PALERMO – A Palermo è il giorno di Giovanni Falcone e delle altre vittime della strage di Capaci. L’Italia oggi ricorda anche Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Nel capoluogo siciliano manifestazioni a Palazzo Jung e all’aula bunker.
LA DIRETTA
19:31 – Il capo della Polizia Vittorio Pisani ha partecipato nel pomeriggio alla cerimonia che si è svolta nella caserma Lungaro di Palermo, la sede storica del reparto scorte, davanti alla Teca della Quarto Savona 15, l’auto della scorta di Giovanni Falcone. Alle 17.58, l’ora in cui 31 anni fa a Capaci morirono Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani assieme ai giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, nella caserma è risuonato il silenzio d’ordinanza. Alla cerimonia, oltre a Pisani, erano presenti il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta, il vice capo della Polizia Maria Luisa Pellizzari, il direttore centrale anticrimine Francesco Messina, il direttore dell’ufficio ispettivo Renato Cortese, il questore di Palermo Leopoldo Laricchia, i questori delle altre città siciliane, Tina Montinaro e una delegazione dell”Fbi.
19:24 – E’ querelle nell’Aula della Camera sul ricordo della strage di Capaci. Sono le 19 quando Rita Dalla Chiesa (Fi) chiede la parola sull’ordine dei lavori. “Avevo chiesto di parlare alle 17.58, a ridosso dell’anniversario della strage ma non mi è stato concesso dal presidente di turno. Per me parlare di Falcone non è retorica. Per me è parlare di quello che ho vissuto sulla mia pelle. Oggi Ho subito qualcosa che mai avrei pensato di subire”. Il presidente Lorenzo Fontana dice: “Mi scuso e chiederò spiegazioni su quanto è accaduto. Se vuol proseguire…”. Ma Dalla Chiesa declina. “Ho tanti ricordi personali di Falcone e penso che l’Italia intera stia ricordando lui, Francesca Morvillo ed i ragazzi della scorta”, si limita a dire. A quel punto, facendo scattare l’applauso dell’Aula, Fontana sostiene che “è indispensabile e doveroso oggi ricordare la figura di Giovanni Falcone”. Poco dopo Federico Cafiero de Raho del M5S attacca: “Non avete memoria. In queste occasioni bisogna fermarsi a dire che cosa si intende fare contro la memoria. E’ inammissibile che Falcone si ricorda solo perchè lo abbiamo chiesto dal nostro gruppo”.
19:15 – “Ritengo indispensabile e doveroso oggi ricordare la figura di Giovanni Falcone. Da parte mia un omaggio e un ricordo commosso a Falcone, alla moglie e agli agenti della scorta che furono vittime del vile attentato di Capaci. E’ doveroso da parte di tutti ricordare quello che accadde 31 anni fa”. Lo dice nell’Aula della Camera il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Le sue parole sono state sottolineate da un applauso unanime dell’Aula.
18:00 – Con la manifestazione “Piazza della legalità: la scuola il peggior nemico della mafia”, le scuole “Arculeo”, “Gramsci” e “Kiyohara-Parlatore”, a nome della “Rete per la promozione della cultura antimafia nella scuola”, di cui fanno parte ben 89 istituti scolastici, hanno ricordato, in mattinata, le stragi di Capaci e via d’Amelio con canti, flash mob, laboratori creativi, giochi sportivi e performance teatrali. Grande partecipazione davanti alla direzione didattica ‘Ettore Arculeo’, in via Vito Schifani, presenti tra gli altri l’assessore comunale alla scuola Aristide Tamajo, il presidente della quarta circoscrizione Giuseppe Di Vincenti, i maestri del Conservatorio Ignazio Calderone e Salvatore Palmieri, le dirigenti scolastiche Claudia Contino e Vincenza Caleca, la maestra Adriana Masi; e l’orchestra di fiati del Conservatorio di musica ‘Alessandro Scarlatti’ di Palermo.
17:49 – A 31 anni dall’attentato di stampo terroristico mafioso avvenuto a Capaci (Palermo) in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, i vescovi di Sicilia, in una nota, ricordano “tutte le vittime della mafia e con motivazioni religiose, culturali e socio-economiche sempre più forti condannano ogni forma di criminalità che offende e limita la libertà individuale e condiziona la crescita sociale”. Ai fini della “diffusione della cultura della giustizia e della solidarietà” è stato stipulato un protocollo d’intesa a Palermo tra il presidente della Conferenza episcopale siciliana, l’arcivescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti e il presidente della Commissione antimafia dell’Ars, Antonello Cracolici, con il quale è stato deciso di costituire un Osservatorio permanente sulla diffusione della legalità e ‘Centri di aggregazione’ in ogni diocesi. “Favorire – ha detto Raspanti – un’azione comune per sconfiggere la mafia, introdurre una vera cultura della legalità e promuovere la giustizia e la solidarietà. Agevoliamo processi di integrazione, rafforziamo i principi di trasparenza e affianchiamo le istituzioni per il controllo territoriale su situazioni a rischio”.
