PALERMO – Un tassello che rafforza l’accusa. Ci sono tracce di polvere da sparo sul volante, sul pomello del cambio e sul maniglia dello sportello lato passeggero. E cioè il posto dove era seduta Adele Velardo, rimasta l’unica imputata per il duplice omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, avvenuto nel marzo 2016 in via Falsomiele. Il marito, Carlo Gregoli, si è tolto la vita in carcere.
La perizia è stata acquisita agli atti del processo in corso davanti alla Corte d’assise. Alla prossima udienza sarà ascoltato il perito. Sin d’ora il legale della difesa, l’avvocato Paolo Grillo, annuncia battaglia. Il suo ragionamento può essere così riassunto: è normale che ci fossero delle tracce di polvere da sparo visto che i coniugi frequentavano il poligono. La difesa solleva dubbi anche sulle modalità di accertamento eseguite sul campione di Dna prelevato su uno dei bossoli trovato sul luogo del delitto. Secondo il perito, c’è ampia compatibilità con il profilo genetico di Gregoli. La difesa, di contro, contesta l’attendibilità dell’esame.
Gregoli è uscito in maniera drammatica dal processo. Resta in ballo la posizione della donna che dopo essersi dichiarata innocente si è chiusa in un silenzio ermetico. Nessun cedimento. Agli atti dell’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Claudio Camilleri, ci sono un video e una testimonianza. Nel primo si vede il Suv dei coniugi precedere la Fiat 500 delle vittime. Il testimone ha riferito che stava andando al maneggio per prendersi cura dei suoi cavalli, ha sentito gli spari, ha fatto marcia indietro con l’auto e dallo specchietto retrovisore ha visto l’assassino esplodere colpi di pistola contro Bontà e Vela.
“Dentro la vettura sentivo i colpi di arma da fuoco – ha raccontato – c’era una auto tipo Suv parcheggiata… un uomo che proveniva dal fuoristrada impugnava una pistola all’indirizzo di un uomo che gli stava di fronte… l’uomo cadeva a terra e quello armato sparava altri colpi… effettuavo la manovra di retromarcia e notavo dallo specchietto retrovisore che l’uomo con la pistola guardava ancora la vittima che giaceva al suolo…”. La descrizione fisica e dei vestiti indossati dal killer corrisponde a quella di Gregoli, geometra del Comune. Il testimone, però, non ha parlato della donna.