Calcio Catania, fallimento e paure: ma almeno ridateci la dignità

Calcio Catania, fallimento e paure: ridateci almeno la dignità

"Attendiamo che Sigi immetta i 600 mila euro per l'esercizio provvisorio", spiega Giuseppe Rapisarda, autorevole osservatore dei fatti rossoazzurri.
CHE ACCADE ADESSO?
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CATANIA. In un attimo è scomparso tutto. Sono scomparse le illusioni riciclate, gli acquirenti misteriosi, i reiterati ed ingiustificabili silenzi a commento di un portafogli che non ha più tirato fuori un centesimo. Hanno fatto breccia, invece, le gambe corte ed il naso lungo: armamentario, cioè, di un disastro annunciato.


La decisione del Tribunale ha svelato tutto. Ed è pure inutile sfogliare chissà quale manuale di giurisprudenza o di economia. Perché il fallimento del Calcio Catania non è solo un fatto sportivo. Anzi, paradossalmente il calcio ne è solo un aspetto marginale.

Le tinte rosso e azzurre della squadra, sono per la città di Catania un profondo richiamo all’appartenenza, al sogno, alla quotidinianità. E dire che le avvisaglie c’erano state tutte: dopo l’affaire (saltato) Tacopina, l’impressione era stata quella di avere condotto una gestione della società tra l’improvvisazione e l’arrogante. E oggi l’unica domanda rimasta aggrappata alla speranza è: che accadrà adesso?

“Non sarà facile per la città di Catania assorbire il trauma del fallimento della sua amata squadra di calcio – ci dice l’avvocato Giuseppe Rapisarda, osservatore autorevole dei fatti riguardanti il Calcio Catania -.Gli effetti sugli umori e le abitudini catanesi, già distorti dalla pandemia in atto, subiranno un altro contraccolpo dalle conseguenze di non lieve portata. Eppure sarebbe bastato alla proprietà del Catania fare ciò che era necessario e conosciuto da mesi e mesi. Ricapitalizzare affiancando alla necessaria e non rinviabile da aprile scorso immissione di liquidità un piano industriale di medio/lungo periodo”.

È mancato questo – prosegue Rapisarda –, è stata carente la necessaria compattezza e omogeneità della compagine sociale denominata Sigi, coi risultati inevitabili. Quando hai la Procura come controparte che si muove sulla scorta di una comunicazione del tuo collegio sindacale, denunziante l’ultrazzeramento del capitale sociale, devi solo immettere denaro fresco. Il resto è chiacchiera. Oppure la dichiarazione di fallimento come esito inevitabile”.

E adesso? Catania resta in attesa che l’esercizio provvisorio con i 600 mila euro da immettere da parte di Sigi come premessa imprescindibile, possa almeno salvare il professionismo nel calcio.
Altrimenti sarà di nuovo l’inferno sportivo dei dilettanti come nel 1993. A differenza da allora per colpe proprie.
Ma la medaglia sportiva di questa città, 75 anni di storia e il valore della matricola sono andati in frantumi nel giro di un giorno e di anni di mala gestione. Semplicemente cronaca di una morte annunciata prevedibile ma che fa male. Col passare delle ore sempre più male”
, conclude Giuseppe Rapisarda.

Nel frattempo, ieri, in una parte di Torre del Grifo sono addirittura scattati i sigilli: umiliazione ulteriore ad inevitabile ottemperanza alla procedura fallimentare. A questo si è arrivati. Sprofondati nell’incubo peggiore in una sovrabbondanza di delusioni e carte bollate. Il colpo durissimo di una sentenza devastante perché inevitabile e che ha prodotto il sentimento collettivo di un elettrocardiogramma piatto.

Atto finale di una storia in cui una tifoseria, l’ambiente e la città si sono sentiti presi in giro ma che, tuttavia, mai volteranno le spalle al loro stesso amore. Ed è in questo modo che la piazza si riprenderà perlomeno la propria dignità. Quella che le è stata scippata in modo miseramente inconcepibile.


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