17:03 – L’aula del Senato ha dedicato un minuto di silenzio alla memoria di Giovanni Falcone e delle altre vittime della strage di Capaci, con un applauso finale. A chiederlo è stato il presidente Ignazio La Russa ricordando che “Giovanni Falcone, come Paolo Borsellino e tanti altri magistrati e uomini delle forze dell’ordine hanno perso la vita perché temuti da Cosa nostra. Le loro professionalità, determinazione e coraggio misero in ginocchio la mafia e sono un esempio per tutti noi”. Poi ha aggiunto: “L’Italia dopo di loro, semmai avesse chinato la testa, non l’ha mai chinata. Anzi, l’ha rialzata ancora più forte grazie al loro eroismo e alla loro determinazione”. Quindi ha concluso che l’esperienza di Falcone “è stata d’esempio per tanti giovani, uomini e donne e lo sarà per sempre”.
17:00 – “Ricordiamo oggi con commozione il massacro di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro nell’anniversario della Strage di Capaci. Un ricordo che proviene da quegli stessi sentimenti che vibravano nei nostri cuori negli anni in cui ci sentivamo totalmente rappresentati da Giovanni Falcone, mentre altri si peritavano di contestarlo, tra questi alcuni politici e giornalisti, perfino il Csm. Quando celebriamo Falcone non abbiamo imbarazzi”. E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. “È utile rammentare la storia dei colpi bassi ricevuti, dall’interno degli apparati della giustizia italiana e dall’esterno, dalle cosche. Noi abbiamo sostenuto l’azione di Falcone perché colpiva la mafia senza pietà, come era finalmente giusto che fosse e il nostro ricordo a decenni di distanza è solo la coerente estensione di quell’originario e mai modificato giudizio. Occorre constatare che il gigantesco lavoro fatto da Giovanni Falcone e dal pool antimafia ha inferto un colpo decisivo ai boss e anche il suo sacrificio ne ha segnato il declino. Le due stragi di Via Capaci e Via D’Amelio hanno fatto perdere alla mafia quel consenso diffuso su cui attecchiva e proliferava fino a costringerla a una metamorfosi che ci chiama oggi a non abbassare la guardia. Una vittoria dunque conseguita da vivo e una vittoria da martire”, conclude.
16:43 – “Il 23 maggio 1992 è una data impressa in modo indelebile nella memoria della nostra comunità nazionale. La strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, resta una ferita dolorosa per il nostro Paese. Ricordare significa non disperdere gli insegnamenti del giudice Falcone, i suoi valori, la sue eredità morale. Significa portare avanti la lotta alla criminalità organizzata con determinazione”. Così il presidente del Comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle Roberto Fico. “Quella di oggi non può essere solo una giornata di commemorazione. Può e deve essere una giornata di riflessione per tutti noi. La politica non può voltarsi dall’altro lato sventolando vessilli: deve essere coerente nelle sue scelte”, conclude.
16:15 – “Quello della legalità, a 31 anni dalla strage di Capaci, è un tema che non solo deve essere posto al centro dell’attenzione ma sensibilizza le coscienze di questi ragazzi e dà un forte segnale alla legalità”. Così, il sindaco di Termoli e Presidente della Provincia di Campobasso Francesco Roberti, oggi, al parco comunale in occasione della manifestazione della Rete di Prossimità dal tema ‘Capaci di crescere’ per parlare con gli studenti delle medie inferiori della città di un tema quale il rispetto delle regole nel ricordo di Giovanni Falcone. Al parco si sono ritrovati questa mattina le forze dell’ordine: il comandante dei Carabinieri Alessandro Vergine con i Vigili urbani, il consigliere comunale Nicola Malorni che ed esponenti dell’Ordine degli avvocati di Larino (Campobasso) tra cui l’avvocato Bruno. “Abbiamo scelto il parco comunale perché questo è il luogo che può sensibilizzare i giovani al rispetto della legalità, dell’ambiente e delle relazioni – dichiara Malorni -. Io credo che il Molise sia libero da condotte e situazioni legate a organizzazioni mafiose. Sono consapevole, però, che può esserci un sentire mafioso strisciante che, come un fiume carsico, può effettivamente manifestarsi con atti illeciti. Rispetto a questo abbiamo il dovere di sensibilizzare le nuove generazioni”.
