PALERMO – “Le bambole non si spaventino, nessuno vuole spettinarle”. Lo sottolinea Pier Luigi Bersani, a Palermo per la campagna elettorale, a distanza di poche settimane dalla tappa svolta prima del ballottaggio con Renzi per le primarie. E’ un segretario del Pd dal piglio incisivo quello che arringa a un teatro Zappalà strapieno e denso di maggiorenti del partito. Ci sono quasi tutti i candidati, anche l’ex segretario della Cisl Sergio D’Antoni, che pure non trova posto in prima fila e si adagia su di uno sgabello a fianco al palco. In un angolo appare anche Adriano Sofri: “Sono qui per una serie di appuntamenti – dice a LiveSicilia –. Bersani? Ho simpatia per lui”.
C’è la giunta di Rosario Crocetta quasi al completo: Nelli Scilabra, Luca Bianchi, Linda Vancheri e Nino Bartolotta. In platea Marino e Lo Bello, assieme a una fitta rappresentanza di deputati regionali. A tirare la volata del segretario, in puro gergo ciclistico, è il capolista al Senato Corradino Mineo. L’ex direttore di RaiNews va subito al sodo: “Bersani mi piace perché non conta balle”, sintetizza. Il segretario si presenta non solo come candidato premier, ma anche come capolista in Sicilia occidentale alla Camera. “E’ la prima volta che non mi candido in Emilia-Romagna”, afferma. A chi lo ascolta e si aspetta una dinamo per l’ultimo mese di campagna elettorale risponde: “Dobbiamo solo suscitare l’onda buona. La nostra bomba atomica è il popolo delle primarie, se l’accendiamo non ce n’è per nessuno”.
Il segretario del Pd parla del principale avversario politico, che resta Berlusconi. “Voglio chiudere l’era leghista, l’idea che affondando il Sud, il Nord galoppa è risultata una assurdità”. Parlando del centrodestra però resta cauto: “Combatterà fino in fondo, hanno pure comprato Balotelli perché i sondaggisti hanno detto che così potevano guadagnare un paio di punti! Nemmeno loro stanno a pettinare le bambole”. Fra una battuta e l’altra il leader del centrosinistra torna sul tema del cosiddetto voto utile. “Ogni espressione di consenso merita rispetto, e tutti i voti sono utili. L’unico utile a battere le destre però è quello dato alla nostra coalizione”.
Il tema delle esclusioni eccellenti di Nino Papania e Mirello Crisafulli è toccato, anche se marginalmente. “Ha deciso la commissione di garanzia – precisa –, applicando certi criteri in modo molto molto attento. Secondo questi criteri ci sono partiti che avrebbero avuto le liste decimate”. Parlando in maniera più ampia di primarie invece sottolinea come “quando si cambia qualcosa di così importante non può non essere doloroso”. Nessun accenno esplicito al Monte dei Paschi di Siena, ma arriva una stoccata alla stampa che ha cavalcato la polemica: “Non siamo mica mammolette – esclama –, i nostri avvocati stanno esaminando quanto pubblicato da alcuni giornali. Se vanno avanti così gli costerà quanto una banca”.
C’è anche il momento delle proposte. “Un parlamentare guadagni come un sindaco, non c’è nessun valido motivo perché non sia così”, sostiene. Tanto spazio poi al tema del lavoro. “Discutiamo con i Comuni per mettere in sicurezza le scuole e dar vita ad un piano che possa così dar lavoro”. In polemica con l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti c’è poi la promessa di ricostituire il reato penale di falso in bilancio. Bersani accenna anche ad una legge sui partiti: “Ci dicano come sono i loro meccanismi di formazione, di selezione della classe dirigente e di finanziamento”. Arriva in sala poco prima della chiusura il governatore Rosario Crocetta. “Ué Crocetta. Ciao”, esclama il segretario del Pd. Giusto il tempo delle foto di rito e delle musiche di Gianna Nannini in sottofondo. La Sicilia è decisiva, tutti lo sanno. Bersani per primo.