Arrestato l'avvocato Messina: è il "Solimano" di Messina Denaro

Arrestato l’avvocato Messina: è lui “Solimano” dei pizzini di Diabolik

L'avvocato Antonio Messina nelle immagini del Ros
Avrebbe gestito la cassa mafiosa

PALERMO – I carabinieri del Ros aggiungono un’altra tessera al puzzle della vita e dei misteri di Matteo Messina Denaro. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo chiede e ottiene l’arresto dell’avvocato Antonio Messina, 79 anni. Avrebbe fatto parte di Cosa Nostra.

È lui “Solimano” citato nelle lettere che il latitante si scambiava con l’amante Laura Bonafede. “Quel Solimano di merda di ci ha distrutti”, diceva sprezzante la maestra e figlia del capomafia Leonardo Bonafede. A Messina il giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio ha concesso gli arresti domiciliari per l’età.

L’avvocato Messina e la cassa mafiosa

Secondo la ricostruzione del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido, e dei sostituti Gianluca De Leo, Pierangelo Padova e Bruno Brucoli, Messina avrebbe gestito la cassa mafiosa da cui arrivavano anche i soldi per finanziare la latitanza del padrino arrestato nel 2023 e deceduto.

Non sono i primi guai giudiziari per l’avvocato Messina che si muoveva fra la Sicilia, Milano e Bologna. Alla fine degli anni Settanta fu condannato per il sequestro di Luigi Corleo, il suocero dell’esattore mafioso di Salemi Nino Salvo. Poi la condanna per traffico di droga negli anni Novanta. Assieme a lui erano imputati l’ex sindaco del Comune di Castelvetrano Antonio Vaccarino, e pezzi grossi come Nunzio Spezia e Franco Luppino, fedelissimi del latitante.

Messina fu radiato dall’ordine professionale. Gli era piovuta addosso pure l’accusa pesantissima di essere stato il mandante dell’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Un delitto costato l’ergastolo a Totò Riina e Mariano Agate. Messina fu scagionato.

Il massone e l’incontro con “iddu”

Anziano massone in sonno del Grande Oriente d’Italia (loggia Domizio Torrigiani), nel 2019 fu intercettato mentre parlava con Giuseppe Fidanzati, uno dei figli di Gaetano Fidanzati, boss dell’Acquasanta, oggi deceduto, che aveva fatto di Milano la sua seconda città e la base operativa dei traffici di droga.

I due facevano riferimento ad un “ragazzo” di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro. In particolare Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con “Iddu” (lui ndr) che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo “Mimmu”. Non è chiaro se «Iddu» sia riferito a Guttadauro o, come invece sospettarono gli investigatori, a Messina Denaro.

Ha rischiato di essere ammazzato

I pm di Palermo definiscono Messina una “presenza costante in una delle più pericolose e sanguinarie stagioni criminali mafiose, quella riconducibile al gruppo dei corleonesi”. Avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella mafia di Campobello di Mazara, “fucina di menti e braccia mafiose di altissimo livello e luogo eletto da Messina Denaro per trascorrere indisturbato e protetto la sua latitanza per un periodo non certo limitato a quello delle note necessità sanitarie degli ultimi due anni di vita”.

In una delle tante lettere che il padrino si scriveva con l’amante Bonafede, trovata nell’ultimo covo a Campobello di Mazara, emerge la rabbia di Matteo Messina Denaro nei confronti di Messina. Avrebbe anche pensato di ucciderlo per dei contrasti mai chiariti.

Solimano come scriveva Laura Bonafede li aveva “distrutti”, forte di un prestigio mafioso costruito negli anni e che andrebbe ben oltre la condanna di vent’anni fa per concorso esterno in associazione mafiosa per avere messo a disposizione di Cosa Nostra la sua abilità nel settore del narcotraffico.

Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro l’avvocato Messina avrebbe fatto il salto di qualità. Alla sua identificazione si è giunti grazie a Laura Bonafede che ha reso dichiarazioni spontanee nel corso del processo chiuso con la sua condanna. La donna ha inavvertitamente offerto la chiave di lettura di una serie di lettere e pizzini.

