Camera di commercio| La guerra per la Sac - Live Sicilia

Camera di commercio| La guerra per la Sac

Slitta di un mese l'accorpamento che sembrava ormai cosa fatta. Dure accuse di Agen. Il sottosegretario Castiglione replica: "Credo sia necessario fare un approfondimento. Io sono il primo a volere l'accorpamento, però avverto un leggero fastidio".

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CATANIA – La richiesta di rinvio sull’approvazione dell’accorpamento delle Camere di Commercio di Catania-Siracusa-Ragusa che si è tenuta al Mise c’è stata. Su questo non c’è dubbio. Lo sa la Camera di Commercio di Catania, lo sa Confcommercio, lo sa Confindustria, lo sa UnionCamere e lo sa pure il sottosegretario Castiglione che ha sollevato il dubbio di legittimità sulla procedura siglata dal commissario straordinario della Camera catanese che la Conferenza Stato-Regione aveva fatto passare senza colpo ferire il 21 luglio.

Un rinvio di un mese che riporterà la questione all’ordine del giorno la prima settimana di settembre, sempre al Mise. Questo il sunto stringatissimo dei fatti che si rincorrono da giorni attraverso tutti i possibili protagonisti di una vicenda che in alcuni aspetti rasenta quasi l’incredibile.

La bomba scoppia giovedì mattina. In sordina alle 10,30 con una telefonata del Mise con la quale si chiede la conferma del commissario straordinario che seguirà il procedimento di accorpamento delle tre Camere di commercio individuato nell’attuale segretario generale Alfio Pagliaro. Deflagra con tutta la sua forza alle 14.30, non appena si ha la conferma che quella che, non solo a noi, era sembrata una ratifica diventa invece un blocco, una sospensione di un mese, nella migliore delle ipotesi.

È Confcommercio Catania la prima, e l’unica, associazione catanese che indice una conferenza stampa per stamattina “denunciando intromissioni parlamentari nella fusione delle Camere” e i tre presenti Riccardo Galimberti, Pietro Agen e Sandro Romano, rispettivamente presidenti di Confcommercio Catania, Sicilia e Siracusa (Ragusa era assente per motivi familiari), si tolgono tutti i sassolini dalle scarpe.

«C’è stata un’ingerenza di natura politica da parte del sottosegretario al Mise Vicari e del sottosegretario alle Politiche Agricole, Castiglione, non motivata. O almeno non abbiamo noi informazioni sul perché. La semplice ratifica di un procedimento tecnicamente valido – ha dichiarato Galimberti – della Conferenza Stato-Regione non è stato portato a compimento e neanche la naturale nomina del commissario ad acta, secondo la procedura ordinaria seguita per le altre Camere. Questo accorpamento è frutto di un deliberato governativo nazionale, assunto dal governo regionale, condiviso dal sistema UnionCamere, presentato al presidente della Repubblica Napolitano da Ivan Lo Bello e dal sindaco Bianco nella visita che il presidente fece a Catania l’anno scorso. Perché non dev’essere portato a compimento?».

Per quale motivo può essere stata richiesta, secondo lei, questa sospensione?

«L’unico motivo che io, da malpensante, potrei sospettare – continua Galimberti – è che si voglia continuare a far gestire in un regime commissariale quello che invece spetta alle legittime rappresentanze. Ben sappiamo che la SuperCamera avrà la maggioranza assoluta della Sac. Questo far slittare la procedura della Camera, permetterebbe di rinnovare le nomine all’interno del CdA sempre in regime commissariale. Una cosa che corrisponde all’esercizio di un potere politico distinto dalle legittime, regolari procedure democratiche di rappresentanza».

Se Galimberti è diretto, Agen lo è ancora di più e scende ancora di più nei dettagli mettendo in campo accuse che non risparmiano nessuno. «Partono tre fusioni di Camere di Commercio di Sicilia. Due vanno a buon fine – afferma Agen – in tempi incredibilmente veloci per la politica siciliana. Una il 17 marzo, l’altra il 21 di aprile. Quella invece delle Camere di commercio che avevano manifestato storicamente il desiderio di unirsi, già sette anni fa, e che è stata portata avanti con un’operazione portata avanti con grande correttezza dalla Regione Sicilia e dall’assessore Vancheri che il 21 luglio ha portato alla delibera favorevole della fusione da parte del comitato tecnico, a distanza di nove giorni la Regione Sicilia cambia il proprio atteggiamento bloccando tutto».

Quindi è la Regione la responsabile?