15:49 – Onorare la memoria di Giovanni Falcone, di sua moglie e della scorta che quel 23 maggio del 1992 persero la vita lungo a Capaci, è la tematica attorno alla quale ha ruotato la giornata odierna, all’interno della XXXI edizione del Premio nazionale Paolo Borsellino, organizzato dal Comune dell’Aquila, con la collaborazione dell’Associazione promotrice Società Civile, all’auditorium del Parco del Castello. “Stavamo festeggiando un compleanno di 18 anni – ha esordito il sindaco Pierluigi Biondi – quando arrivò la notizia della morte di Giovanni Falcone, che colpì tutti noi per due motivi: sia perché l’Italia perdeva la sua innocenza, in un periodo di grandi stravolgimenti e trasformazioni, sia perché chi militava in politica come me, capì che c’era bisogno di un salto culturale per mettersi a disposizione come faceva chi poi perdeva la vita, bisognava scuotere le memorie e le coscienze per cambiare quella realtà”. “Siate sempre all’altezza di queste persone, prendete, in una città particolare come L’Aquila, che si è saputa risollevare, gli insegnamenti di questi anni, camminare sempre con la schiena dritta”, è l’augurio che il sindaco ha voluto rivolgere alle giovani generazioni presenti.
15:09 – “Oggi ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, significa far rivivere la loro memoria come servizio per il bene comune, per un bisogno di verità e sete di giustizia. La lotta alle mafie è una sfida culturale, sociale ed educativa che ci riguarda tutti. Significa qualità della nostra democrazia, significa riformulare l’etica della responsabilità , significa far vivere i valori fondanti della nostra Costituzione”. Così la senatrice Enza Rando, responsabile legalità, trasparenza e contrasto alle mafie della segreteria Nazionale del Partito Democratico. “L’insegnamento di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e di tutti i ragazzi della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, – continua Rando – deve diventare per tutti patrimonio collettivo: la lotta alle mafie e corruzione è essenzialmente una lotta di civiltà per un Paese più giusto e più inclusivo. Alla politica spetta il compito di velocizzare e rafforzare gli strumenti legislativi necessari nella lotta alle mafie e alla corruzione per colmare quei ritardi che in questi anni hanno fatto il gioco dei criminali”, conclude la senatrice Rando.
14:52 – Corleone torna al 23 maggio 1992 riempiendo la piazza intitolata proprio a Falcone e a Borsellino. Una piazza gremita di studenti, accompagnati dai loro insegnanti. La Giornata nazionale della legalità ha preso il via con due cortei. Il primo, partito da piazza Vittime della Mafia, ha riunito gli alunni dell’Istituto comprensivo “Giuseppe Vasi”. Il secondo ha coinvolto i ragazzi degli istituti superiori “Don Giovanni Colletto” e “Don Calogero Di Vincenti”. Punto d’incontro il palco allestito davanti all’entrata della villa comunale. Alla manifestazione hanno partecipato inoltre il sindaco Nicolò Nicolosi, l’amministrazione comunale, il presidente del Consiglio comunale con i consiglieri, le forze dell’ordine, tanti genitori. Accanto al palco, oltre agli striscioni creati per l’occasione, è stato esposto l’Albero Falcone realizzato dall’artista Giuseppe Lo Grasso e custodito al Centro internazionale di documentazioni sulle mafie e del movimento antimafia. Al posto delle foglie, l’albero è ricoperto da tanti messaggi scritti da giovani. Anche il sindaco dei ragazzi, Clara Pasqua, ha portato il suo contributo. “Nel 1992 questi ragazzi non erano ancora nati, ma l’eco dell’esplosione sull’autostrada risuona anche nelle loro orecchie – dice il sindaco Nicolosi -. Non dimenticare e far conoscere alle nuove generazioni cosa hanno significato Capaci e poi via D’Amelio è un dovere civico”.
14:33 – “Questo è un giorno che ha segnato la mia vita e le nostre vite. Un giorno sul quale non solo riflettere ma cercare la verità a tutto tondo”. Lo ha detto l’ex presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, in visita a Leonforte nell’ennese. “Una verità anche sui pezzi deviati dello Stato e di tutto quello che è successo in quel periodo, compreso le responsabilità politiche perché arrivando a quella verità siamo una Repubblica a 360 gradi. – ha aggiunto – Non ci fermiamo non solo alla lotta alla criminalità organizzata o alle mafie ma sicuramente dobbiamo fare luce su tutte quelle uccisioni del periodo stragista che non hanno davvero una comprensione. Per questo in Sicilia abbiamo candidato Scarpinato. Noi quando diciamo le cose le facciamo al 10 per cento”.
