Cadavere nella grotta sull'Etna: non è Mauro De Mauro -

Cadavere nella grotta sull’Etna: non è Mauro De Mauro

Inchiesta archiviata. Non è stato identificato. Negative le comparazioni con altri scomparsi

PALERMO – Il giallo del cadavere nella caverna alle pendici dell’Etna resta irrisolto. Almeno per il momento. Il corpo non è del giornalista Mauro De Mauro e di nessuna delle altre persone con cui è stata eseguita una comparazione del Dna. La Procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro ha archiviato l’inchiesta. I dati raccolti restano a disposizione per eventuali indagini future.

Il mistero

Il mistero è iniziato a fine 2021. I finanzieri del soccorso alpino di Nicolosi stavano facendo addestramento in una grotta lavica in territorio di Zafferana Etnea. Trovarono i resti di un uomo dall’apparente età di 50 anni, non mostrava segni di violenza. L’ipotesi è che potrebbe essersi spinto dentro la grotta per restarvi intrappolato.

Indossava un impermeabile e una cravatta. Accanto al corpo di un uomo c’era una pagina del quotidiano La Sicilia del 1978 e alcune monete del 1977, date che non coincidono temporalmente con la scomparsa del giornalista avvenuta nel 1970.

La figlia di Mauro De Mauro, Franca, tramite l’avvocato Giuseppe Crescimanno, chiese di finanza di Catania di valutare se il corpo fosse quello del padre. La Procura di Catania dispose l’esame del Dna. Esito negativo. Il 16 settembre 1970 la figlia fu l’ultima persona a vedere il padre vivo. Era affacciata alla finestra della loro casa, in via delle Magnolie a Palermo. Tre uomini si avvicinarono al giornalista. Lo fecero risalire sulla sua Bmw e si allontanarono in fretta. L’auto sarebbe stata ritrovata all’indomani in una strada del centro città.

A richiamare l’attenzione della donna era stato un particolare: il cadavere aveva segni segni di una malformazioni al naso e alla bocca. Proprio come il padre. Al polso dell’uomo un orologio marca Omega e un pettine. dettagli non collegabili a De Mauro. L’unico imputato per l’omicidio del giornalista è stato Totò Riina, assolto con sentenza definitiva. I giudici, nella sentenza che scagionò il padrino corleonese, ipotizzarono che dietro la scomparsa di De Mauro ci fosse la morte di Enrico Mattei. “Si era spinto troppo oltre nella sua ricerca sulle ultime ore del presidente dell’Eni in Sicilia”, scrisse la Corte d’assise.

Il giornalista

Il cronista stava partecipando alla sceneggiatura del film del regista Francesco Rosi, “Il caso Mattei”, e sarebbe giunto a scoprire la verità non soltanto sul sabotaggio dell’aereo, ma anche sull’identità dei possibili mandanti e cioè Stefano Bontade, Giuseppe Di Gristina e don Tano Badalamenti, il boss di Cinisi che fece uccidere Peppino Impastato. Il collaboratore di giustizia, Francesco Di Carlo, oggi deceduto, raccontò fuori tempo massimo di avere ascoltato una discussione fra Bontade e Riina in cui dicevano che l’ordine di eliminare De Mauro fosse giunto da Roma. Disse di non averne mai parlato prima perché non gli era stata posta la domanda.

Quello di De Mauro è ancora oggi un delitto senza colpevoli. Dopo il ritrovamento dei resti umani nella caverna in tanti hanno telefonato ai finanzieri di Catania per avere informazioni. Di persone scomparse o vittime della lupara bianca sono purtroppo piene le cronache. Nessuna delle persone segnalate è stata identificata attraverso la comparazione del Dna. Il mistero resta irrisolto.


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