«Non c’è dubbio. La sollecitazione parte dai due sottosegretari ma è chiaro che se la Regione avesse detto “procediamo” i sottosegretari non avrebbero avuto titolo per intervenire. Gli unici che possono farlo sono: UnionCamere, che ha dato parere favorevole e che aveva addirittura già indicato nel dott. Pagliaro il commissario per il procedimento di accorpamento. Il Governo non aveva certo motivo di interferire su queste cose, quindi è stato un inopinato intervento di due sottosegretari che hanno bloccato qualcosa che i territori avevano dichiarato fortissimamente di volere, che i sindaci avevano fatto propri con conferenze stampa e che avevano praticamente l’unanimità di tutte le parti sociali».

Qual è per lei il motivo di questo cambio di rotta?

«Resto convinto che un onorevole in particolare, Castiglione, si sia reso conto che un certo potere di veto che lui ha esercitato in passato – in un certo periodo, continua Agen – come presidente della Provincia, con questo accorpamento di UnionCamere che porta l’aeroporto al 62,5% lui lo avrebbe perso. Non solo perché non è più presidente della Provincia, ma perché effettivamente il ruolo della politica veniva fortemente a calare. Sarebbe diventato davvero un governo delle Camere come peraltro c’è già a Cagliari, Bologna o a Verona. Non è un’anomalia».

Cosa avete intenzione di fare?

«Intanto speriamo che i sottosegretari Castiglione e Vicari (entrambi dell’Ncd continua) abbiano un ravvedimento. Se questo avverrà, un incidente di percorso è comprensibile. Il 5 agosto c’è una riunione del Mise, quindi se vogliono il 5 aggiustano tutto. Dal 6 agosto noi cominceremo a chiedere al procuratore della Repubblica di Palermo un intervento su questa vicenda. Dico di Palermo perché l’atto viene compiuto dalla Regione Sicilia ma dico di Palermo perché ho trovato una certa disattenzione in tutte le vicende che riguardano l’aeroporto di Catania nella Procura di Catania. Ma siamo anche convinti che la competenza sia di Palermo».

Ritenete che altre associazioni di categoria possano aver appoggiato in qualche modo questa sospensione?

«Ritengo di no».

Allora perché stamattina siete solo voi a sollevare questo arresto?

«L’abbiamo fatto apposta. Per non proporre un gruppo contro un altro. Stiamo lanciando un segnale chiaro “Noi andremo avanti”».

Perché ritiene che Bianco abbia una mancanza in questa vicenda?

«Perché Bianco non ha l’interesse di sviluppare ma di metterci le mani. Per dimostrare questo basta guardare la tenacia con cui tenta di entrare in possesso delle quote della Provincia di Catania. Un Bianco che ha il 12,5% ha lo stesso peso di uno dove ce ne sono tre che hanno 12,5 + 12,5 + 12,5%? È una questione di peso politico. Il modo di ragionare della politica non è quello di sviluppare il territorio ma di esercitare il potere. E questo è il motivo per cui la Sicilia sta scomparendo».

Ritiene che il motivo principe di questa sospensione sia legata all’aeroporto o è “anche” per l’aeroporto di Catania?

«Essenzialmente è legata all’aeroporto. In una scala 1 a 100, 90 è l’aeroporto. Tutti i giochi di questa città, almeno da due anni a questa parte si fanno sull’aeroporto».

Se Confcommercio ha denunciato la gravità di questa sospensione in modo così chiaro e sparando a zero contro tutti, in casa di Confindustria Catania è la serenità che regna sovrana e che traspare in modo inequivocabile dalle parole del presidente Domenico Bonaccorsi. «Non conosco le motivazioni del rinvio, quindi non commento anche perché non mi sembra una gran notizia. Stiamo parlando del rinvio di un mese, per di più agosto.

Quindi secondo lei non è un “casus belli”?

«Ma per niente. E lo dico pur non conoscendo i particolari. A me sembra una non notizia. Però la Camera di Commercio è in stand by da tre anni e questo comporta ulteriori ritardi. Va detto comunque – continua Bonaccorsi – che il non decollo della Camera non dipende dalla sospensione del Mise ma dall’ostruzionismo di Confcommercio. Quello sospeso ieri è solo l’inizio di un procedimento anche abbastanza lungo. L’accorpamento è necessario ma non risolverà i problemi della Camera».

Alle voci dei protagonisti ne manca una, quella del sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe Castiglione che ieri ha innescato una miccia non da poco e che entra subito nel merito: «Questa cosa è allucinante. Ho visto reazioni scomposte da parte di tutti. Ho visto Lo Bello all’aeroporto su tutte le furie e anche di più. Mi ha detto “Hai fatto una porcata!”. Ma io non ho appaltato la mia capacità di giudizio a nessuno. Ho semplicemente chiesto – avendo trovato all’ordine del giorno l’accorpamento delle tre camere siciliane e visto che il governo aveva chiesto un rinvio perché nel corpo della delibera si leggeva che la delibera della CCIAA di Catania era stata adottata da un commissario straordinario. Un commissario ad acta mandato dalla Regione – di capire. Stiamo parlando di un atto straordinario, importante per le imprese catanesi, che viene assunto da un commissario straordinario. La legge nazionale – prosegue Castiglione – dice che gli accorpamenti vanno fatti con il consenso dei due terzi dei consigli camerali».