14:20 – Nel giorno del 31esimo anniversario della strage di Capaci, dove persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, il presidente del sindacato Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief), Marcello Pacifico, si è espresso sul legame tra lotta alla mafia e la promozione della cultura della legalità nelle scuole. “La migliore testimonianza della loro vita deve essere il lavoro che svolgiamo ogni giorno. E la scuola, con gli studenti, i docenti e tutto il personale, è una delle istituzioni pubbliche sempre in prima linea per ricordare che la mafia va sconfitta e mai assecondata”, ha affermato il segretario di Anief.
13.57 – “Ho perdonato perché voglio stare bene con me stessa”. Così Rosaria Costa, la vedova dell’agente Vito Schifani, tra le vittime insieme al Giudice Falcone, nella strage di Capaci di 31 anni fa, è stata ospite stamani a Pescara ad una manifestazione organizzata dall’Assessorato alle Politiche sociali del Comune e dall’Associazione “Prossimità alle Istituzioni”. Sono passati 31 anni, dunque, da quella tragedia e dal suo memorabile discorso ai funerali delle vittime di Capaci: “Io vi perdono ma vi dovete inginocchiare” disse tra le lacrime. A distanza di tanto tempo, con un figlio da crescere, oggi Emanuele Schifani è un brillante agente della Guardia di Finanza, e dopo una dura battaglia, vinta, contro una malattia, Rosaria è una donna serena che ha fatto i conti con il suo passato: “Sono molto credente – dice – e questo mi aiutato a perdonare chi ha distrutto la mia vita, ma l’ho fatto soprattutto per una mia pace interiore”. Alla manifestazione “Capaci di…giornate di legalità”, tenutasi oggi a Pescara, Rosaria Costa si è detta ben felice di fare la sua testimonianza davanti a centinaia di ragazzi delle scuole superiori: “Non credo si possa mai sconfiggere la Mafia – dice ancora Rosaria – ma trovo fondamentale parlare ai ragazzi di questi argomenti perché abbiamo il dovere d’insegnare loro a scindere tra il bene e il male.”
13:45 – “Per me il 23 maggio è il giorno del ricordo, è il giorno in cui io e l’Italia intera ricordiamo il gesto ultimo, estremo di mio padre, del giudice Falcone e dei colleghi della scorta. E’ un giorno che ha segnato ovviamente noi famigliari ma che ha segnato l’Italia intera”. Lo ha detto il figlio di Vito Schifani, Antonio Emanuele, alla Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia, nel 31/o anniversario della strage di Capaci, nella quale morì suo padre, agente della scorta del giudice Falcone. Antonio Emanuele, 31 anni, aveva quattro mesi quando morì il padre. Oggi è un capitano della Guardia di finanza e presta servizio in provincia di Udine. “Mi sembrava il modo migliore per portare avanti” il nome di mio padre, spiega, “colpito anche da quelle parole ormai famose del giudice Falcone che diceva che ‘bisogna seguire i soldi per arrivare a combattere la criminalità organizzata’. Chi meglio della Gdf a questo punto può seguire i soldi?”. Ricordando le parole della madre Rosaria, quando disse ‘Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio’, Antonio Emanuele sottolinea: “Quelle sono le parole del popolo siciliano, non sono soltanto le parole di mia madre, quelle sono le parole che albergano nel cuore soprattutto de siciliani ma mi permetto di estenderlo al resto d’Italia”.
13:31 – A margine delle celebrazioni per il trentunesimo anniversario della strage di Capaci, il sottosegretario all’Istruzione e al merito, Paola Frassinetti (Fdi), si è espressa così: “È importante mantenere vivo il ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e del loro impegno contro la mafia per promuovere la cultura della legalità tra i giovani nelle scuole”. “I principi della legalità e del rispetto – ha proseguito l’on. Frassinetti – sono il perno della nostra educazione civica che è anche educazione alla legalità”. “La scuola ha il compito di guidare gli studenti nella ricerca dei valori della legalità, se riusciremo a raggiungere appieno questo obiettivo grazie alle nuove generazioni andremo incontro a un futuro migliore per tutta la nazione”, ha concluso il sottosegretario all’Istruzione.
13:20 – A margine delle celebrazioni per il trentunesimo anniversario dalla strage di Capaci (23 maggio 1992), è arrivata la nota del segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp), Enzo Marco Letizia. “Fare memoria della strage di Capaci vuol dire non fermarsi al ricordo ma rinnovare l’impegno per debellare un cancro che le donne e gli uomini delle forze di polizia e la società civile devono consegnare alla storia del passato”, afferma Marco Letizia. “Oggi più che mai le opportunità nel settore dell’economia rischiano di infettare le parti sane del Paese”. “Per questo – conclude il segretario dell’Anfp – crediamo si debba investire in personale e mezzi da destinare al contrasto delle organizzazioni mafiose anche per non vanificare gli importanti risultati raggiunti finora”.
