PALERMO – Il medico Alfonso Tumbarello nega di avere consapevolmente curato Matteo Messina Denaro, ma conferma che grazie alla sua collaborazione si diede il via ad una delle più misteriose pagine della latitanza di Matteo Messina Denaro: il carteggio con Antonio Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano assoldato dai servizi segreti per stanare il capomafia trapanese. Si firmavano rispettivamente “Svetonio” e “Alessio”.
In studio andava Andrea Bonafede
Nel suo studio, a Campobello di Mazara, si presentò Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità a Messina Denaro. Così racconta Tumbarello che, però, è stato smentito dalla sua segretaria: “Da 17 anni io sono qua e non l’ho mai visto nel mio studio”. Il verbale di interrogatorio davanti al Gip Alfredo Montalto fa parte degli atti depositati al Tribunale del Riesame che ha respinto l’istanza di scarcerazione. Erano presenti il pubblico ministero Gianluca De Leo e l’avvocato Salvatore Pantaleo.
Il medico controbatte: “Ma la mia segretaria non è che è sempre presente nello studio, per questioni di ferie o di altra motivazione… non posso essere certo, ma penso, penso, che almeno inizialmente sia venuto il Bonafede Andrea, il pelato. Penso, non lo posso dare per certo”.
Esami e referti
Tumbarello ricorda che “mi ha esibito il referto di una colonscopia”. Dice di non avere certezza che fosse stato lui a prescrivere l’esame da cui è emerso che Messina Denaro aveva e ha un tumore. Poi in studio iniziò a recarsi Andrea Bonafede, l’operaio comunale e cugino omonimo del geometra: “Se veniva con un referto del cugino, del Bonafede Andrea il pelato, vuol dire che qualcuno glielo aveva dato e glielo aveva dato sicuramente il Bonafede Andrea”.
Più volte il medico gli chiese: “Perché non viene tuo cugino che ha questa patologia… mi è stata data la spiegazione che non voleva fare sapere niente a nessuno, in special modo ai suoi familiari, della sua patologia e siccome anche gli altri familiari erano pure assistiti miei, non voleva incontrarli nello studio”. Sul punto l’operaio Bonafede ha sostenuto che Tumbarello nulla gli chiese delle condizioni di salute del cugino, piuttosto fu il cugino ad avvisare il medico della sua patologia. Dunque le due ricostruzioni noi coincidono.
In studio il medico aveva una scheda sanitaria di Andrea Bonafede: “… io non ricordo se almeno inizialmente sia venuto lui, ma successivamente penso che il più delle volte, se non addirittura tutte le volte, sia venuto il Bonafede Andrea, l’operaio comunale. Nel computer c’è un paziente che si chiama Bonafede Andrea e c’è sia dal punto di vista degli esami di laboratorio che esami strumentali, le terapie che io ho prescritto e, qualora fosse presente una, diciamo, una patologia, veniva annotata, e nello stesso tempo, qualora ci fosse stata un’allergia, veniva pure questa annotata”.
Del percorso sanitario di Bonafede alias Messina Denaro il medico riferisce, però, di non avere ricevuto ulteriori dettagli: “Normalmente dovrebbero esibire questa relazione di dimissione ospedaliera, ma considerato che in genere, quando si tratta di patologie di questo tipo, le medicazioni, i successivi controlli, li fanno direttamente in ospedale, direttamente in ospedale, io non ho avuto occasione di vedere… di vedere questa relazione”.
Chi ha diagnosticato il tumore?
Per la verità nulla dice di sapere della fase antecedente e cioè quando a Messina Denaro è stato diagnosticato il tumore. Di una cosa è certo: “…. io non ho mai avuto… ora che sappiamo… non ho mai avuto contatti, né diretti né indiretti, né professionali né personali, con questo soggetto che è stato identificato come Messina Denaro Matteo. Oltretutto, le ripeto, signor Giudice, io per questi tre anni che c’è stato… il Covid ho condotto una vita monacale, casa e lavoro, senza alcuna frequentazione in giro per Campobello, nella maniera più assoluta”.
L’incontro nel suo studio
Tumbarello però un Messina Denaro lo conosce bene. Si tratta del fratello dell’ex latitante, Salvatore, che per un periodo ha guidato la famiglia mafiosa di Castelvetrano. In particolare il medico aveva una sua parente fra gli assistiti. Così come conosceva bene Vaccarino, oggi deceduto, perché “abbiamo militato nello stesso gruppo politico, all’interno dell’Udc… avevamo un gruppo politico a sé stante che era morale e sturziano, e abbiamo fatto campagna politica, campagna elettorale insieme, e per un certo periodo di tempo siamo stati anche in buoni rapporti”.
Vaccarino-Messina Denaro
Talmente buono era il loro rapporto che un giorno Vaccarino gli chiese di organizzare un incontro con Salvatore Messina Denaro nel suo studio: “Signor Giudice, è la verità… mi ha detto: ‘Tu lo conosci Salvatore Messina Denaro a Campobello?’, non potevo dire che non lo conoscevo perché ci conosciamo tutti, dice: ‘Sei in grado di vedere se si vuole incontrare con me perché io ho necessità di parlargli?’, inizialmente io gli dissi: ‘Ma perché non ci vai tu a trovarlo?’ e lui mi ha detto, dice: ‘Meglio che me lo procuri tu questo incontro, se ti è possibile’. Trattandosi di due persone libere, che avevano, diciamo, che avevano avuto problemi di natura giudiziaria, ma che in quel momento erano libere, che in quel
momento non avevano nessuna limitazione, non mi è sembrato che ci fosse niente di male nel procurare…”.
Si videro nel suo studio, Tumbarello li lasciò da soli, “in un orario, in una giornata in cui non c’era nessuno allo studio”. Fu l’inizio del carteggio. Vaccarino stuzzicò il latitante con alcuni affari. Dopo tante lettere il rapporto epistolare si interruppe bruscamente.