Berlino, il siciliano e il killer | "Era meglio prenderlo vivo..." - Live Sicilia

Berlino, il siciliano e il killer | “Era meglio prenderlo vivo…”

Parla il palermitano scampato alla strage.

La testimonianza
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PALERMO- Il palermitano Giuseppe La Grassa rimasto ferito al volto nell’attentato di Berlino, dove si trovava con la moglie, ha subito ammesso di essere scampato alla strage “per miracolo”. Ed ora, dopo l’uccisione del responsabile di quella carneficina, dice che “sarebbe stato meglio se l’avessero preso vivo” perché “forse, così, avremmo potuto sapere di più delle connivenze e degli appoggi che ha avuto: insomma poteva servire per le indagini”. Ha sentito la notizia della sparatoria e dell’uccisione del tunisino in tv. “Che Amri (nella foto) sia morto non mi interessa – dice -. Gli agenti hanno fatto il loro lavoro. Hanno reagito. Meglio sia morto un terrorista che un poliziotto. Ma certo se fosse sopravvissuto ci sarebbero state speranze di chiarire i tanti punti poco chiari della strage di Berlino”. “Non è possibile – ha proseguito – che un cane sciolto riesca a fare quel che ha fatto lui e possa attraversare, da ricercato, mezza Europa e tornare in Italia, a Milano. Sicuramente aveva appoggi e punti di riferimento”. “L’idea che abbiamo il nemico in casa – ha detto ancora – e che suoi complici di cui non conosciamo l’identità circolino liberi per l’Italia è terrorizzante”. Per le sue ferite, La Grassa sarà operato il 28 dicembre. Intanto, la città di Sulmona (L’Aquila) attende il rientro della salma di Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne abruzzese tra le 12 vittime dell’attentato. Rientrerà, accompagnata dai suoi familiari, con un volo militare; arrivo previsto per domani intorno alle 11.30, all’aeroporto di Ciampino. In tanti continuano a portare ceri e lumini ai piedi del monumento ai caduti di tutte le guerre della centrale piazza Tresca, ieri sera punto d’arrivo della fiaccolata in ricordo di Fabrizia, e in poche ore diventato meta di un ininterrotto pellegrinaggio: giovani, anziani, perfino bambini. Ai piedi del monumento uno striscione lasciato dagli ultras del Sulmona calcio: “Lacrime e silenzio. Ciao Fabrizia”, c’è scritto con un pennarello nero e rosso. “Non abbiamo parole: alla morte si aggiunge altra morte”, ha commentato la sparatoria di questa mattina in cui è rimasto ucciso Amri, il vescovo di Sulmona, Angelo Spina. “Questa nuova tragedia ci conferma che bisogna cambiare direzione nella nostra vita – ha aggiunto – La violenza genera altra violenza e la violenza genera morte. Restiamo ammutoliti ed esterrefatti. La cosa positiva è stata la risposta data dalla gente nella fiaccolata di ieri sera in ricordo di Fabrizia. È il segno che il terrorismo non può avanzare”. “In questo momento di profondo dolore – ha concluso il vescovo – ho preferito lasciare tranquilli i genitori di Fabrizia che conosco personalmente. In estate la madre è stata con noi nel viaggio in Terra Santa e so che è una donna di fede. L’ho sentita nei giorni scorsi e lo farò nuovamente quando tornerà a Sulmona”. (ANSA).

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