illudersi – ha spiegato Grasso – che con un colpo di bacchetta si risolvano i problemi: c’è un’indubbia difficoltà ad utilizzare i beni sequestrati alle organizzazioni criminali. Il 47% di questi è stato destinato, ma il 53% è inutilizzato”. Le cause, ha proseguito il procuratore, “sono diverse: il bene è occupato dal mafioso o da qualche suo parente, su altri gravano delle ipoteche e altri ancora sono in stato di abbandono e sottoposti a vandalismi”. Per cambiare questo stato di cose, secondo Grasso, “occorrono risorse: si possono usare i fondi comunitari oppure fare protocolli con gli enti locali che potrebbero contribuire con propri fondi”.
Sono 11.051 i beni definitivamente confiscati alla criminalità organizzata e ora nelle mani dello Stato. A gestirli è l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, diretta dal prefetto Mario Morcone. I dati sono stati presentati ad Isola Capo Rizzuto (Crotone) su un terreno sottratto al locale clan Arena. Tra i beni confiscati, 1.351 sono aziende, il resto è rappresentato da immobili. Quasi la metà delle confische (4.941) sono state fatte in Sicilia. Seguono Campania (1.670), Calabria (1.532) e Lombardia (913). Ammontano a 5.415 gli immobili già consegnati.