PALERMO – Un’azione esemplare. Un pestaggio in pieno giorno per fare capire a tutti che la regola del pizzo vige ancora. E nessuno può violarla. Ed invece, nonostante le botte, dal quartiere Noce di Palermo arriva un esempio di ribellione. Certo il peggio poteva essere evitato se solo il commerciante avesse vinto la paura rivolgendosi subito alle forze dell’ordine. Otto persone sono finite in carcere con l’accusa di tentato omicidio. A cominciare da Giuseppe Castelluccio, che a soli 37 anni sarebbe diventato il nuovo capomafia della Noce. I continui blitz della polizia avrebbero accelerato la sua scalata al potere. Da falegname a boss.
Il blitz è della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile e fa luce sul pestaggio avvenuto il 2 novembre scorso grazie alle immagini di una videocamera di sicurezza. Un piccolo negoziante aveva deciso di provare a lanciarsi nel mondo del commercio dopo essere finito nei guai giudiziari. Non aveva calcolato che la mafia pretendeva prima di rilasciare l’autorizzazione e poi di incassare la messa a posto: tremila euro, poi scontati del cinquanta petr cento. E così è scattata la spedizione punitiva, in pieno giorno ricostruita grazie al racconto della vittima. Che mai potrà dimenticare di essere stato avvicinato prima da un ragazzo, un minorenne, anche lui finito in cella, che lo colpì con una testata al volto e poi con un grosso martello assieme ad altre cinque persone davanti al negozio.
“Sei uno sbirro, un cornuto e sbirro”, gli urlavano. E giù botte con un grosso martello: “Ricevuto il primo colpo all’occhio sono caduto per terra… mi colpiva come una furia ripetutamente alla testa e sentivo i calci che mi sferravano altre persone”. Anche il fidanzato della figlia del commerciante ha cercato di fermare la furia degli aggressori e ha rimediato pure lui delle brutte ferite. A distanza di quasi due mesi dal pestaggio sono stati dimessi ma portano ancora i segni della violenza. Ferite all’occhio, alla testa, e hanno il setto nasale rotto. Il ragazzo è stato due giorni in coma e gli hanno dovuto mettere una placca nel cranio. È stato poi il commerciante, messo di fronte alle immagini, a trovare la forza di raccontare che a fine estate, quando aveva deciso di aprire la piccola bottega di casalinghi, era stato avvicinato da un uomo che gli chiese il pizzo. Cercò di parlarne con un conoscente che, come spesso accade, gli disse di potere fargli ottenere solo uno sconto. Poi, il rifiuto: non pago. E quella frase: “Vi denuncio”. E così al negozio si sarebbe presentato Castelluccio. Niente, il commerciante decise di non cedere. Voleva cambiare vita: rispose così al presunto capomafia che gli rimproverava il fatto che una persona che ha conosciuto il carcere non può e non deve denunciare. il negoziante aggiunse che era stato alla polizia. Era un bluff. se avesse davvero denunciato, dicono gli investigatori, non sarebbe scattata la spedizione punitiva. Le immagini sono cruente. Dimostrano che c’è ancora in circolazione gente capace di comportamenti disumani. La “consolazione” è la prontezza della risposta degli uomini diretti dal capo della Mobile, Maurizio Calvino, e della Sezione Criminalità organizzata, Nino De Santis.
Con Castelluccio sono finiti in carcere Carlo Russo (intermediario della tentata estorsione), Giovanni Buscemi (anche lui intermediario), Marco Neri 8accusato di tentato omicidio), Angelo De Stefano (tentato Omicidio), Massimiliano Di Majo (l’autore materiale del pestaggio), il marocchino Chercki El Gana (tentato omicidio) e un minorenne (anche lui ha preso parte all’aggressione). Gli arresti sono stati chiesti e ottenuti dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise e Annamaria Picozzi.