Capo, il sindaco ordina| sgombero e transennamento - Live Sicilia

Capo, il sindaco ordina| sgombero e transennamento

Il Comune si difende dopo il crollo: la messa in sicurezza è a carico dei privati.

dopo il crollo
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PALERMO – Il Comune corre ai ripari e, dopo il crollo della scorsa notte, chiude al transito la strada vicina al mercato del Capo. Questo è stato infatti stabilito dal sindaco Leoluca Orlando il quale, con due ordinanze sindacali, non solo ha ordinato il transennamento della zona ma ha anche ordinato lo sgombero delle altre parti del palazzo del Serenario (pittore palermitano del Settecento) di piazza Capo, di fronte la chiesa di Maria della Mercede.

Un edificio da quattro elevazioni composto da tre unità edilizie, di cui una maggiore, fortunatamente disabitate tranne che per due negozi al piano terra. Il crollo, secondo quanto rilevato dai tecnici di Palazzo delle Aquile, ha riguardato il piano terra del civico 8 ma il pericolo riguarda anche le altre parti dell’edificio. Passata la paura, però, resta da capire di chi siano le responsabilità.

“Sono i proprietari a dover mettere in sicurezza i palazzi pericolanti e il Comune aveva già emanato più di un’ordinanza per quello crollato”, spigano dall’ufficio del Centro storico accusato di non aver sbloccato i fondi per il recupero. E in effetti palazzo del Serenario era inserito nella graduatoria del sesto bando che risale al 2006 e che è stato quasi del tutto finanziato.

Il meccanismo è semplice: piazza Pretoria copre il 50 per cento delle spese “condominiali” sostenute dai proprietari, ovvero quelle strutturali ed esterne (come gli infissi), mentre il resto e soprattutto i lavori interni (come gli impianti) sono a carico del proprietario. Inoltre l’amministrazione eroga le somme a tranche e solo dopo che i lavori sono iniziati. Dei 50 milioni di euro previsti nel 2002 grazie a mutui con la Cassa depositi e prestiti 30 hanno finanziato il quinto bando, che comprende 138 interventi di cui 107 completati e 37 in atto, mentre gli altri 20 finanziano il sesto bando che di progetti ne conta 295. “Siamo riusciti a finanziarne 240 – dicono dal Centro storico – per il resto servirebbero circa altri 20 milioni”. La graduatoria, inoltre, parte dai più piccoli fino ai più grandi: ecco perché le due unità immobiliari più piccole del palazzo sono già state finanziate (anche se i lavori non sono partiti) mentre quella più grande, crollata la scorsa notte, ancora no.

E anche in questo giocano un ruolo fondamentale i privati che devono pagare gli oneri accessori. Come spiegano dal Comune, per le due unità più piccole si aspetta il pagamento degli oneri per rilasciare le concessioni, mentre per quella più grande serve anche un’integrazione della documentazione, oltre agli oneri chiesti lo scorso settembre.

Ma questo, come detto, riguarda i fondi che servono per il recupero integrale delle strutture e non per la messa in sicurezza, a cui ora dovrà provvedere il Comune che poi agirà in danno degli inadempienti. Il Comune aveva emesso ordinanze nel 2006, nel 2010 e nel 2012, così come nel 2010 il Comune aveva ordinato lo sgombero dei negozi. Tra i proprietari della palazzina crollata anche un nome noto, ovvero Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, mecenate napoletano che lo scorso decennio ha fatto shopping nel centro storico di Palermo acquistando palazzi come Palazzo Oneto di Sperlinga in via Bandiera e Palazzo Villafiorita e Aragona in via Garibaldi. E ancora Palazzo di Napoli, Palazzo Costantino, Palazzo Beninati Ventimiglia e altri isolati. Tutti edifici oggetto di progetti di riqualificazione e trasformazione anche in strutture alberghiere, in parte rimasti sulla carta.

 


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