13:17 – “Il trentunesimo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, sia occasione per ricordare che la mafia non è sconfitta, ma solo indebolita. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia”. Lo ha dichiarato il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. “Il coraggio di chi ha sacrificato la propria vita per il senso dello Stato deve essere il faro guida nell’azione politica del governo – prosegue – Occorre promuovere con sempre maggiore impegno e determinazione i valori della legalità e della giustizia, affinché uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restino il modello a cui fare riferimento; un esempio indelebile nelle menti delle giovani generazioni, che si avvicineranno alla vita politica e istituzionale del Paese. La lotta alle mafie, così come ci ha ricordato il capo dello Stato, deve essere condizione irrinunciabile di civiltà”.
13:14 – “La promozione della cultura della legalità è uno degli obiettivi fondamentali del nostro sistema scolastico, nel quadro più ampio dell’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole. Per questo il nostro Ministero sta lavorando al potenziamento dell’educazione civica e ad altre iniziative per consolidare la cultura del rispetto e del dialogo, che è alla base della nostra democrazia. È con questo spirito che oggi ricordiamo e onoriamo le figure dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme con tutte le altre vittime delle mafie. A loro va il nostro impegno costante a costruire un’Italia migliore, capace di dare piena attuazione ai valori imperituri della nostra Costituzione”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Ringrazio personalmente tutti gli studenti e i docenti che oggi, nell’Aula Bunker e nelle strade della città di Palermo, partecipano in prima persona a questo ricordo e a questo impegno, in rappresentanza dell’intera comunità educativa nazionale”, ha concluso il Ministro.
12:59 – Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha deposto una corona di fiori davanti alla lapide presente all’interno del ‘Reparto scorte – Martiri di Capaci e via D’Amelio’ della caserma Lungaro a Palermo. Piantedosi è accompagnato dal capo della polizia Vittorio Pisani, dal prefetto Francesco Messina, capo del Dac l’ex questore di Palermo Renato Cortese, e dal questore di Palermo, Leopoldo Laricchia. Dopo il ‘silenzio’, con Tina Montinaro e Giovanni – moglie e figlio del capo scorta di Falcone, Antonio Montinaro – il ministro, i vertici della Polizia e le autorità hanno visitato il giardino attiguo al reparto scorte dove è stata posizionata la teca che contiene i resti della Quarto Savona 15, la Fiat Croma blindata che precedeva l’auto del giudice e che fu sbalzata a decine di metri di distanza dal cratere dell’esplosione e all’interno della quale viaggiavano i tre poliziotti rimasti uccisi. Presenti anche il prefetto Maria Teresa Cucinotta e i familiari delle vittime delle stragi mafiose del 1992, l’ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il presidente della corte di appello di Palermo, Matteo Frasca, il procuratore Maurizio de Lucia, il presidente del Tribunale Piergiorgio Morosini, Claudia Caramanna procuratore per i minorenni e Anna Maria Palma, avvocato generale. Alla caserma Lungaro sono presenti anche il presidente della Regione, Renato Schifani, il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, il sindaco Roberto Lagalla.
12: 57 – “Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Sono passati più di 30 anni da quel 23 maggio del 1992. Sappiamo i nomi di chi si è sacrificato per la giustizia e per la lotta contro la mafia. Non sappiamo ancora fino in fondo cosa sia accaduto in quegli anni drammatici. E fin dove sia arrivata la mafia con il suo controllo”. Lo scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra.
12:56 – “Oggi, 31 anni fa, l’assassinio per mano mafiosa di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti Vito Schifani. Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Onorare la memoria del loro sacrificio significa non solo non abbassare mai la guardia nella lotta alle mafie ma lavorare ogni giorno per accrescere la cultura della legalità. Il ricordo della loro indomabile dedizione alla difesa delle istituzioni e del Paese sia per tutti noi costante fonte di ispirazione”. Lo afferma Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd.
12:53 – “Oggi ricorre la Strage di Capaci ricordiamo il massacro di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Ma a tutti quelli che in questi decenni hanno versato lacrime non possiamo non ricordare il massacro a cui fu sottoposto Giovanni Falcone da parte del Csm, e da parte di politici e di giornalisti che in vita ne contestavano l’azione. C’era chi parlava di prove rimaste chiuse nei cassetti, chi negò il voto per importanti incarichi da assegnare a Palazzo dei Marescialli, chi ne contestò la saggia e concreta filosofia di azione contro le mafie. Noi abbiamo rispettato Falcone da vivo e quindi possiamo ricordarlo a decenni di distanza con coerenza. Altri lo hanno dileggiato da vivo e poi spesso sono stati gli stessi che hanno alimentato fantomatici processi, come quello sulla trattativa Stato-mafia, per l’esito del quale attendiamo ancora le dimissioni dalla Magistratura di Di Matteo e di molti altri”. Lo dichiara il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (FI).
