Capaci, scomparsi da oltre un mese| Il giallo nei video: "La cosa è grave" - Live Sicilia

Capaci, scomparsi da oltre un mese| Il giallo nei video: “La cosa è grave”

Giovanni Guzzardo e Santo Alario, scomparsi il 7 febbraio

Il filmati inviati da Alario mentre era in auto con Guzzardo. Video 1 Video 2

PALERMO - IL CASO
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PALERMO – “Siamo in una montagna, dove ha perso le scarpe il Signore. Lo vedi? Guarda, guarda, neanche si vede il mare”. (Clicca qui per guardare il video 1 e il video 2). Le parole di Santo Alario descrivono il paesaggio che scorre accanto all’auto che percorre una strada dell’entroterra siciliano. Si trova a bordo della Fiat Panda di Giovanni Guzzardo, era il 7 febbraio. Da allora si sono perse le tracce dei due uomini, scomparsi da Capaci. Dalla borgata marinara alle porte di Palermo, il 42enne ed il 46enne si sarebbero messi in viaggio per recarsi a Ventimiglia di Sicilia.

E’ proprio durante il tragitto che Alario invia quattro video alla compagna, Rosi Sparacio, che in quel momento si trova in un centro commerciale a Carini. Sono immagini e audio che infittiscono il giallo sulla loro scomparsa, specie quando Guazzardo, sottovoce, pronuncia la frase “la cosa è grave”. Le parole si sentono appena, forse sta parlando al telefono con un’altra persona, mentre Alario continua ad immortalare il loro viaggio in macchina e dice alla propria compagna “ti giuro, stiamo salendo ancora”. E’ quasi incredulo di fronte ai chilometri ancora da percorrere per giungere ad una meta fino ad oggi sconosciuta.

Già, perché nessuno sa quale fosse la destinazione dei due, che negli ultimi mesi si incontravano al bar che Guzzardo aveva preso in gestione nella piazza di Capaci, l’Avana food and drink, da quel giorno rimasto chiuso e circondato da un alone di mistero. Di certo c’è, che l’uomo originario di Caccamo, aveva ristrutturato e rimesso in sesto l’attività: quella ottenuta tramite un finanziamento sarebbe una somma di circa 180 mila euro, su cui i carabinieri coordinati dalla procura di Termini Imerese stanno tuttora indagando. Il locale era diventato il punto di riferimento di Alario, che avrebbe trascorso lì parte delle sue giornate. “Si conoscevano da poco tempo – ribadisce Rosi Sparacio – non erano amici. Per questo non riesco a capire cosa facessero insieme. Questi video e le foto sono tra le poche cose che mi restano. Sono disperata, non faccio altro che guardare la porta sperando che torni a casa”.

E a porsi tante domande che non trovano ancora risposta è anche la madre di Alario, Anna Maria Musso, che abita a Villabate. Il giorno stesso in cui è stata informata del mancato ritorno a casa di Santo, ha accusato un malore ed è finita in ospedale: “Rosi ci ha avvisato – racconta – e con gli altri miei figli ci siamo messi in viaggio verso Carini per andare a casa sua e dai carabinieri. Mi sono sentita male, sono stata accompagnata al pronto soccorso del Cervello. Da allora è cominciato l’incubo, non dormo più, ogni mio pensiero è rivolto a lui. Per riposare un po’ devo prendere dei farmaci”. La madre di Alario vuole la verità, pretende di sapere il motivo della trasferta del figlio a Ventimiglia di Sicilia. “Non ho idea di cosa li abbia portati via, ma soprattutto non so nulla su Giovanni Guzzardo, non me ne aveva mai parlato. Eppure ci sentivamo ogni giorno, mi raccontava sempre quello che faceva”.

La donna racconta di aver visto il figlio, per l’ultima volta, il primo febbraio. “E’ venuto a casa mia di sera, ha cenato con me. L’indomani ci siamo sentiti, mi ha ringraziato, era tranquillissimo. Nulla mi ha insospettito o fatto pensare che potesse accadergli qualcosa. Oggi – aggiunge Anna maria Musso – la mia mente è invece confusa. Penso al peggio, ma non voglio crederci. Non posso accettare che mio figlio non tornerà più, non potrò mai. Ci siamo rivolti anche a “Chi l’ha Visto”, ma nulla è purtroppo cambiato”. Poi lancia un appello: “Chiedo una maggiore collaborazione da parte di chi li ha visti, quel giorno. Sono sicura che nella zona in cui è stata trovata l’auto, a Caccamo, qualcuno si è accorto della loro presenza. Chiunque abbia qualcosa in più da dirci si faccia avanti, perché siamo disperati, non viviamo più”.


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