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Bondi: “Profonda amarezza”

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Sandro Bondi

“A parte la profonda amarezza per la decisione dei giudici d’appello sul caso di Marcello Dell’ Utri, l’unico commento positivo in questo momento è la speranza che la Cassazione riaffermi che l’ Italia è la patria del diritto”. Lo afferma Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali e coordinatore del Pdl.

“Da una Corte che ha ammesso in un pubblico dibattimento i deliri di Spatuzza sui suoi incontri al bar Doney non ci si poteva aspettare molto di diverso, anche se i teoremi dell’accusa sembrano uscire ridimensionati da questo giudizio”. Così Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato, commenta la sentenza d’appello su Marcello Dell’Utri. “Attenderemo ora le motivazioni della sentenza – prosegue – per capire su quali elementi i giudici abbiano fondato il loro giudizio, e se intendano assecondare il sorprendente invito a farsi estensori di un pronunciamento di natura ‘storica’. Il fatto che un procuratore generale abbia sollecitato una sentenza non per stabilire se una persona abbia violato o meno il codice penale in base a prove e riscontri, ma per riscrivere una pagina di storia del Paese e contribuire ad aprirne delle altre, in una democrazia matura dovrebbe essere visto come sintomo di una profonda patologia, e destare indignazione”. “Tutto questo – prosegue Quagliariello – non può passare come un fatto di ordinaria amministrazione: non possiamo assuefarci, altrimenti finiremmo col vivere in un Paese in cui la giustizia ha smarrito la sua ragion d’essere e si è fatta strumento improprio per perseguire finalità che non dovrebbero appartenere al suo orizzonte. Noi non consentiremo – afferma ancora Quagliariello – che in nome del popolo italiano la storia politica dei moderati e dei liberali che hanno fatto grande il Paese e l’hanno schierato dalla parte dell’Occidente e della libertà, venga riscritta sotto forma di ‘romanzo criminale’. Noi sappiamo da dove veniamo, conosciamo la storia, sappiamo bene quali fossero nei primi anni Novanta le forze destinate al potere e quanto impegno sia stato profuso per evitare all’Italia il giogo di quegli eredi di Robespierre e del muro di Berlino che ancora nell’autunno del ’93 dispiegavano nelle citta’ d’Italia la loro potenza elettorale. A Marcello Dell’Utri – conclude – la mia convinta solidarietà”.

Marcello Dell’Utri è una persona perbene e ha tutta la mia solidarietà e quella dei tanti militanti che, in questi sedici anni, lo hanno conosciuto e apprezzato. Un uomo che, per sensibilità e cultura personale, è totalmente estraneo alle accuse che gli sono rivolte. Sono certa che nel terzo grado di giudizio riuscirà ad ottenere giustizia. Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è un’anomalia tutta italiana, spesso usato per processi di tipo politico in mancanza di prove”. Lo sottolinea, in una nota, il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. “L’unico aspetto positivo, in questa giornata che comunque non ha fatto giustizia, è la totale smentita del teorema secondo cui Forza Italia sarebbe stata un partito nato per assecondare gli interessi dei mafiosi. La sentenza di oggi – conclude il ministro – ha respinto al mittente un’accusa assurda nei confronti di una forza nata nel 1994 come grande risposta popolare ad un modo vecchio di gestire la politica. Un partito che ha coinvolto milioni di italiani e ha infiammato i cuori di tanti giovani. Questo è stata Forza Italia, questo sarà il Pdl”.

“In attesa di leggere la sentenza il dato più significativo che emerge in queste ore è lo stupore del procuratore Gatto che prende atto del fallimento di un’autentica manovra politica tesa a riscrivere la recente storia d’Italia”: così il presidente dei senatori del PdL Maurizio Gasparri ha commentato la sentenza della Corte d’Appello di Palermo sul senatore Marcello Dell’Utri. “Auguriamo al senatore Dell’Utri – prosegue Gasparri – di ottenere nell’ultimo grado di giudizio quelle risposte positive che ancora non sono arrivate. Tuttavia per quanto riguarda le interpretazioni politiche della storia italiana degli anni ’90 la sentenza sembra archiviare definitivamente le elucubrazioni che hanno avvelenato non poco il clima del nostro Paese. Lo si deduce – conclude Gasparri – proprio dalle parole di Gatto”.


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