Boss, imprenditori e professionisti | La mafia degli affari: 12 arresti - Live Sicilia

Boss, imprenditori e professionisti | La mafia degli affari: 12 arresti

Colpite le famiglie mafiose di Vita e Salemi che hanno finanziato la latitanza di Messina Denaro. TUTTI I NOMI.

PALERMO – I mafiosi, come spesso accade, hanno abbandonato coppola e lupara. Sono diventati imprenditori, impegnati come sono a fare soldi. E differenziano gli affari: dalla produzione di legnami alla ristorazione. In dodici finiscono in manette. Tra di loro c’è Vito Nicastri, conosciuto come “il signore del vento” per i suoi investimenti nell’eolico e a cui sono stati già confiscati beni per oltre un miliardo di euro.

I NOMI. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere raggiunge Michele Gucciardi, Salvatore Crimi, Melchiorre Leone, Giuseppe Bellitti, Gaspare Salvatore Gucciardi, Vito Gucciardi, Girolamo Scandariato, Vito e Roberto Nicastri, Ciro e Leonardo Ficarotta, Paolo Vivirrito. Sequestrati i beni e l’intero capitale sociale della “Vieffe soc. agr.”, con sede a San Giuseppe Jato, “Aerre di Asaro Crocetta sas”, con sede a Vita, il 25% del capitale sociale della “Agri Innovazioni (Vita).

I boss arrestati guiderebbero le famiglie mafiose di Salemi e Vita, storiche alleate dell’inafferrabile Matteo Messina Denaro che ne avrebbe goduto dell’appoggio economico nell’arco della sua lunga latitanza. Lorenzo Cimarosa, cugino del latitante, collaboratore di giustizia, oggi deceduto, parlò di una borsa piena di soldi denaro passata dalle mani di Nicastri, a quelle del boss Michele Gucciardi e infine al capomafia di Castelvetrano. Da allora sono passati quasi sette anni e di Messina Denaro non c’è traccia. Totò Riina nelle conversazione stimolate dal suo compagno di passeggiata, Alberto Lorusso, nel carcere milanese di Opera, si rammaricava per il menefreghismo del padrino di Castelvetrano. “Questo signor Messina – sbottava Riina – questo che fa il latitante che fa questi pali eolici (è uno dei tanti business che sono stati attribuiti al latitante)… ci farebbe più figura se la mettesse nel culo la luce e se lo illuminasse… fa pali per prendere soldi ma non si interessa…”

Oltre cento gli uomini impegnati nel blitz fra carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, del Raggruppamento operativo speciale e della Dia. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Carlo Marzella. I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, favoreggiamento e intestazione fittizia di beni.

Nicastri è indagato per concorso esterno. Grazie alle consulenze di alcuni professionisti nell’ambito agricolo e immobiliare, i mafiosi avrebbero organizzato una rete di imprese intestate a prestanome. Non solo arresti: sotto sequestro finiscono tre complessi aziendali i cui fatturati sarebbero cresciuti con il potere di Cosa nostra.

Già nel 2014 era emerso che le famiglie mafiose di Vita e Salemi erano tra le più attive sul territorio trapanese e le più vicine al padrino di Castelvetrano. Ora vengono svelati i nuovi affari e il controllo del territorio attraverso le estorsioni che non risparmiano neppure gli eredi di coloro che un tempo godevano del rispetto dei vecchi padrini. Cognomi che rimandano al passato di Salemi e di Cosa nostra.

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