Botta e risposta tra azienda| e sindacati su spese e servizi - Live Sicilia

Botta e risposta tra azienda| e sindacati su spese e servizi

Le accuse di Cgil, Cisl e Uil (che inviano una lettera al tribunale) e la replica della Gesip e del suo liquidatore Carlo Catalano.

PALERMO – I sindacati accusano, la Gesip risponde. In una nota congiunta, tre rsa dell’azienda partecipata del comune di Palermo (Charlie Biondolillo della Filcams Cgil, Maurizio Giannotta della Fisascat Cisl e Salvatore Di Fiore della Uiltucs Uil) puntano il dito contro la proprio società.

“Ci preme comunicare dei fatti incresciosi avvenuti questo periodo che hanno letteralmente scombussolato la serenità dei lavoratori e sindacale”, dicono i tre rappresentanti dei lavoratori. E il riferimento, in primo luogo, è al presunto costo del consulente fiscale che ha redatto la seconda istanza di liquidazione: “Sul sito della Gesip non si evince nessuna gara in merito o i criteri di scelta come avvenne per il fiscalista – si legge nella nota – non dimentichiamo i limiti imposte dal comune sulle consulenze esterne e il famoso controllo analogo a cui sono obbligati ad esercitare l’amministrazione comunale nei confronti delle aziende in house come la Gesip. Ma lo sperpero di denaro viene subito coperto con l’invito da parte dell’Inps a sottrarre dalla cassa integrazione non solo il 25 aprile, ma ancora peggio il primo maggio. Come sempre le amministrazioni, senza pietà e senza dignità, continuano a ‘scippare’ denaro ai già martoriati lavoratori”.

A stretto giro di posta arriva, però, la replica del liquidatore Carlo Catalano: “E’ del tutto falso che al legale incaricato siano stati pagati 100.000 euro. La somma pagata è di 54.000 euro, ben lontana dalle tariffe professionali previste per situazioni e procedure analoghe”. Replica che riguarda anche l’accusa dei sindacalisti di aver cambiato la ditta di vigilanza senza appalto: “Il liquidatore ha ricevuto – si legge in un comunicato del Comune – dalla ditta precedentemente impiegata una nota che annunciava, senza alcun preavviso e con effetto immediato, l’interruzione dello stesso servizio ed ha quindi dovuto provvedere ad individuare una nuova ditta che fosse disponibile a vigilare sui beni e le strutture della Gesip, in particolare quelli che maggiormente sarebbero esposti al rischio di furto e danneggiamento in caso di mancata vigilanza h24. E’ evidente che se i beni andavano tutelati e se andavano tutelati subito, non vi era tempo né per un bando, né per installare un servizio di telesorveglianza”. “Sono certo che le organizzazioni sindacali sono interessate a garantire che nessun furto di macchine e materiali e che nessun danneggiamento colpisca l’azienda e quindi i lavoratori”, ha aggiunto Catalano.

Terze punto della discordia “il tentativo da parte di un dipendente di togliersi la vita perché da mesi senza soldi, nonostante sia creditore di una discreta somma di denaro nei confronti dell’azienda”. “Questi atteggiamenti e l’assenza di trasparenza ci lasciano ben poco sperare per un sereno futuro dei dipendenti – accusa Biondolillo – riteniamo doveroso affrontare le suddette tematiche approfittando del clima pseudo sereno e per evitare futuri scenari drammatici, a tutela dei cittadini e lavoratori stessi”.

Ma anche sulla vicenda del lavoratore replica la Gesip: “Il lavoratore ha ricevuto nei giorni scorsi (nella settimana precedente il suo gesto di protesta) un anticipo delle somme vantate, pari a 5.000 euro. Lo stesso dipendente era stato licenziato, in quanto sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale adottata dall’Autorità Giudiziaria. Successivamente lo stesso dipendente ha ottenuto dal Tribunale il reintegro in servizio con effetto retroattivo e la Gesip si è quindi attivata per effettuare il calcolo di quanto effettivamente dovuto. Nelle more dell’espletamento di tale calcolo, al dipendente è stata appunto corrisposta una somma di 5.000 euro, pari ad oltre un terzo del credito”. “Se da un lato è quindi falsa e pretestuosa l’affermazione secondo cui il dipendente sarebbe da mesi senza stipendio – conclude Catalano – non si può non ribadire che, d’intesa con il legale che rappresenta il lavoratore, si procederà quindi al saldo non appena l’esatta spettanza degli arretrati sarà stata definita”.

Ma i tre sindacalisti hanno anche scritto una lettera al presidente del Tribunale Antonio Novara, per contestare la seconda istanza di fallimento presentata dalla Gesip. “L’assunto di questa nuova istanza è basato sulle modalità di assunzione diretta da parte dei lavoratori Gesip ovvero l’intenzione è quella di dimostrare che la natura dell’azienda non è pubblica ma bensì privata – si legge nella missiva – a parere delle scriventi questa impostazione, seppur legittima, e del tutto erronea, forse chi ha formulato l’interpretazione normativa sconosce la genesi di Gesip. Oggi è fin troppo facile dire che il bilancio comunale è in pareggio avendo tagliato fuori 1800 lavoratori con i relativi servizi. Fin troppo facile chiedere il fallimento della Gesip per riversare sulla collettività circa 18 milioni di Tfr attraverso il fondo di garanzia dell’Inps”.

 


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