PALERMO – Prima i telefoni, ora il libro mastro. Scricchiola il sistema che ruotava attorno a Matteo Messina Denaro. Presto potrebbe essere travolto da un terremoto.
Chi sono gli uomini che hanno coperto la sua latitanza, lo hanno aiutato a curarsi e gli hanno garantito il sostegno economico?
Le risposte potrebbero essere contenute nei telefonini e nell’agenda su cui appuntava nomi, sigle, cifre in entrata e in uscita. È una sorta di contabilità, quella ritrovata nel covo di via CB 31 a Campobello di Mazara. Ma potrebbe anche contenere le indicazioni dell’organigramma mafioso.
I magistrati della Procura di Palermo e i carabinieri del Ros devono rintracciare la chiave di decriptazione del materiale sequestrato. Alcune indicazioni sembrerebbero di più facile decifrazione rispetto ad altre.
Matteo Messina Denaro manteneva un tenore di vita alto. È un soggetto che ufficialmente non ha mai lavorato, eppure lo scorso maggio ha tirato fuori i 15 mila euro serviti per comprare la casa-rifugio e intestarla ad Andrea Bonafede. Portava al polso un orologio Franck Muller che vale 35.000 euro. Indossava un cappotto di montone da 10.000 euro. Si potrebbe continuare elencando le ricevute dei ristoranti che ha frequentato. Insomma i soldi non gli mancavano.
Sin dal primo giorno in cui è finito in carcere i magistrati hanno ribadito che il lavoro era appena iniziato. “Borghesia mafiosa” sono le parole che si sentono ripetere spesso.
Si guarda soprattutto nel mondo della sanità. Due medici sono finiti sotto inchiesta, ma su tanti altri sono in corso approfondimenti investigativi. Ad esempio in queste ultime ore è emersa la figura di un noto oculista che potrebbe avere avuto in cura il latitante. Un mondo che strizza l’occhio alla politica e con radici nella massoneria. Massoni o collegati sono gli uomini che lo hanno protetto e favorito, come il medico Alfonso Tumbarello e Andrea Bonafede.
Ci sono tre profili che vanno distinti. Il primo: i medici che hanno curato Messina Denaro credendo che fosse un cittadino qualunque. Il secondo: i medici che probabilmente avevano intuito qualcosa di strano, ma hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Il terzo: i medici che si sono occupati della salute del padrino nella consapevolezza che fosse il più pericoloso dei latitanti e dunque lo hanno protetto.
Dove ha vissuto Matteo Messina Denaro negli ultimi anni? Certamente dallo scorso maggio a Campobello di Mazara. E prima? Forse la risposta è nelle carte trovate nel covo, alcune nascoste in un vano occultato alla vista. Ci sono elementi di datazione precisa. Si parte dal 2016. E ci sono probabilmente dei riferimenti ad alcuni viaggi effettuati dal latitante. Un puzzle da ricostruire. Era già accaduto con i pizzini di Bernardo Provenzano e di Salvatore Lo Piccolo.
L’agenda e i biglietti trovati nel covo di via Cb31 sono sono una miniera di informazioni. Un archivio segreto finito in mano agli investigatori.