Il rapporto con Leoluca Bagarella

Negli anni recenti recenti è saltata fuori anche la proposta di affiliazione di Messina in Cosa Nostra caldeggiata a Matteo Messina Denaro a Leoluca Bagarella. Sarebbe stato lo stesso Messina a “confessare” che la proposta era arrivata “a questo che è latitante” e “che può fare quello che vuole”. Circostanza emersa nel maggio del 2021 intercettando un imprenditore di Campobello di Mazara.

“Io conosco a Leoluca Bagarella… gli disse fai entrare l’avvocato quando vengo con l’avvocato… Leoluca a me mi ha sempre difeso”, diceva l’avvocato Messina. Così parlava nel 2021, intercettato con il pregiudicato Velerio Deias in occasione di un viaggio in Sardegna.

Secondo l’accusa, Messina avrebbe gestito la cassa della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara alimentata dai proventi dell’oleificio “Fontane d’oro” riconducibile a Franco Luppino. E poi ci sono gli affari con Calogero John Luppino, re delle scommesse, con Giovanni Vassallo, titolare di alcuni supermercati, con Domenico Scimonelli, che fino al suo arresto era un insospettabile imprenditore del vino, e con Dario Messina, capo mandamento di Mazara del Vallo.

Le parole della maestra Bonafede

Decisive sono state le dichiarazioni spontanee di Laura Bonafede, quelle in cui ha raccontato della sua storia d’amore con il padrino stragista: “Solimano è Antonio Messina, lo zio di mio marito. Mi aveva detto sempre Matteo Messina Denaro che lui cercava un modo di incontrarlo per intimargli di smetterla di millantare amicizia, perché lui millantava l’amicizia di Messina Denaro per andare nei negozi, le attività pubbliche, magari sfruttando questa amicizia per avere regalata la camicia o per subirne dei vantaggi. Già una volta gli aveva fatto dire da mio padre di smetterla altrimenti non gli avrebbe più consentito di villeggiare a Campobello, di frequentare Campobello e di ritirarsi a Bologna dato che lui lì aveva la residenza e una casa”.

La colpa di Solimano era quella che “parlava che io non facevo nulla per aiutare mio marito in questa liberazione o semilibertà (il marito di Bonafede, Salvatore Gentile, è all’ergastolo per avere commesso omicidi su ordine di Messina denaro ndr).

In un pizzino al 19 dicembre 2022 Bonafede scriveva che “a Solimano gli piace spendere soldi facili ma mai avrei potuto pensare che arrivasse a tanto, quando dici che gliela farai pagare che non ti fermi ti posso dire che ne sono certo, ti conosco anche sotto questo aspetto. Non ti nego che mi sarebbe piaciuto che avessi fatto due piccioni con una fava, Solimano e pancione, ma pancione ci sta pensando da solo mangia come un porco nemmeno può camminare più”. “Pancione” sarebbe Epifanio Napoli, oggi deceduto.

Andando a ritroso nel tempo i carabinieri avrebbero ricostruito l’avvertimento subito all’avvocato Messina. Una notte del 2016 gli bruciarono due macchine, una Fiat Panda e una Volkswagen Polo, parcheggiate vicino casa sua a Campobello di Mazara. Erano anni di tensioni. Pochi giorni prima Messina discuteva con il genero di qualcuno “coricato a letto” che continuava a comandare.

Il riferimento era a Leonardo Bonafede che fino alla fine del suoi giorni avrebbe gestito il potere nonostante si fosse ammalato. Lo accusava di essere “un cafone” che “tutte cose si è mangiato”. Probabilmente tramava per un cambio della guardia con la complicità di qualcuno, approfittando del fatto che “Iddu (Messina Denaro ndr) si spaventa” perché costretto a non uscire allo scoperto per non essere arrestato.

Resta il mistero di un altro pizzino di Laura Bonafede: “Non potevamo immaginare che un Solimano di merda ci avrebbe distrutti. Ti credo in tutto quello che hai detto sia sull’agire con più intensità”. Un messaggio inquietante. Messina Denaro era pronto a soluzioni eclatanti? Di quale colpa imperdonabile si era macchiato l’avvocato Messina finito agli arresti domiciliari?


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