Scarcerato il boss di San Lorenzo| Giulio Caporrimo torna libero - Live Sicilia

Scarcerato il boss di San Lorenzo| Giulio Caporrimo torna libero

Il vecchio arresto di Giulio Caporrimo

Ha lasciato la cella del penitenziario di Parma.

PALERMO - MAFIA
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PALERMO – Libero. Il boss di San Lorenzo Giulio Caporrimo torna libero. Ha lasciato la cella del carcere di Parma dove era rinchiuso dal novembre 2011. I suoi legali, gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Federica Folli, hanno ottenuto che l’ultima condanna a dieci anni venisse ricongiunta con una precedente già scontata, sulla del cosiddetto “cumulo”. E così il boss ha lasciato il carcere.

Un istante dopo la precedente scarcerazione dell’aprile 2010 era già il nuovo capo della cosca di San Lorenzo. Era scontato che fosse lui a riprendere in mano il potere. Lo sapevano tutti, anche i carabinieri. La vita di Caporrimo era stata messa sotto controllo. I militari del reparto operativo e del nucleo investigativo non lo avrebbero più perso di vista. Neppure per un istante.

Fedelissimo dei Lo Piccolo, Caporrimo aveva costruito in carcere i presupposti per dettare legge fuori. Aveva fatto il salto di qualità intessendo la tela delle alleanze. A Palermo e non solo. Aveva condiviso la cella con Epifanio Agate, figlio di Mariano, capomafia di Mazara del Vallo. Caporrimo sapeva che gli equilibri erano cambianti. “Per ora ormai iddi comandano a noi altri… e sto cercando se loro si fanno sentire”, diceva riferendosi ai mafiosi trapanesi con cui aveva aperto un dialogo. Ha stretto amicizia con la criminalità organizzata calabrese e pugliese. E con i “napoletani appartenenti agli amici nostri” che differenziava dagli “scissionisti”, che definiva “quattro scappati di casa… di Scampia”. In carcere era diventato grande amico di Cosimo Lo Nigro e Paolo Alfano, entrambi ergastolani, a cui aveva fatto il favore, tramite il padre, di trovare un posto di lavoro ad alcuni loro parenti. Il 18 aprile 2010 una grande cena a Villa Pensabene celebrò il ritorno del capo. C’erano Caporrimo e tutti gli uomini che lo avrebbero aiutato, da quel momento in poi, a esercitare il potere

Sistemate le faccende interne, Caporrimo si sarebbe intestato anche la ristrutturazione dell’intera Cosa nostra palermitana. A cominciare dai rapporti con gli altri mandamenti. E così organizzò nel febbraio 2011 il grande vertice a Villa Pensabene, noto ristorante-maneggio allo Zen. Poco dopo sarebbero scattate le manette per trentasei persone. Sarebbero stati colpiti al cuore i mandamenti di Tommaso Natale-Resuttana, Brancaccio e Boccadifalco Passo di Rigano. A Villa Pensabene il 7 febbraio 2011 c’erano, tra gli altri, oltre a Caporrimo, pezzi da novanta come Giovanni Bosco, Giuseppe Calascibetta (che sarebbe stato poi ammazzato), Salvatore Seidita, Alfonso Gambino, Gaetano Maranzano, Amedeo Romeo, Stefano Scalici, Cesare Lupo, Nino Sacco e Giuseppe Arduino. Di recente ha rischiato di prolungare la sua permanenza carceraria, ma è stato assolto in appello da un’estorsione. Adesso torna libero. Sale su un aereo che lo riporta a Palermo dove ha l’obbligo di vivere sulla base della misura di prevenzione personale che gli è stata applicata.


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