12:52 – “È necessario onorare ogni giorno Giovanni Falcone, straordinario servitore dello Stato, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Onorare i nostri eroi antimafia significa soprattutto non disperdere il lascito di Giovanni Falcone nel contrasto alla criminalità organizzata. Non arretreremo mai, difendendo gli istituti del c.d. carcere duro e dell’ergastolo ostativo nel contrasto frontale alla criminalità organizzata”. Lo afferma in una nota il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove. Oggi Delmastro è a Palermo. E si dice “onorato di portare, al fianco del Ministro Piantedosi ed in occasione del 31esimo anniversario della strage di Capaci, il deferente omaggio del Ministero della Giustizia alla memoria delle vittime della violenza mafiosa alla stele di Falcone a Capaci”.
12:52 – “Accogliamo con favore l’appello della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni perché la politica sostenga in ogni modo la lotta contro la mafia. Invito che la Presidente fa nella giornata in cui tutta l’Italia ricorda la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la loro scorta. In questi 31 anni l’azione di contrasto alla criminalità organizzata è continuata anche grazie all’esempio e al ricordo di persone come il giudice Falcone che per quella lotta hanno dato la vita”. Lo dice il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi.
12: 51 – “Non è casuale insediare la commissione parlamentare antimafia proprio nel giorno che segnò per sempre la nostra Repubblica: la strage di Capaci, dove morirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo”. Così la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli. “È il modo più giusto per ricordare oggi quelle vittime e battersi per scardinare la cultura della criminalità e del malaffare, che spesso trova terreno fertile dove lo Stato manca e, soprattutto, è mancato”, ha poi detto Ronzulli. “Chi sceglie di non arrendersi ai soprusi, chi decide con coraggio di denunciare, chi sceglie la legalità, non può essere lasciato solo. E questo è anche il modo migliore che abbiamo per onorare davvero la memoria di tutte le vittime che sono cadute per mano della mafia: lavorare affinché il loro sacrificio non sia stato vano”.
12:36 -“Non possiamo non ricordare come le stragi di matrice terroristico-mafiosa, che esattamente 30 anni fa si susseguirono a Firenze in via dei Georgofili e a Milano, in via Palestro, sono “ancora in cerca di verità e giustizia”, come ha richiamato il Presidente della Repubblica. Non possono esserci pezzi mancanti, né zone d’ombra nella conoscenza di pagine così drammatiche e decisive della nostra storia”. Lo sostiene Carlo Nordio nel messaggio inviato alla Fondazione Falcone. Il testo contiene una promessa: “il Ministero della Giustizia, da parte sua, farà di tutto – secondo i compiti assegnati dalla Costituzione – per assicurare agli uffici giudiziari gli strumenti più adeguati e le tecnologie più aggiornate, perché assolvano al loro alto compito: continuare a fare luce sulle pagine buie del passato e combattere contro le mafie di oggi, più transnazionali e più imprenditoriali”.
12:09 – “Siamo qui dopo 31 anni a parlare di quello che ha significato la morte di Giovanni e Paolo, che ormai sono diventati degli eroi per i giovani come per noi anziani sono stati gli eroi del risorgimento. E’ cambiato tanto, anche se non totalmente. L’affetto che c’è per Giovanni e Paolo mi incoraggia ad andare avanti”. Così Maria Falcone, animatrice della Fondazione, che ha organizzato la cerimonia per ricordare le vittime della strage di Capaci.
11:49 – “Il valore incrollabile della memoria ci richiama, oggi, nel trentunesimo Anniversario della strage di Capaci, alla responsabilità che lo Stato è chiamato ad assumere nei confronti delle giovani generazioni, che dalle istituzioni si attendono condotte capaci di farsi testimonianza di un collegiale impegno a tutela dei diritti e delle libertà individuali, della dignità della persona, del rifiuto al ricatto mafioso. Con questa convinzione, la Città Metropolitana di Palermo, con il supporto della Regione Siciliana, ha aderito al progetto della Fondazione Falcone per la realizzazione del “Museo del presente e della memoria della lotta alle mafie”, dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, presso la sede metropolitana di Palazzo Jung. Uno spazio immaginato insieme alla professoressa Maria Falcone che non sarà di sola memoria, quanto piuttosto un luogo di riflessione, di condivisione, per un nuovo patto generazionale, a sostegno della legalità. Con questa iniziativa, intimamente saldata all’impegno dell’ente locale nell’assicurare trasparenza amministrativa e gestionale, intendiamo contribuire ad un nuovo ed ulteriore avanzamento della cultura dell’antimafia in questa città. Come sindaco, per l’amministrazione che rappresento, sento di avere un dovere preciso verso i cittadini e i giovani: il buon governo, nonostante le molteplici difficoltà che ogni giorno occorre affrontare e superare. Una Città ben governata è una Città dove i diritti civili e sociali vengono garantiti senza alcuna intermediazione abusiva ed è questo il miglior antidoto contro la subcultura mafiosa”. Così dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, in occasione della celebrazione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci.
