Cara assessore Volo, venga una mattina in ospedale

Cara assessore Volo, venga una mattina in ospedale

Lettera alla titolare dell'assessorato alla Salute. Un dramma e l'invito.

Cara assessore Giovanna Volo, venga in ospedale a guardare la Sanità siciliana, la sua Sanità. Vedrà che sarà motivata, ancora di più, ad aiutarla. Ma non come assessore alla Salute, nelle parate ufficiali, con i reparti tirati a lucido e il presentat-arm della politica che si trova pure in corsia, tra respiri affannosi e speranza. Anche lei, come tutti, ha sicuramente conosciuto il dolore personale di chi segue qualcuno a cui tiene nel labirinto ospedaliero. Sono esperienze private, intangibili, sacre. Adesso, le porgiamo questo invito – ora che ha una quota di potere e di scelta – si cali, una mattina, nel dedalo di quelle corsie, come spettatrice in incognito, e poi, da assessore, si impegni per migliorarlo.

Cara assessore, chi scrive ha visitato di recente quei luoghi ed è sufficiente una volta per rendersi conto di quanto sia fragile la condizione delle anime che li affollano, divise in due gruppi: chi cura e chi, suo malgrado, deve essere curato. Partiamo dal secondo arcipelago. Abbiamo visto corpi in sofferenza, ma, lì accanto, c’era qualcuno che amava colui o colei che ne avevano la titolarità.

Abbiamo visto un uomo in sedia a rotelle, quasi assente a se stesso. E una donna che gli sussurrava parole di tenerezza, mentre spingeva la carrozzina. Abbiamo visto una donna spaesata, come dispersa dentro se stessa, e un uomo che ne pilotava lo sguardo, con dolcezza, affinché non si smarrisse del tutto. E cento altre storie di naufragi, nella normalità di ogni drammatica rottura. Chi trascorre mezza mattinata in ospedale si rende conto che esiste un universo che non guardi, se non frequenti le sue stesse strade. Storie, perfino, di corpi distesi che abbiamo raccontato.

Abbiamo visto infermieri gentili – e siamo al primo gruppo – con ogni richiesta e con ogni pena. E ce ne sono di professionisti non sempre garbati, purtroppo. Ma la fortuna degli incontri ci ha condotto a scambiare gli sguardi con persone attente, nonostante lo stress. E medici abbiamo visto che chiedevano soltanto di visitare i pazienti, ma, nel frattempo, erano tirati da parecchie mani e pregati da innumerevoli voci. Eppure, attraversavano la folla con una goccia di conforto per chiunque.

E’ per simili soldati del quotidiano, qui e altrove, che il sistema non crolla. Perché ognuno mette se stesso contro le voragini che si aprono. Ma quanto si potrà reggere, nell’infinita lista d’attesa delle visite, nella calca di chi ha bisogno, nella paura di non ricevere assistenza, per l’esiguità delle risorse, nello sconforto di chi indossa un camice sentendosene, con il tempo che passa, prigioniero?

Abbiamo visto una ‘medichessa’ sorridente che aveva trovato, tra i suoi pazienti, il professore di scuola. Era stato lui, quando era una ragazza, a vaticinarle il futuro con un ‘diventerai una medichessa’. Una allegra profezia inverata. Li abbiamo visti riconoscersi, scoprirsi e rallegrarsi, a poco a poco, come se fosse suonata la ricreazione.

Cara assessore Volo, questa è la Sanità siciliana, la sua Sanità. Venga in ospedale, una mattina, e la guardi con lo spirito di chi vuole salvarla. Perché è necessario che sia salvata. (Roberto Puglisi)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI