Blackout Catania: da Cibali a Nesima a lume di candela

Blackout Catania: da Cibali a Nesima a lume di candela

Strade completamente al buio, frigoriferi e congelatori ormai infruibili, erogazione dell'acqua a singhiozzo. Tutti i disagi per la mancanza di elettricità
UN DISSERVIZIO INACCETTABILE
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CATANIA – “Numero clienti disalimentati: 461”. E poi 310, 434, 97, 514, 29 e via discorrendo. I numeri del blackout di Catania sono elencati sul sito di E-Distribuzione, la società che gestisce l’erogazione dell’energia elettrica sul territorio nazionale. Quel «disalimentati» non lascia scampo a decine di migliaia di persone: ogni cliente è un’abitazione, un nucleo familiare, un’attività commerciale. Al viale Mario Rapisardi, tra Cibali e Nesima, giovedì e venerdì sono state giornate di fuoco. Non solo per le temperature, ma soprattutto per la mancanza di elettricità dovuta alle centraline che si sono guastate per il sovraccarico di richiesta.

Macchinari salvavita e ricorso all’ambulanza

“Sono venuta dai miei genitori, che hanno più di ottant’anni e vivono qui in zona”, dice una donna in attesa di entrare nella casa dove è cresciuta. Ha una borsa frigo sotto braccio: dentro ci sono un paio di bottiglie di acqua fresca. Con l’altra mano regge una tanica, invece, che servirà per supplire all’acqua che, dai rubinetti, scende col contagocce. “Io sono fortunata, perché i miei non hanno particolari patologie – aggiunge – Ma so di conoscenti che hanno in casa macchinari salvavita e che sono stati costretti a fare ricorso all’ambulanza”. Eppure anche gli ospedali non ridono: le unità di crisi dei presidi ospedalieri catanesi, Garibaldi e Cannizzaro su tutti, si sono riunite per annunciare che le riduzioni all’energia elettrica che arriva anche a loro hanno avuto un impatto sulle capacità di cura. A emergenza-urgenza e Rianimazioni sono state date la priorità: ma è stato necessario abbattere i consumi negli altri reparti, spegnere frigoriferi, limitare le prestazioni.

“Previsione ripristino: in corso di definizione”

“Non so se sia più indecente la situazione che si è creata o il silenzio di chi di dovere”. Telefonando al numero verde di E-Distribuzione, una registrazione avvisa che i tempi di attesa sono troppo lunghi e che, quindi, nessuno risponderà. E rinvia alla pagina del sito che permette di verificare le interruzioni di corrente e che viene aggiornata automaticamente ogni trenta minuti. Catania città è un disastro di puntatori rossi che segnalano i guasti. Ma qualche zona, quella compresa tra viale Lorenzo Bolano, via Palermo, Cibali, Corso Indipendenza e piazza Federico di Svevia, inclusa buona parte del viale Mario Rapisardi e delle sue traverse, è messa peggio del resto. “Previsione ripristino – dice il sito – In corso di definizione”. E così per ogni aggiornamento, ad libitum.

Il cibo buttato

Qualche attività commerciale, macellerie e pescherie per lo più, dal pomeriggio di giovedì è stata costretta a noleggiare gruppi elettrogeni mobili. Alle 20 di venerdì sera, quando le ore di distacco quasi consecutive hanno superato le 24, una signora anziana porta giù un sacco di umido piuttosto pesante: “Tutta l’acqua che ho raccolto la so solo io – afferma in dialetto -. Qua c’è tutto quello che avevo nel congelatore: verdura, carne, pesce. Non potevo respirare dalla puzza che faceva. E manco l’ho potuta buttare prima, perché sennò qua sotto si riempiva di cani e gatti strappavano i sacchetti e sparpagliavano tutte queste cose in mezzo alla strada”. “Buttare il cibo buono è peccato”, conclude, prima di lasciare cadere il sacchetto davanti al portone di casa.

Interi quartieri al buio

“Come residenti dei quartieri Cibali, Nesima e Viale Mario Rapisardi denunciamo il fatto che da giovedì 20 luglio 2023, e per molti giorni, diversi blocchi o isolati sono rimasti, o sono tuttora, privi di erogazione di corrente elettrica e in alcuni casi di acqua corrente. Questa situazione ha reso inutilizzabili, per lassi di tempo superiori alle 24 ore, frigoriferi, dispositivi medici, strumenti di comunicazione, di lavoro e finanche condizionatori, per chi ne disponesse o ne sentisse il bisogno”. Inizia così una petizione su Change.org, che parla di fatti “umanamente inaccettabili”. “La giustificazione che è stata data – prosegue il testo redatto da Francesco Mannino, abitante della zona e noto in città per il suo impegno con l’associazione Officine culturali – come al solito colpevolizza chi è utente, sostenendo che la rete non ha retto a causa di consumi eccezionali. Questa tesi è inaccettabile: la rete deve poter reggere proprio questi carichi massimi, frutto dei bisogni di chi abita le città sempre più calde; altrimenti la rete è inefficiente”.

Sembrano i giorni del Covid

La richiesta è chiara: “L’immediato riallaccio della corrente elettrica, costi quel che costi al gestore, che già di suo incassa somme rilevanti per quella gestione”. Oltre che “l’impegno che fatti del genere non avvengano mai più, perché non saremo disposti a tollerare niente di simile. Il gestore ha le risorse, ordinarie e straordinarie, per adeguare la rete ai picchi di consumo come quelli avvenuti”. E infine: “Una spiegazione chiara e accessibile di cosa sia successo, di cosa sia stato fatto e in che tempi, e di chi sia la responsabilità”. Nel frattempo, nelle zone colpite dal blackout sembrano essere tornati i giorni acuti della pandemia da Covid-19: ci si parla dai balconi, si legano panieri ai fili e li si fa arrivare in strada. “Non funzionano i citofoni, i cellulari sono scarichi, non funziona l’apertura automatica del portone. Ho urlato finché mia moglie, al quarto piano, non mi ha sentito. Col panaro mi sta facendo arrivare le chiavi”, ride un quarantenne sposato da poco. “Io le chiavi non me le porto mai, tanto lei è a casa incinta e non si può muovere. Stasera andiamo dai miei suoceri, a Biancavilla. Non si può stare senza condizionatore”.

Il tavolo di crisi

Il sindaco Enrico Trantino ha comunicato, ieri pomeriggio, di avere chiesto alla prefettura di Catania di attivare un tavolo di crisi, convocato per le 13.30 di venerdì. Cioè quasi ventiquattr’ore dopo l’inizio dei disservizi più rilevanti, dopo giorni di blackout più brevi e a singhiozzo. La nota del primo cittadino, pubblicata su Facebook, si concludeva “confidando che il disservizio verrà risolto nel minor tempo tecnicamente possibile”. “Signor sindaco – risponde un utente sul social network – sono settimane che veniamo allarmati per le condizioni estreme del clima e da giorni si aspettava il picco delle temperature. Come mai gli enti interessati alla distribuzione si fanno trovare impreparati?”.


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