11:31 – “Sono i giovani i protagonisti di questo anniversario. A loro prima di tutto il mio saluto. I giovani si attendono la testimonianza delle istituzioni”. Lo ha detto stamane il sindaco di Palermo Roberto Lagalla parlando dal palco montato davanti all’aula bunker nel trentunesimo anniversario della strage di Capaci. “Abbiamo immaginato insieme alla Fondazione uno spazio dedicato alla memoria – ha aggiunto Lagalla – lo realizzeremo nel palazzo Jung. Oggi non regge il pessimismo gattopardiano che sosteneva che nulla sarebbe cambiato. In questa città c’è stata una collettiva reazione. È vero, Cosa nostra non è scomparsa. È capace di infiltrarsi anche nelle istituzioni. La mafia regge il mercato della disperazione”. “Ma come amministrazione abbiamo il dovere del buon governo, è questo l’impegno della mia giunta. – ha sostenuto – Una città ben governata, dove vengono garantiti i diritti sociali e civili è il miglior antidoto contro la sopraffazione mafiosa”.
11:12 – “Dall’insegnamento di personalità come Falcone abbiamo imparato negli anni a seguire i percorsi economici criminali che interessano la mafia, e riuscire a preservare i punti legali delle istituzioni o infiltrazioni nelle istituzioni. Credo sia un fenomeno che può preoccupare, ma bisogna rassicurare i cittadini perché il nostro Paese manifesta la capacità di contrastare anche questo modo più insidioso di agire della mafia”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Palermo per la commemorazione delle vittime della strage di Capaci.
10:59 – “L’arresto di Matteo Messina Denaro significa la chiusura di una pagina e l’inizio di una nuova storia. La mafia uccideva colpendo i valori fondamentali della società civile con vittime importanti come i servitori dello stato. Adesso la battaglia prosegue perché la mafia si è evoluta, è cambiato il suo modo di agire”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Palermo per la commemorazione delle vittime della strage di Capaci. “Il ruolo dello Stato e delle Istituzioni – ha aggiunto – è adattarsi anche a questo mutare della mafia e non retrocedere. Come disse Falcone: ‘la mafia è un fenomeno umano e come tale è destinato a finire’. Però fino a che ci sarà l’ultimo granello di presenza, lo Stato ci metterà l’ultima goccia di sudore per combatterlo”.
10:41 – “Credo che la mafia sia ancora presente nella società. Ma ci sono anche altre forme di violenza e prepotenza. Per esempio il bullismo di molti ragazzi”. A parlare è Glenda Gentile, ha 13 anni e frequenta la terza media nella scuola Crispi di Ribera. È davanti al palco allestito davanti all’aula bunker di Palermo. Il suo professore Giacinto Campisi, docente di musica, racconta del progetto di legalità portato avanti dalla scuola negli ultimi mesi. “Siamo qui con quattro classi – dice Campisi – una sessantina di ragazzi e ragazze, perchè riteniamo che questa giornata sia il compimento di un percorso educativo fatto di lavori di ricerca nelle classi e testimonianze video”. Pietro Fischietti, originario di Corleone, da dieci anni vive e insegna Lettere a Crema. Ha portato a Palermo 19 fra ragazzi e ragazze dell’istituto professionale tecnico Sraffa in rappresentanza di mille studenti. “La scuola ha vinto un premio della Fondazione Falcone per un video sulle scorte che ha chiuso un progetto dal titolo “Vie e volti della legalità”. “Oggi anche in Lombardia c’è la consapevolezza della presenza delle mafie aggiunge Fischietti – molti Comuni sono stati sciolti, soprattutto per le infiltrazioni della ‘ndrangheta”. “Nella nostra scuola a Crema abbiamo piantato l’albero dell’antimafia – dice Valentina Barbieri, di 19 anni, ultimo anno di corso all’istituto Sraffa – ricordiamo così Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nei giorni scorsi abbiamo partecipato a Milano a una manifestazione organizzata da Libera. La mafia è presente al Nord come al Sud. La mia impressione è che in Lombardia sia più nascosta”.