Sottosegretario pare che il Tar si sia già espresso…

«Il Tar non si è espresso nel merito. Non ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dai dipendenti. Anzi mi dovrebbero spiegare perché il commissario ad acta è stato mandato a Messina e ha deliberato l’accorpamento con Catania, Siracusa e Ragusa che è stato rifiutato dalle altre tre Camere. Ecco perché credo sia necessario fare un approfondimento. Io sono il primo a volere l’accorpamento, però avverto un leggero fastidio appena si solleva un problema di interesse pubblico. Si chiede addirittura con il coinvolgimento della Procura della Repubblica! Stiamo parlando di una struttura che avrà il 62,5% dell’aeroporto di Catania, cioè l’azionista di maggioranza. Stiamo parlando di un ente che metterà insieme 15-18 dirigenti, con i relativi bilanci. Perché tutto questo non viene fatto alla luce del sole? Questa sarà la più importante realtà camerale di tutta l’Isola nella quale io mi auguro rientri anche Messina».

Messina non voleva andare con Reggio Calabria?

«No, c’è una delibera che dice il contrario. E un rifiuto da parte delle tre in tal senso. Questo non è un accorpamento che può essere fatto in sordina. Ci dovrà essere un dibattito, più che legittimo.

Perché questo problema non è emerso durante il tavolo tecnico del 21 luglio?

«Perché nessuno l’ha sollevato. Né credo sia un delitto sollevare un dubbio. Tra l’altro il rinvio è stato chiesto dal presidente della Conferenza della Regione Bressa, ma io mi assumo la responsabilità di averlo sollevato».

Un rinvio di quanto?

«Settembre, la prima settimana. Non capisco questa reazione spropositata di Confindustria e Confcommercio. Io sarei curioso di sapere quante delle 300.000 imprese coinvolte conoscono la procedura che si sta portando avanti. Io credo che un dibattito con la società civile, con le associazioni di categoria si dovrebbe poter fare e ora me ne occuperò io: metteremo sul piatto i bilanci di tutti gli enti e diremo cosa significa e quali risultati potrà produrre. E lo faremo in tempo rapidi».

Tutto questo non potrà essere fatto entro settembre.

«Io mi occupo di politica, quindi io farò lavorare il dibattito politico e io dirò la mia».

Per quale motivo la Vancheri non ha fatto insediare il consiglio camerale nei termini che la legge le imponeva, cioè il 25 maggio del 2014?

«Questa è un’altra domanda alla quale sto cercando una risposta».

Quindi secondo lei bisognerebbe far insediare il Consiglio?

«Intanto denuncio il gravissimo ritardo nell’insediamento del Consiglio camerale che avrebbe permesso di fare una deliberazione conforme alla legge. Io auspico che nel più breve tempo possibile si possa avere organi eletti e rappresentativi delle imprese ma soprattutto che si dia vita a un grande dibattito su scelte che riguardano lo sviluppo del nostro territorio. Insomma non possono essere solo i commissari ad assumere la gestione la gestione di enti così importanti né la responsabilità di un atto così serio per il quale la legge prevede la procedura aggravata».

Se non si insedia il consiglio tale legittimazione non si potrà avere.

«Allora ci vorrebbe un’occasione in cui il commissario prima di procedere convochi un’assemblea pubblica in cui invitare i parlamentari e tutti quelli coinvolti. Il presidente della SuperCamera rappresenterà la maggioranza dell’aeroporto di Catania, il 62,50%».

Perché sorge adesso la necessità di questo dibattito?

«Qualche settimana in un’intervista fa sul quotidiano locale ho posto il problema…».

Sottosegretario ora o due settimane fa non cambia la prospettiva, sembra chiesto in ritardo questo dibattito.

«Io ho posto il problema di un aeroporto che investe un milione e 800mila euro per una vetrina dell’agroalimentare, ho posto il problema del collocamento in borsa, ho posto il problema della rappresentatività cioè della legittimazione di questi commissari ad acta a fare atti straordinari. Ogni volta che l’ho fatto qualcuno ha uscito fuori la Procura. Continuo a non capire il perché del problema di oggi. Il Mise non è una sede di ratifica e chi presiedeva la seduta ha ritenuto opportuno procedere così. Del resto io come avrei potuto sapere che l’atto era stato fatto dal commissario?»

 

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