PALERMO – Un colpo di pistola alla nuca, poi le fiamme per distruggerne il corpo. Così è stato ammazzato Antonino Zito, 32 anni, pregiudicato palermitano. L’autopsia, che sarà eseguita oggi pomeriggio, servirà a confermare la prima ricostruzione: si è trattato di un’esecuzione. Il cadavere carbonizzato è stato scoperto da un passante nelle campagne di Santa Flavia.
All’identificazione si è risaliti grazie ai tatuaggi che il pregiudicato aveva sulla schiena. Zito era uscito di casa martedì mattina. I familiari non ne avevano denunciato la scomparsa,. malgrado di notte non fosse rientrato. E ieri, quando i carabinieri sono andati a trovarli per dargli la terribile notizia sono stati reticenti.
Zito abitava nel rione Falsomiele. Era stato scarcerato ad aprile scorso dopo due anni trascorsi in cella. La sua fedina penale era macchiata da una sfilza di reati: spaccio di droga, ricettazione e rapina. In carcere c’era finito tre volte fra il 2008 e il 2010. L’ultima volta era stato accusato di fare parte di una banda che assaltava Tir. Libero grazie all’indulto non aveva perso tempo per rimettersi nel giro della criminalità. E’ nel mondo della droga che i militari della compagnia di Bagheria e del Nucleo investigativo del Comando provinciale cercano risposte al delitto efferato. Un altro indizio – la rottura del femore della vittima – fa ipotizzare che Zito potrebbe essere stato pure picchiato. Poi, il colpo di grazia sparato con un’arma di piccolo calibro e la decisione di infierire sul corpo con le fiamme.
Dalle indagini non risulta che Zito avesse legami o contrasti con personaggi di Cosa nostra. L’esecuzione, però, rimanda, anche se con una dose di crudeltà superiore, all’omicidio di Davide Romano, ammazzato l’anno scorso e fatto ritrovare, nudo e legato mani e piedi, nel bagagliaio di una Fiat Uno in via MIchele Titone, nella zona di corso Calatafimi. Romano era un picciotto che scalpitava tra le nuove leve della mafia, ma anche lui trafficava con la droga. Proprio come Ziti.