10.38 – Da qui è passata la storia del Paese”. Pietro Grasso lo dice davanti a tanti ragazzi nell’aula bunker nel quale si è celebrato, tra il 1986 e il 1987. In quel processo Grasso era il giudice a latere si è giocata, ricorda, una partita fondamentale per “svelare il vero volto crudele della mafia”. “Qui – ricorda ancora l’ex giudice che poi è stato presidente del Senato – ho vissuto intensamente un momento emozionante. Il primo giorno entrai qui con un groppo alla gola: c’erano tanti imputati, molti avvocati, 500 giornalisti. Da allora la mia vita è cambiata, a partire dai rapporti con la famiglia”. Grasso ripercorre poi le tappe del processo, i mille ostacoli che artificiosamente venivano ideati per ritardare il passo della giustizia: la richiesta di lettura in aula degli atti del processo, i gesti plateali di detenuti che si cucivano la bocca con un fil di ferro oppure simulavano attacchi epilettici. “Riuscimmo – dice Grasso – a tenere il passo e a salvare il processo con scelte in linea con le leggi e con la procedura. Abbiamo fatto solo il nostro dovere”. Rivolgendosi ai ragazzi, Grasso riconosce che in questi anni si è rafforzata la coscienza civile e il rifiuto di Cosa nostra: un percorso che passa attraverso la scuola, diventata “la vera antimafia sociale”. Grasso conclude il suo intervento ricordando Falcone che gli affidò un accendino dopo avere smesso di fumare. Era un gesto di affetto che ora Grasso ricambia tirando fuori l’accendino che alza con la fiammella accesa tra gli applausi dei ragazzi.
10:18 – “Dobbiamo lavorare per scongiurare che, dopo 31 anni, si affievolisca tra gli italiani la memoria della tragica fine di Giovanni Falcone, della consorte Francesca e del personale di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. In questi decenni la Sicilia è cambiata, lentamente, maturando la consapevolezza che l’impegno antimafia riguarda tutti e che va predicato e praticato ogni giorno, senza retorica e senza ipocrisia”. Lo afferma il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. “Rimane la speranza di conoscere finalmente tutta la verità su quella drammatica stagione -di sangue, di opacità, di omissioni- che ha segnato la storia della nostra Nazione”, conclude.
10:09 – “Non abbiamo mai fatto passerelle. Lavoriamo tutto l’anno, è chiaro che quando si fa una manifestazione che tende ogni anno ad essere la conclusione di un percorso educativo le istituzioni devono essere presenti perché sono quelle con cui dobbiamo colloquiare per avere le possibilità di cambiamento. Non mi interessa a quale partito appartengono. In 30 anni abbiamo visto passerelle di tutti i colori, ma non le chiamerei passerelle, ma presenze delle istituzioni”. Lo ha detto Maria Falcone a Palazzo Jung, dove nascerà un Museo della Legalità dedicato a tutte le vittime della mafia, tornando sulla polemica che l’ha contrapposta ad Alfredo Morvillo, magistrato oggi in pensione e fratello della moglie di Falcone, Francesca.
10:00 – “Io penso che la mafia in questo momento non gode di buona salute, è in corsia per degli accertamenti. Verrà il giorno in cui Cosa nostra sarà sconfitta, mi piacerebbe tanto esserci ma non so se ce la farò: incrociamo le dita”. Così l’ex pm Giuseppe Ayala parlando nell’aula bunker dell’Ucciardone ai ragazzi che stanno partecipando alla lectio magistralis, nell’ambito dell’anniversario della strage di Capaci, con l’ex procuratore Piero Grasso e il presidente del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini.
9:55 – Una corona d’alloro è stato deposta subito dopo il suo arrivo a Palermo dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, davanti alle stele di Capaci che ricorda l’attentato del 23 maggio del ’92 in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Alla cerimonia di commemorazione erano presenti il capo della polizia Vittorio Pisani; il prefetto Francesco Messina, direttore centrale Anticrimine della Polizia; il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta, il questore di Palermo Leopoldo Laricchia e la vedova del caposcorta di Falcone, Tina Montinaro. “L’arresto di Matteo Messina Denaro significa la chiusura di una pagina e l’inizio di una nuova storia. La mafia uccideva colpendo i valori fondamentali della società civile con vittime importanti come i servitori dello stato. Adesso la battaglia prosegue perché la mafia si è evoluta, è cambiato il suo modo di agire – ha detto Piantedosi -. Il ruolo dello Stato e delle Istituzioni è adattarsi anche a questo mutare della mafia e non retrocedere. Come disse Falcone: ‘la mafia è un fenomeno umano e come tale è destinato a finire’. Però fino a che ci sarà l’ultimo granello di presenza, lo Stato ci metterà l’ultima goccia di sudore per combatterlo”.
9:45 – Mattarella: “La mafia è un cancro ma non è invincibile”